Psilocybin. Lara Cetti, vi racconto il (mio) femminile
Visitabile fino al 23 ottobre al Label201 di Roma, la prima esposizione dell’artista genovese Lara Cetti. Attraverso la fotografia si rivelano le imperfezioni, le emozioni e la forza dell’essere donna
Il distretto culturale Label201 di Roma ha inaugurato, lo scorso 25 settembre, e visitabile fino al 23 ottobre, l’interessante mostra fotografica Psilocybin, prima esposizione personale di Lara Cetti, artista che già da anni coltiva la sua passione per le immagini e per il ritratto.
Lo spazio che accoglie il visitatore, il fulcro di Label201, è un’antica vaccheria oggi completamente recuperata e riconvertita a fini espositivi, pur mantenendo un piacevole tocco rustico.
Gli scatti scelti per il pubblico sono sulla parete di fondo, attentamente posizionati in modo asimmetrico, a voler offrire quindi un’esperienza visiva immediata, non sequenziale ma totale.
L’immagine più forte (non è casuale, la disposizione è stata studiata meticolosamente) si trova al centro: si tratta di un seno, quindi qualcosa che può attrarre più facilmente un primo sguardo. Poi però, catturata l’attenzione, le altre fotografie pian piano conquistano in modo raffinato l’immaginario dello spettatore. Ognuna delle donne immortalate, infatti, rivela appena intuitivamente le sue forme, perché tra l’obiettivo della macchina e il soggetto ritratto si frappone un pannello opaco, autentica chiave interpretativa della mostra.
La sensazione è quella di osservare figure eteree, spiriti, simboli che si trovano appena al di là della realtà eppure, al tempo stesso, concrete presenze per chi guarda.
Prima di intervistare Lara Cetti, parliamo con la curatrice della mostra, Chiara Argentino, che con gentilezza risponde alle nostre prime domande.
Come nasce l’incontro con Lara Cetti?
Ci siamo conosciute a un’inaugurazione qui alla galleria Label201 tempo fa, dove era esposta soggettiva #1 (è il titolo di una delle fotografie, presente anche in questa mostra NdR).
Mi sono subito innamorata dell’opera e ho chiesto a Manuela Tognoli, fondatrice della Label201, di presentarmi l’artista. Da quel momento è nata una profonda intesa intellettuale e un’amicizia.
L’idea di questa mostra come vi è venuta? Quanto tempo c’è voluto per mettere assieme le foto e poi selezionarle?
È nata quasi subito, quando Lara mi ha raccontato del progetto un anno fa. Insieme abbiamo deciso che sarebbe stata perfetta come prima mostra personale.
In qualità di curatrice di questa rassegna fotografica, può raccontarci che sensazioni prova guardando questi ritratti?
Amo il lavoro di Lara in generale, come usa la luce e la sua sensibilità ai dettagli che a prima vista sembrano superficiali. Questa serie in particolare mi trasmette calma e allo stesso tempo ha un non so che di “disturbante”, forse per via del forte contrasto tra i corpi e gli sfondi lividi, ma anche per il modo di immortalare alcune pose sgraziate e renderle quasi sacrali.
State già pensando a qualche altra esposizione in futuro, magari con una più ampia selezione di foto o con un ulteriore elaborazione su questo tema?
Si, c’è un nuovo progetto in cantiere ma ancora non possiamo parlarne.
E dopo aver ringraziato Chiara Argentino, finalmente ci avviciniamo a Lara Cetti, visibilmente emozionata per questo evento.
Innanzitutto, come mai avete scelto questo nome per la mostra?
L’uso di sostanze come la psilocibina appartiene al mondo della psichedelia, inteso come stato mentale; proprio la sua etimologia, infatti (psykhé, anima e dêlos, chiaro, evidente), significa “estensione della coscienza”, qualcosa che diventa chiaro, evidente.
La psilocibina è una sostanza che, negli ultimi anni, viene impiegata in diversi paesi nella cura degli stati depressivi, aiutando il paziente ad acquisire maggiore consapevolezza di sé. Queste immagini vogliono proprio rappresentare lo stato di immersione nel profondo della coscienza sia della modella ritratta che dello spettatore.
Lara, queste fotografie che storia hanno? Da dove arriva l’idea del pannello che un po’ scherma, tutela le donne ritratte?
Era da molto tempo che cercavo un modo per rappresentare questa immersione nel sé. Dopo aver provato varie tipologie di pannelli, e molti tentativi dopo, ho finalmente trovato quello giusto: un pannello in polipropilene che ha un’incredibile capacità di diffondere la luce e creare un effetto sacrale e meditativo.
Osservando le immagini sembra di percepire un movimento, non una figura statica, in posa, ma qualcosa che freme dietro l’ovattata atmosfera che permea le foto.
L’idea era proprio quella di mantenere il movimento in un’apparente immobilità, quasi come se i soggetti ritratti fluttuassero nell’inconscio.
Qual è il suo percorso espressivo, come si è avvicinata all’arte e alla fotografia in particolare?
Sono stata sempre affascinata dalla pittura ritrattistica femminile, di qualsiasi epoca. Mi incuriosisce vedere come l’immagine della donna cambi di epoca in epoca e, dopo aver studiato approfonditamente la luce sia in pittura che in fotografia, ho trovato il mio modo di ritratte il corpo femminile attraverso di essa. In particolare, in questo progetto, l’uso del pannello che assorbe la luce, quasi come se la divorasse, rende la persona ritratta non più soggetto, ma stato d’animo, emozione.
Questa mostra ha un significato profondo anche per via della sua storia personale e della sua attività a sostegno della lotta femminista…
Sono fermamente convinta che ci sia ancora bisogno di parlare del processo di autodeterminazione femminile. La strada per la totale parità dei diritti tra i generi è ancora lunga. Nel mio piccolo cerco di creare immagini che in qualche modo facciano riflettere l’osservatore su questo tema che, in quanto donna, sento molto forte.
Progetti per l’immediato futuro, non solo legati alla fotografia?
Al momento sto facendo ricerca per quello che sarà il nuovo progetto fotografico e, a tal fine, sto collaborando con una casa rifugio per donne maltrattate dove ho a disposizione un grande archivio di esperienze a cui attingere.
PSILOCYBIN. LARA CETTI
a cura di Chiara Argentino
Label201
Via Portuense, 201 00149 Roma
Visitabile su appuntamento fino al 23 ottobre 2024
Info e contatti: info@portuense201.com