Short Theatre | Overload. Siamo uomini o pesci?

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Se ogni immagine, ogni messaggio, ogni collegamento, ovvero ogni forma di comunicazione e informazione inviata e ricevuta fosse visibile e avesse una consistenza materiale, molto probabilmente non ci sarebbe più spazio nel mondo per l’essere umano – dato anche il tasso di congestione in aumento costante.
Siamo – per utilizzare una formula popolare – “bombardati” da elementi e contenuti, creati non solo per concentrare la nostra attenzione, ma per attirarla, rubarla da qualcos’altro.
È l’interessante spunto di riflessione colto dal collettivo fiorentino Sotterraneo che ne ha fatto base drammaturgica per Overload, visto allo Short Theatre di Roma gli scorsi 14 e 15 settembre.

Uno spettacolo che testa direttamente sul pubblico il tema della precarietà dell’attenzione proponendo una serie di diversivi, di “collegamenti ipertestuali” (attivabili direttamente dallo spettatore), che interrompono la storia principale e, dunque la linearità del racconto. Quest’ultima chiama in causa David Foster Wallace, uno degli scrittori contemporanei americani più importanti, morto suicida nel 2008, per parlarci del suo discorso ai laureandi del Kenyon College raccolto, insieme ad altri cinque racconti, in Questa è l’acqua.
Non è lui che si presenta, siamo noi che lo intuiamo da alcune sue caratteristiche: bandana, pallina da tennis, occhiali. E lui parla di sé, dei suoi fantasmi, con la sua disperazione ironica, con la sua tendenza prolissa, con il suo pensiero velocissimo.

“Overload” foto Filipe Ferreira

La sola presenza di una personalità acuta, inafferrabile, complessa e tormentata come quella di Wallace sarebbe sufficiente a non rischiare mai o quasi la noia di chi lo ascolta. Tuttavia, sulla scena vuota – fa eccezione un piccolo acquario con pesci rossi finti -, l’energia interpretativa di Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini, irrompe con gag divertenti più o meno rapide, che disturbano il discorso, sottraggono l’interesse e confinano il povero Wallace a rassegnato sottofondo. Il che consente all’alto valore contenutistico del suo discorso di essere soffocato da quello scarso o del tutto assente della gag. Ma questa la scelta dello spettatore: consegnare la propria attenzione al divertimento meno impegnativo, più facile ma meno utile. Ed è ormai diventato – piccola parentesi – quasi un bisogno, una necessità inconscia, compulsiva: dobbiamo immergere costantemente la nostra attenzione altrove, perché la sua autonomia dura quanto un pesce fuor d’acqua. 

Con questa scelta “necessaria” deve fare quotidianamente i conti l’autorevolezza culturale  combattendo il “trash”, il commerciale mediatico facilmente seguito: “Ogni giorno – dice Wallace – sono costretto a compiere una serie di scelte su cosa è bene o importante o divertente, e poi devo convivere con l’esclusione di tutte le altre possibilità che quelle scelte mi precludono”. Però, sul palcoscenico, Wallace non si ribella. Non contrasta questi instancabili “invasori”. Accetta le loro azioni, ne è vittima o complice ma non le interrompe a sua volta. Perché le ha scelte il pubblico, le ha votate, volute consapevolmente. Liberamente. “Il genere di libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli altri e di sacrificarsi per loro”. A questo si riferiva Wallace (nell’aneddoto dei pesci) dicendo “questa è l’acqua”. E su tale concetto Sotterraneo mette in moto un meccanismo registico e drammaturgico che stimola la partecipazione e la curiosità dello spettatore innescando una sorta di circolo vizioso che risulta però complessivamente ripetitivo, prevedibile nel suo principio, e che si interrompe per una finale deviazione narrativa (la scrittura è di Daniele Villa) metateatrale con relativi sviluppi drammatici. Ed è proprio questo il limite di uno spettacolo intelligente e sorprendente: concentrare la propria attenzione su se stesso, sulla sua forma, sulla sua modalità espressiva. Forse servirebbe qualche “collegamento” anche qui.

 

Overload

concept e regia Sotterraneo

con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini

scrittura Daniele Villa

luci Marco Santambrogio

costumi Laura Dondoli

sound design Mattia Tuliozi

props Francesco Silei

grafiche Isabella Ahmadzadeh
promozione internazionale Giulia Messia

produzione Sotteraneo

co-produzione Teatro Nacional D. Maria II nell’ambito di APAP-Performing Europe 2020, Programma Europa Creativa dell’Unione Europea con il contributo di Centrale Files_art work space, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Mibact, Funder 35, Sillumina – copia private per i giovani, per la cultura

residenze artistiche Associazione Teatrale Pistoiese, Tram – Attodue, Teatro Metastasio di Prato, Centrale Files_art work space, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, La Corte Ospitale – progetto residenziale 2017, Teatro Studio/Teatro della Toscana, Teatro Cantiere Florida/Multiresidenza FLOW