Banksy. Le verità dell’artista senza volto

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A Genova, nelle sale del Sottoporticato di Palazzo Ducale, fino al 29 marzo, la mostra antologica dedicata al controverso e misterioso street artist inglese

L’intreccio tra il mondo culturale e quello della comunicazione è alla base del lavoro di Banksy, artista inquadrato nei confini della Street Art, oggigiorno considerato la miglior evoluzione della Pop Art warholiana: punto di connessione tra la matrice Pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci dell’era digitale. Il secondo principio di un artista chiamato Banksy, mostra a cura di Acoris Andipa, Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, allestita a Palazzo Ducale di Genova dal 23 novembre 2019 al 29 marzo 2020, riunisce oltre 100 pezzi dell’artista britannico, nel tentativo di tracciare e svelare, anche attraverso la presenza di numerosi pannelli testuali, le diverse sfaccettature del suo operato.

Sale Ends Today, 2007, serigrafia su carta, 56×76 cm

Nato intorno al 1974 in una Bristol palpitante, che vide tra gli altri l’avvento trip hop dei Massive Attack nonché la nascita di Damien Hirst, Banksy affonda il proprio linguaggio nella coscienza del calligrafismo dei writer, trasformandolo successivamente in un codice di continua evoluzione dell’immagine. Ogni raffigurazione diviene per lui una matrice in grado di produrre continuamente esiti differenti. La volontà è quella di attingere da un immaginario semplice, ma non elementare, confezionato per la comunicazione di massa: una serie di messaggi leggibili dal grande pubblico che, affrontando i temi dell’ambiente, del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà in senso esteso, rivelano i paradossi del nostro tempo. 

Soup Can (Quad), 2006 serigrafia su carta, 70×50 cm, Genova, Collezione privata

La mostra propone quindi la lettura di alcune delle 46 serigrafie su carta, riproduzioni dei suoi più famosi interventi stradali, realizzate tra il 2002 e il 2009 e vendute tramite la casa di produzione e diffusione Pictures On Walls (POW). Un’operazione artistica indipendente volta a scardinare il mercato dell’arte, nonché ulteriore messaggio subliminale: la sigla POW indica infatti i prigionieri di guerra (Prisoners Of War), esprimendo il tentativo di sottrarsi al controllo imposto dalla società consumistica dell’arte contemporanea. La diffusione orizzontale, rispetto alla creazione di oggetti unici, diviene così un elemento fondante della sua produzione artistica. Una lezione mutuata da Warhol e dal suo approccio seriale, un legame ereditario espresso chiaramente nelle serigrafie in mostra Soup Can (2005) e Soup Can (Quad) (2006), immediati richiami al lavoro Campbell’s Soup Cans (1962), realizzate in occasione della mostra Warhol vs Banksy, prodotta dall’artista stesso presso la galleria londinese The Hospital.

Mickey Snake, fibra di vetro, poliestere, resina, acrilici, 72x82x262 cm, Brentwood (UK), Brandler Galleries, BGi/30

L’apparato di stampe, provenienti prevalentemente da collezioni private, si alterna lungo il percorso a poster, t-shirt, copertine di vinili, oggetti scultorei, tra i quali emerge il noto Mickey Snake ideato per il “parco tematico” Dismaland Bemusement Park, e una sezione video; un dispositivo capace di rivelare la sfaccettata visione dell’artista e, come scritto da Gianluca Marziani, mostrare «la complessità eterogenea che si nasconde sotto la superficie. […] Un’arte facile in apparenza ma complessa oltre l’apparire, ovvia eppure controversa, empatica per attitudine e cattiva per natura».

Il secondo principio di un artista chiamato Banksy

23 novembre 2019 – 29 marzo 2020
Palazzo Ducale di Genova
Sottoporticato, Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova.

Orari:
dal martedì alla domenica: 10 – 19, lunedì chiuso

Biglietti:
intero: 10 euro
ridotto: 8 euro
scuole: 4 euro

Info:
www.palazzoducale.genova.it