L’enigma del reale: la natura morta ci interroga
Alla Galleria Corsini di Roma, ritratti e nature morte dalla Collezione Poletti e dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini. Fino al 2 febbraio
Quello della natura morta è un genere tanto diffuso quanto complesso: la sua percezione, avendo come protagonista un oggetto inanimato, pare immediata. Specialmente se ritratto è un elemento di uso quotidiano. In realtà ciò che vi è rappresentato spesso nasconde dotti rimandi, citazioni da decifrare, significati simbolici. L’enigma del reale, così si intitola la mostra ospitata nella Galleria Corsini fino al 2 febbraio, in fondo è tutto qui.
Si tratta di una esposizione di nature morte e di ritratti a esse collegate provenienti non solo dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini ma anche, per la prima volta a Roma, dalla rinomata Collezione Poletti. Una selezione di ventotto opere di proprietà di quel Geo che fu storico dell’arte e a sua volta pittore, connoisseur e, soprattutto, collezionista. Il suo gusto fu in parte influenzato da uno stretto rapporto con Roberto Longhi, il critico a cui si deve la riscoperta e la consacrazione internazionale di un genio assoluto come Caravaggio. Difatti l’ombra del Merisi, ma anche dei suoi seguaci, si proietta su molte delle opere in esposizione.
Ad accogliere il visitatore c’è il Democrito di Jusepe de Ribera: il suo riso ironico e la corrispondenza al reale dei suoi abiti per secoli lo hanno fatto credere un villano e solo in seguito – a causa degli strumenti che maneggia – un geografo sorridente. Si tratta invece del filosofo greco la cui espressione divertita, solitamente posta in contrasto con il piangente Eraclito, sintetizza la sua dottrina meccanico-determinista: tutto avviene secondo necessità, ecco perché è inutile preoccuparsene. Inoltre, ciò a cui l’Uomo deve puntare è la felicità: che risiede non nei beni materiali ma nella propria anima e dipende dal modo in cui si reagisce agli accadimenti.
Si prosegue con la realtà del corpo: tema perfettamente incarnato da una Maddalena penitente di autore ignoto, definito Maestro della Maddalena Briganti in riferimento al suo precedente possessore: il mercante e storico dell’arte fiorentino Aldo Briganti. La sua nudità non ha nulla di sacro, anzi appare eccessivamente carnale in un’aderenza al vero contro cui nulla possono il crocifisso, il teschio e il libro di Santi di cui è circondata. E di carne sembrano fatti anche il Bacco e fauno e il Bacco con uva e flauto, entrambi riferibili ai seguaci di Bartolomeo Manfredi. I corpi sono aspramente muscolosi, il naturalismo crudo dell’otre peloso e dei tralci di vite sono straordinariamente contemporanei.
Per quanto riguarda la natura morta più propriamente detta, la cui fortuna si deve al formarsi delle gallerie principesche e alla cui rivoluzione contribuì enormemente l’invenzione di Caravaggio, l’alta qualità delle opere non si accompagna alla certezza dell’attribuzione: alcuni nomi sicuri sono quelli di Bernardo Strozzi ed Evaristo Baschenis. Seminano, però, indizi il talento con cui si sono eternati alcuni utensili od oggetti d’arredamento, il cui uso o la cui foggia possono offrire importantissime tracce riguardo la loro provenienza geografica e temporale.
Infine, riunite eccezionalmente in un’unica saletta, tre diverse tele con il medesimo soggetto: Pescivendolo che sventra una rana pescatrice, di anonima mano napoletana. Il prototipo delle altre è certamente l’esemplare delle Gallerie Barberini Corsini, acquistato per il museo romano dallo storico dell’arte Corrado Ricci nel 1914. Quello di Paoletti proviene da una collezione veneziana: le indagini diagnostiche hanno rivelato che deriva dal precedente. Il terzo, ammirabile grazie al generoso prestito del Museo Nazionale di Varsavia, presenta qualche variazione la più evidente delle quali è fornita dalle monete in primo piano. Il mistero si infittisce se si pensa che in alcune collezioni private esistono quadri che fanno da pendant a questo soggetto. Variamente attribuito – in passato si sono fatti i nomi di Caravaggio, Cagnacci, Fidani – conserva un incredibile magnetismo grazie agli occhi particolarmente intensi e a quel voltarsi brusco, quasi minaccioso, tipico di chi è stato disturbato mentre compie con perizia la propria attività. Bernardo De Dominici, nella sua Vite dei Pittori Scultori e Architetti Napoletani, fa riferimento ai tanti ritratti del celeberrimo Masaniello distrutti dopo l’insurrezione anche a causa della damnatio memoriae.
Un’ipotesi inverosimile e suggestiva vorrebbe che si trattasse proprio di lui. Un’idea che ben riassume quanto, a prescindere dalla fedeltà al vero e alla loro apparente fissità, le nature morte e i ritratti a esse connessi siano ancora in grado di suscitare stimolanti interrogativi.
L’enigma del reale. Ritratti e nature morte dalla Collezione Poletti e dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini
GALLERIA CORSINI, Via della Lungara 10 – Roma
www.barberinicorsini.org | comunicazione@barberinicorsini.org
Orari: dal mercoledì al lunedì dalle 8.30 alle 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00. Chiuso il martedì, il 1° gennaio, il 25 dicembre.
Biglietti: Intero 12 € – Ridotto 6 €. Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini. Gratuito: minori di 18 anni, scolaresche e insegnanti accompagnatori dell’Unione Europea (previa prenotazione), studenti e docenti di Architettura, Lettere (indirizzo archeologico o storico-artistico), Conservazione dei Beni Culturali e Scienze della Formazione, Accademie di Belle Arti, dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, membri ICOM, guide ed interpreti turistici in servizio, giornalisti con tesserino dell’ordine, portatori di handicap con accompagnatore, personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione sul modello predisposto dal Miur.
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