SHORT THEATRE XVI. Tutto il mondo del teatro

A Roma, dal 3 al 13 settembre, la rassegna internazionale della scena contemporanea e performing arts con l’incontro di voci e corpi di artisti, teorici, musicisti, collettivi e spettatori

Per molti settembre è il mese del ritorno, della “rinascita”, del ricominciare. Ma settembre, per il teatro romano (e non solo), è anche il mese che appartiene in particolare allo Short Theatre ovvero quel festival dedicato alla scena contemporanea e alle performing arts così suggestivo, stimolante, innovativo: a nostro avviso imperdibile per diversi motivi.

Uno di questi è la sempre interessante e intelligente ricerca di voci, creatività, visioni internazionali originali e spesso inedite. E quest’anno, superato il parziale stop del 2020 causa epidemia, l’edizione numero sedici – che comincia domani, 3 settembre, per concludersi il 13 – matura un incontro tra la forma operistica, l’epica africana, la poesia Romantica, la militanza ambientalista, la decostruzione dell’immaginario maschilista del rap, le danze di resistenza e autodeterminazione, le cartografie corporee, gli spazi hackerati e le disseminazioni urbane.

Alexia Sarantopoulou

Le location capitoline coinvolte sono il WEGIL e La Pelanda – Mattatoio di Roma, il Teatro Argentina, il Teatro India, il Teatro del Lido di Ostia e altri spazi urbani, in risonanza con le realtà attive nel tessuto sociale e culturale cittadino, per una nuova edizione che segna anche la prima direzione artistica di Piersandra Di Matteo al fianco di Francesca Corona.

«Short Theatre – spiega Piersandra Di Matteo – è oggi una istituzione culturale riconosciuta a livello internazionale, un festival di arti performative che ha saputo essere bacino per la creazione di nuovi linguaggi della scena, coltivando un nesso esclusivo tra arte attivismo. La nuova edizione non può dunque che manifestarsi in continuum con questo orizzonte: si tratta di puntare sulla tessitura relazionale centrata sul qui e ora dell’esperienza tra i corpi umani e non umani, coltivare inediti contesti di interazione con socialità resistenti in convergenza con realtà che operano culturalmente e socialmente nelle città. L’effervescenza temporanea del festival è forza che traina la costruzione di un ambiente, desideroso di decostruire le barriere che tengono i soggetti divisi o sottomessi a logiche di subalternità attraverso l’esercizio di pratiche immaginative situate e trasversali».

The Voice This Time è il titolo che caratterizza l’essenza di questa stagione 2021 e che richiama echi vocali, falde sonore sotterranee, fremiti fantasmatici, frequenze interdette dal discorso maggiore, parole poetiche, atti di creolizzazione, ritmi e tuoni che invocano zone di attesa, di “non ancora”, di vibrazione tra i corpi: un continuo contrappunto fra udibile e visibile in grado di generare un ambiente che riverberi nel legame tra poesia, vocalità e suono.

Francois-Chaignaud. Foto Iliaria Scarpa

In questo “habitat” espressivo si collocano i tanti, tantissimi artisti protagonisti della rassegna: come Sofia Jernberg, cantante lirica svedese di origini etiopi, che indaga le possibilità strumentali della voce includendo suoni e tecniche ancestrali. Seguono tre giorni di personalità e collettivi, tra teoria, pratica performativa, ricerca sonora, sperimentazione musicale e spoken poetry, fino al paesaggio umano e fonetico in continua trasformazione del Mediterraneo sul quale si concentra l’attivista femminista, artista e scrittrice Wissal Houbabi con il cantautore polistrumentista Vittorio Zollo, in una performance vocale dal titoloLa muta.La performatività dei corpi, la rivendicazione politica frutto delle lotte femministe romane degli anni Sessanta e Settanta sono terreno di riflessione per lastudiosa Giovanna Zapperi, Ilenia Caleo, Giada Cipollone, Annalisa Sacchi e la poetessa Allison Grimaldi-Donahue, alle quali si aggiunge il documentario Essere donne (1965)di Cecilia Mangini sulla sconcertante condizione lavorativa e familiare della donna a confronto con l’immagine femminile edulcorata proposta dall’industria culturale degli anni Sessanta.

Tra i nomi e i titoli più significativi della danza c’è Думимої – Dumy Moyi del coreografo, scrittore, storico e cantante francese François Chaignaud: figura unica capace di mescolare cultura alta e pop, sfidando generi e categorie, che dà vita a un rituale percettivo alimentato dalla musica ucraina, filippina e sefardita e ispirato alle danze theyyam in Malabar.

Motus. Foto Vladimir Bertozzi

Vanno segnalate anche Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, che realizzano la prima delle cinque tappe del progetto nomadico SO IT IS, e invitano la musicista Lola Kola a immaginare un poster del proprio corpo a grandezza naturale da rintracciare nello spazio pubblico della Pelanda. Qui, per tutti i giorni del festival, ci saranno anche ascolti musicali, live e dj set, appuntamenti discorsivi e presentazioni editoriali.
Presente anche il coreano Jaha Koo con The History of Korean Western Theatre (in scena il 9 e 10 settembre) che esplora l’influenza della tradizione teatrale occidentale sul teatro coreano, intrecciando frammenti biografici con estratti della grande tradizione teatrale per costruire una sottile metafora della società coreana. Negli stessi giorni l’artista e performer italiana di origini eritree Muna Mussie debutta con Curva cieca:una performance sui temi di identità, appartenenza, con una attenzione all’evento corporeo del linguaggio. Alexia Sarantopoulou invece si relaziona con il classico optando per una rilettura dell’Emilio (il 7) di Jean-Jacques Rousseau, intorno binomio natura-cultura. E sui classici in rapporto alla contemporaneità è dedicato anche il debutto – segnatelo – di Tutto brucia di Motus (al Teatro India dal 9 al 12, con repliche extra-festival fino al 23), con allusioni alle parole di Cassandra nella riscrittura delle Troiane di Jean Paul Sartre grazie alle quali Motus prosegue lo scavo fra le più scomode figure femminili del tragico, ripartendo da alcune domande divenute urgenti e imprescindibili durante la pandemia: quali vite contano? Cosa rende una vita degna di lutto?

SHORT THEATRE
XVI edizione
ROMA 3–13 settembre 2021

La Pelanda – Mattatoio | WEGIL | Teatro Argentina | Teatro India
Teatro del Lido di Ostia | Spazi urbani

info e contatti: shorttheatre.org; facebook; instagram