Viva il Fantafestival!
Edizione numero trentanove per la Mostra internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico, con un programma ricco e articolato presentato al Nuovo Cinema Aquila di Roma
Il nome Fantafestival è sinonimo di leggenda nell’ambito delle mostre cinematografiche. La prima edizione risale ormai al 1981 e oggi la rassegna spegne la 39ª candelina nella bella sede del Nuovo Cinema Aquila di Roma. Durante i tempi d’oro, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, si trattava del più importante festival italiano del cinema di fantascienza e del fantastico, con grande rilievo internazionale. Poi i tempi che cambiano, il pubblico che altrettanto inesorabilmente cambia e il panorama cinematografico internazionale, anch’esso rivoluzionato, hanno condotto la kermesse verso alcuni anni di oblio. Nonostante rimanga presidente onorario il fondatore, Alberto Ravaglioli, la nuova direzione artistica è ora affidata a Michele De Angelis e Simone Starace che stanno cercando di ridare lustro a un appuntamento cui gli appassionati sono affezionatissimi.
Quanto visto durante quest’ultima edizione, dal 10 al 16 giugno, costituisce la prova che il festival ha evidentemente ancora molto da offrire, e se la strada è questa, le possibilità di un pieno rilancio sono molte.
La cronaca della lunga e ricchissima giornata finale si apre con una selezione di cortometraggi. Il primo titolo è Stop Invasione! scritto e diretto da Leopoldo Medugno, un tentativo di unire la cronaca dei nostri giorni con elementi horror. Dal punto di vista registico si tratta di una prova davvero buona (inquadrature ben dosate, originali) come buono è anche il lavoro svolto dalla fotografia. Un’idea interessante quella di immaginare come oggi un morbo d’infestazione zombie potrebbe essere sottovalutato se non addirittura strumentalizzato da certa politica in funzione anti-immigrazione. Qualche banalità lungo il tragitto e almeno un personaggio (il borgataro razzista) fin troppo sopra le righe, minano la qualità complessiva del prodotto, ma il talento sicuramente c’è, e Medugno, insieme alla sua casa di produzione, la Patroclo Film, vanno certamente tenuti d’occhio.
Il secondo cortometraggio è Nocken (il titolo internazionale è The Nix), un vero gioiellino dell’esordiente danese Nicolai G.H. Johansen. Girato in un gelido e cupo bianco e nero, la pellicola ci catapulta nel medioevo scandinavo dove scopriamo nei primi minuti che il pescatore Karl tradisce sua moglie, la triste e devota Dagmar. Questa sospetta il tradimento e, nel frattempo, è afflitta da orrendi incubi che la portano a vagare nell’oscura foresta che circonda il villaggio. Lì l’attende una creatura maligna che, nutrendosi del suo dolore, la userà per mettere Karl di fronte a una terribile scelta. Non diciamo altro, naturalmente, se non che ambientazione e ritmi mai calanti ci immergono in una favola oscura che ci lascia addosso una sensazione di sgradevole inquietudine. Ottimamente riuscita e ben studiata, l’opera si è meritata il premio Pipistrello d’Oro per il miglior cortometraggio internazionale.
Si vedono anche i prodotti d’animazione, alcuni davvero notevoli, sebbene il primo titolo sia forse il più debole della giornata: That Makes Two of Us, un esercizio di stile piuttosto che un vero e proprio racconto. Un uomo vomita letteralmente il suo clone e successivamente si rapporta con lui in modo brutale. Più fastidioso che coinvolgente, il breve film inglese lascia il posto al geniale Savage Death Valley del regista olandese Waldemar Schuur, un’incredibile e coloratissima avventura preistorica con due donne dell’età della pietra alle prese con i problemi quotidiani di sopravvivenza. Presto siamo coinvolti in un rocambolesco inseguimento dove le due sono braccate da assurde e fameliche creature. Buffo, psichedelico e dalla debordante creatività, il film mischia animazione – sia classica che computerizzata – con la buona vecchia arte della stop-motion: un vero e proprio vulcano di idee.
Per la selezione ufficiale vediamo il tedesco Dove non cade l’ombra (anche noto come Hanna’s Homecoming) che, seppur partendo da alcune buone idee, si perde rapidamente nello scorrere dei minuti. La prova d’esordio (non è stata l’unica in questa edizione) di Esther Biales vede la giovane Annah (Valerie Stoll), dopo tre anni di collegio, tornare per le vacanze nel proprio piccolo paese d’origine per aiutare il padre con la macelleria e la fattoria di famiglia. Intanto alcune maldicenze sulla madre (si mormora sia stata una strega e un’assassina di uomini) generano sospetti e ostilità che conducono la ragazza sull’orlo dell’esaurimento. Dopo misteriosi e drammatici avvenimenti, un (debole) finale a sorpresa giunge a rivelare i torbidi misteri del passato e del presente. Nonostante i troppi salti, le molte inesattezze e incongruenze nella sceneggiatura – senza contare qualche trovata un po’ tirata per i capelli – l’atmosfera c’è, e il clima soffocante avvolge spesso lo spettatore in una forte sensazione di angoscia, in un luogo dai ristretti confini fisici e mentali.
Anteprima assoluta invece per il corto A Moving Read di Mariano Baino, ovvero un mondo distopico in cui i libri e le emozioni sono vietatissimi da un onnipresente governo totalitario. Si cerca a tutti i costi qualcuno che ancora creda nella possibilità di recuperare l’umanità perduta, ma forse è tutto un malinconico gioco di sogni spezzati. L’opera è stata premiata con un Pipistrello d’Argento ma, sebbene interessante dal punto di vista dell’ambientazione e del considerevole impatto visivo, sarebbe necessario il taglio di alcune sequenze – troppo lunghe – che finiscono per appesantire eccessivamente la narrazione.
L’orrore al centro di Charlie Says, film già presentato alla 75ª mostra del cinema di Venezia, proiettato dopo la cerimonia di premiazione, si declina non più nell’immaginario ma in un mondo assolutamente reale: ci troviamo infatti nell’atmosfera patriarcale e oppressiva, tra i rituali folli della setta di Charles Manson, la cosiddetta “Family”. E la regista Mary Harron ci offre un punto di vista diverso rispetto alle opere che in passato hanno più volte esplorato questa drammatica vicenda. La prospettiva è quella di tre delle donne che hanno fatto a lungo parte della “Family”, che hanno seguito e letteralmente adorato Charles Manson. A loro, con molta fatica, la psicologa Karlene Faith (Merritt Weaver) cerca di restituire un’identità dopo aver constatato il loro profondo e devastante lavaggio del cervello. Numerosi flashback ci riportano nella malata parabola che, iniziata nel 1967, si concluderà due anni più tardi con i massacri in cui perderanno la vita, tra gli altri, l’attrice Sharon Tate (moglie all’epoca di Roman Polaski) e i coniugi LaBianca. Un buon film che mostra un Charles Manson tutt’altro che demoniaco ma semmai invasato, narcisistico, istrionico e affabulatore, forse perfino più spaventoso rispetto al ritratto comunemente riconosciuto. Da vedere.
Non possiamo chiudere questo lungo racconto senza il doveroso accenno ad una chicca. Infatti l’ultima proiezione della rassegna è Laurin, del tedesco Robert Sigl, pellicola del 1988 mai proiettata in Italia. Con uno stile gotico, onirico, ottimamente inserito nel panorama horror/thriller degli anni Ottanta (non sono casuali i riferimenti ai maestri del cinema di genere italiano come Bava e Argento), si raccontano le vicende di un maestro di scuola ossessionato dal risentimento verso il padre manesco. La sua vita s’intreccia con quella di una sua allieva che, invaghita di lui, è tormentata dalla misteriosa morte della madre e dalla tragica sparizione di alcuni bambini in un villaggio tedesco del 1901. C’è tempo per l’ultimo applauso, prima della fine di questo lungo viaggio nel fantastico. Ora la notte romana ci riporterà lentamente alla realtà. Lunga vita al Fantafestival!
I PREMI DELLA SERATA:
Pipistrello d’Argento per il cortometraggio italiano ad “Aria” di Brando De Sica, per aver suggerito poeticamente la tematica della malattia mediante un linguaggio di genere che omaggia la migliore tradizione del cinema italiano.
Pipistrello d’Argento per il cortometraggio internazionale a “The Nix” del regista danese Nicolai G.H. Johansen, per la capacità di sovvertire i cliché di genere, attraverso una messa in scena visionaria e rigorosa che stratifica i riferimenti pittorici, antropologici e autoriali della cultura nordica.
Il Pipistrello d’Oro per il miglior film è andato a “Werewolf “di Adrian Panek, per aver orchestrato con equilibrio una favola nera dove l’orrore storico e cinematografico si fondono perfettamente grazie a potenti suggestioni simboliche e visive. Il premio è stato ritirato dall’Istituto Polacco di Roma e accompagnato da un video di ringraziamento del regista.
Premio speciale per il regista Mariano Baino e l’attrice Coralina Cataldi-Tassoni, che per l’occasione hanno presentato in anteprima mondiale il loro nuovo film A Moving Read. Ospiti d’onore l’attrice svedese Christina Lindberg e il regista americano Jack Sholder, premiati con il Pipistrello alla carriera.
Fantafestival – 39ª Edizione
Mostra Internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico
10-16 Giugno 2019
Nuovo Cinema Aquila
via l’Aquila 66-74 00176 Roma
Il Fantafestival è organizzato da MAGNIFICA OSSESSIONE
Direttori artistici: Michele De Angelis e Simone Starace
Presidente onorario: Alberto Ravaglioli
info e contatti: a.magnificaossessione@gmail.com
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