Si torna a teatro!

Dopo i tanti, troppi mesi di chiusura, le sale teatrali riaprono nelle regioni gialle. Dallo Stabile di Torino al Vascello di Roma, i prossimi spettacoli in programma

Finalmente. Diciamolo con la giusta enfasi che ci vuole per questa tanto attesa riapertura, sempre rigorosamente rispettosa delle norme di sicurezza, che coinvolge i teatri rimasti chiusi da innumerevoli mesi. Finalmente il sipario può tornare ad alzarsi oggi, lunedì 26 aprile, per ora solo nelle zone gialle – almeno finché dura, e diciamolo sottovoce per un po’ di scaramanzia, vista la pratica di variazione di colore, le piogge di decreti e gli antipatici atti di posticipazione last-minute ai quali siamo stati abituati.
Finalmente la cultura può ripartire, la luce al fondo del tunnel pare vedersi, e forse imbocchiamo una direzione permanente che accantoni lo spettacolo in streaming e il teatro on demand – strategia che sì, può anche tamponarne la mancanza, ma non è paragonabile alla condivisione in presenza del teatro, e cioè al rispetto della sua stessa natura.

“Il piacere dell’onestà”. Regia Valerio Binasco. Foto Luigi De Palma

Approfittando da subito di questa boccata d’ossigeno, diverse sale hanno comunicato i lavori che metteranno in scena nei prossimi giorni, a cominciare dallo Stabile di Torino guidato da Valerio Binasco che proprio da stasera (con repliche fino al 9 maggio) al Teatro Carignano, adatta, dirige e interpreta Il piacere dell’onesta di Luigi Pirandello: testo spietato intorno all’onestà quale anima di una presunta etica borghese e cuore pulsante del dramma. In scena con lui anche Giordana Faggiano, Orietta Notari, Rosario Lisma, Lorenzo Frediani e Franco Ravera.
Domani, invece, alle Fonderie Limone di Moncalieri, in prima nazionale,una commedia amara che, a settant’anni dal suo debutto, è ancora capace di demolire tutte le nostre convenzioni quotidiane: Le sedie di Eugène Ionesco (fino al 16 maggio), con regia di Binasco e interpretazione di Michele Di Mauro e Federica Fracassi.

“Le sedie”. Regia Valerio Binasco. Foto Luigi De Palma

Sempre a Torino, il Teatro Astra diretto da Valter Malosti riapre con due prime assolute, ovvero Sorelle (dal 4 al 12 maggio),scritto e diretto da Pascal Rambert, con Anna Della Rosa e Sara Bertelà impegnate tra conflitti famigliari e una visione geopolitica molto dura e poeticamente inedita; e Festen il gioco della verità (dal 1 al 6 giugno), tratto dal film danese di Thomas Vinterberg, e diretto dal giovane regista Marco Lorenzi, dove liti genitoriali svelano temi esplosivi e perturbanti.
Presente anche, dal 21 al 23 maggio, Chi ha ucciso mio padre di Édouard Louis, nuova creazione di Deflorian/Tagliarini, dove uno scrittore ventiseienne dà la caccia agli assassini del padre e riporta all’ordine del giorno della scrittura «le vite di cui nessuno vuole più sentir parlare, le nude vite di coloro a cui il potere toglie qualunque protezione». 

A Milano, il Piccolo Teatro apre le porte al pubblico dal 4 maggio (fino al 16) con Ladies Football Club di Stefano Massini, con Maria Paiato diretta da Giorgio Sangati allo Studio Melato.
Inoltre, da domani fino al 30 aprile alla sala Grassi, sarà possibile assistere alle prove aperte (con prenotazione obbligatoria) di “Abbecedario per il mondo nuovo (prove e installazione)”, un hic et nunc che il Piccolo e il suo direttore Claudio Longhi hanno pensato per accogliere gli spettatori affinché si possa «gradualmente ricostruire una confidenza con la pratica teatrale, attraverso l’esperienza di quel delicato e fondamentale momento di costruzione di uno spettacolo, che sono le prove». Gli spettatori potranno assistere alle registrazioni dei podcast di Abbecedario per il mondo nuovo (rintracciabili sui canali social del Piccolo), con gli attori, guidati da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, impegnati nella lettura di ventisei testi che giovani drammaturghi hanno scritto come vocabolario per il futuro. E, contemporaneamente, all’esterno della sala Strehler, un’installazione sonora comporrà, attingendo agli stessi testi, un mosaico drammaturgico di voci e parole, suggestioni che sfioreranno l’attenzione e l’emozione di chi si trova a passare.

“Ladies Football Club”. Regia Giorgio Sangati. Foto Masiar Pasquali

La Fondazione ERT ha stilato per maggio e giugno un programma che vede, allo Storchi di Modena, dal 15 al 23 maggio, la prima nazionale di Ana contra la muerte (Anna contro la morte), un’inedita versione italiana del nuovo spettacolo di Gabriel Calderón, dove una madre si oppone con tutte le forze alla morte per cercare di salvare la vita di suo figlio; mentre, dal 7 al 9 maggio, il Teatro Ermanno Fabbri di Vignola apre con lo spettacolo-installazione Rapimento, con i Dramaturg Carlotta Pansa e Jacopo Giacomoni ideatori di un’installazione senza attori in grado di portare sul palco il binomio teatro-tecnologia.

Il Teatro Arena del Sole di Bologna riprende dal 12 al 16 maggio con il debutto nazionale de La dodicesima notte di Shakespeare, per adattamento e la regia di Nanni Garella, con Stefano Bicocchi. Intanto, il 14 e 15 maggio, ENIGMA. Requiem per Pinocchio del Teatro Valdoca spalanca le porte del Teatro Bonci di Cesena, con una prima nazionale, intorno alla figura del burattino di Collodi, per una partitura di canto, suono dal vivo e movimento sui versi originali di Mariangela Gualtieri (anche attrice). Cesare Ronconi dirige al centro di una scena onirica due giovani e potenti performer come Silvia Calderoni e Chiara Bersani, mentre allarga il suo ascolto visionario a tutti gli interpreti, nella tensione che da sempre innerva la sua scrittura registica.

“ENIGMA. Requiem per Pinocchio”. Regia Cesare Ronconi. Foto di Simona Diacci

A Roma, il Teatro Vascello ci aspetta con Gabriele Lavia che legge Le favole di Oscar Wilde (dal 7 al 9 maggio); poi, dal 15 al 23 maggio, Lisa Ferlazzo Natoli in prima nazionale dirige L’amore del cuore di Caryl Churchil, dove, precisa la regista «l’intenzione principale di Churchill è di distruggere il testo stesso, usandolo per smontare i meccanismi del teatro, della realtà e delle relazioni che all’interno di questa realtà si costruiscono moltiplicando abitudini, rimossi e abissi psicanalitici. Certo c’è un filo narrativo, una piccola storia familiare, punteggiata da fatti e incidenti non esplicitamente legati tra loro, ma percorsi tutti da una stessa preziosa inquietudine, in cui l’ordinaria perversità dell’istituzione familiare e dei suoi meccanismi relazionali e sociali è letteralmente ‘gettata in scena’, per spingersi fino a quella esplosione della parola, del linguaggio, del sistema di segni attraverso la cui mediazione diamo senso al mondo».