Orestea. Anagoor e la vendetta dell’essere

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Fino a domenica 31 marzo, al Teatro Astra di Torino, la trilogia di Eschilo in un presente perpetuo di antichità, contemporaneità e memoria

Quando si vive e si condivide – non si assiste o si osserva semplicemente – il lavoro del collettivo veneto Anagoor (Leone d’Argento alla Biennale Teatro di Venezia 2018), ci si immerge per intero in una condizione mentale e sensoriale astratta, altra: in un luogo e un tempo che appartiene al concettuale, al filosofico, al pensiero emotivo. Potete testare questa percezione con Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio, fino a domenica 31 marzo al Teatro Astra di Torino. È una rilettura della trilogia di Eschilo Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi, ma non solo. È una rivisitazione della tragedia classica, ma non solo. Simone Derai e Patrizia Vercesi hanno ritradotto il testo greco, per metterlo, nell’elaborazione drammaturgica, in connessione con se stessi, con il proprio sentire, e con l’attualità, con l’essere umano antico e contemporaneo, coinvolgendo idee, usi, ritualità propri di mondi vicini e lontani, e scritture e riflessioni più o meno remote appartenenti anche a Publio Virgilio Marone, Giacomo Leopardi, Hannah Arendt.

Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio, Foto Giulio Favotto

La morte, la scomparsa definitiva, la distruzione dell’essere, il dolore che ne consegue per chi resta, e il tentativo reiterato di contrastarne la forza e la follia, sono la fonte che alimenta una ricerca estetica ed espressiva di incondizionata comprensione, immersione, assimilazione dei testi, delle loro parole e dei significati più reconditi. 

“La morte è infinitamente più potente della vita”, lo mette in chiaro presto Marco Menegoni, che dà ancora una volta una prova raggiante di memoria e di tenacia interpretativa. Mentre un giovane e bel complesso attorale (Marco Ciccullo, Sebastiano Filocamo, Leda Kreider, Gayané Movsisyan, Giorgia Ohanesian Nardin, Eliza G. Oanca, Benedetto Patruno, Piero Ramella, Massimo Simonetto, Valerio Sirnå, Monica Tonietto, Annapaola Trevenzuoli) è corpo e mente, stasi e danza – il cui furore crescente pare quello delle Menadi -, voce/canto e silenzio: anima pulsante di emotività e azioni umane archetipe. Personaggi i cui costumi/maschere – anch’essi opera di Simone Derai -, ruvidi e delicati, sembrano rivolgersi all’universo filmico di Pasolini.

Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio. Foto Giulio Favotto

Insieme sono portatori di una lingua scritta e declamata che si fonde con codici e linguaggi  visivi e sonori diversi (tra i quali proiezioni video, registrazioni su nastro, richiami simbolici), disegna presenze e assenze, attualità e virtualità. Qui si colloca il già compiuto sacrificio di Ifigenia (allusa da un cadavere posticcio di cerva, presagio funesto e ostinato), l’assassinio di Agamennone per mano di Clitennestra, l’arrivo di Cassandra, il castigo del ritornato Oreste con la sorella Elettra ai danni della madre e del complice Egisto. Qui si collocano la vendetta, la giustizia, la sacralità e la divinità, il ruolo dei vivi e dei morti, e diventano, nella regia di Derai ponderata in ogni dettaglio, attenta in ogni sfumatura, temi visivamente tangibili, sensibilmente percepibili.

Si trascorrono tre ore e trenta in questo presente perpetuo, dilatato. Si penetra la tragedia, la classicità, il nostro tempo, le nostre dimenticanze, la nostra distrazione, le nostre perdite di valori, di significati, di tradizioni. “La morte è infinitamente più potente della vita”, è vero. Ma forse ci rimane ancora qualcosa che può tenere testa, alla morte. La memoria. Se non smarriremo anche quella.

Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio
Sull’Orestea di Eschilo

Drammaturgia e traduzione dal greco: Simone Derai, Patrizia Vercesi

Regia: Simone Derai

Orizzonte di pensiero e parola: S. Quinzio, E. Severino, S. Givone, W.G. Sebald, G. Leopardi, A. Ernaux, H. Broch, P. Virgilio Marone, H. Arendt, G. Mazzoni

Con: Marco Ciccullo, Sebastiano Filocamo, Leda Kreider, Marco Menegoni, Gayané Movsisyan, Giorgia Ohanesian Nardin, Eliza G. Oanca, Benedetto Patruno, Piero Ramella, Massimo Simonetto, Valerio Sirnå, Monica Tonietto, Annapaola Trevenzuoli

Danza: Giorgia Ohanesian Nardin
Musica e sound design: Mauro Martinuz
Scene e costumi: Simone Derai
Realizzazione costumi e accessori: Serena Bussolaro, Christian Minotto, Massimo Simonetto, Silvia Bragagnolo
Scultura mobile: Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso – Plastikart Studio
Video: Simone Derai, Giulio Favotto
Light design: Fabio Sajiz
Assistenza tecnica: Mattia Dal Bianco
Assistente al progetto: Marco Menegoni
Assistente alla regia: Massimo Simonetto

Produzione: Anagoor 2018 con il sostegno di Fondation d’entreprise Hermès nell’ambito del programma New Settings
Coproduzione: Centrale Fies, Teatro Metastasio di Prato, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile del Veneto
Con la partecipazione alla coproduzione di Theater an der Ruhr supportato dal Ministero della Cultura e dello Sport della Renania Settentrionale – Vestfalia
Con il sostegno di Compagnia di San Paolo
Sponsor tecnici: Lanificio Paoletti, Printmateria, 3DZ

Teatro Astra Torino
via Rosolino Pilo 6 – Torino
Info e contatti: 011 5634352 – www.fondazionetpe.it

Attenzione! Gli orari di inizio degli spettacoli sono anticipati di un’ora rispetto a quelli abituali: mer h 18; gio-ven-sab h 20; dom h 16