Nel nome del padre e delle Brigate Rosse

Al Teatro Astra di Torino, fino al 28 ottobre, Avevo un bel pallone rosso di Angela Demattè diretto da Carmelo Rifici, nel rapporto generazionale tra Mara Cagol, il padre e la società

“Avevo un bel pallone rosso”

Quello di Angela Demattè non è un testo documentario su Margherita Cagol – meglio nota con il nome di brigatista “Mara” -, e neppure una mera presa di posizione in difesa o condanna della donna trentina fondatrice, insieme al marito Renato Curcio delle Brigate Rosse. Avevo un bel pallone rosso, nuova produzione TPE con LuganoInScena, LAC – Lugano Arte e Cultura e CTB – Centro Teatrale Bresciano, in scena all’Astra di Torino fino al 28 ottobre, per la regia di Carmelo Rifici e interpretazione di Francesca Porrini e Andrea Castelli, ripercorre alcuni momenti della vita della Cagol – dalla carriera universitaria all’incontro con Curcio, dalla militanza armata, alla tragica fine – attraverso il rapporto con il padre.
Una dialettica relazionale alimentata dall’affetto e dalla protezione, ma anche da un crescendo di incomprensioni, da un’incapacità sempre più radicata di comunicare, di intendersi, che sfocia nel non-detto, nei silenzi, nelle pause inquiete del dialogo tra un genitore tanto intimorito quanto incapace di contrastare la determinazione della figlia, e quest’ultima che matura temprando la propria mentalità, il proprio comportamento, la propria ossessione politica, sociale, civile.

“Avevo un bel pallone rosso”

Non vi sono tentativi di pietismi nella drammaturgia della Demattè, e neppure nella regia di Carmelo Rifici, che inserisce i due personaggi in un angolo di salotto/cucina con arredo anni Settanta e una parete di griglia quale sfondo di una domestica prigione aperta e valicabile entro la quale scorre il tempo e gli anni, quelli delle rivolte studentesche e classiste (riproposte in tv via cavo).
Sono le mura alte e fragili dell’ideologia, che stanno in piedi perché schiacciate tra due passioni contrastanti, restituite dalla bella intesa recitativa di Francesca Porrini e Andrea Castelli. Sono loro le voci di un legame privato, familiare che diventa riflesso di una distanza collettiva e generazionale che si amplia, si solidifica in una separazione di sguardi, di posizioni e di espressività linguistiche (all’iniziale predominanza dialettale, Margherita anteporrà via via l’italiano). Da una parte la ribellione giovane, l’impulso irresistibile del cambiamento costi quel che costi, la prospettiva teorica – magari utopica – dell’insurrezione, della responsabilità del disordine e del rinnovamento. Dall’altra, una razionalità antica che svela il lato debole ed egoista dell’estremismo, che spera nello scongiuro della deriva a lungo termine invitando a una riflessione ponderata, nella consapevolezza che non è possibile – e probabilmente non lo sarà mai – “trasformare gli uomini in santi”.

 

Avevo un bel pallone rosso

di Angela Demattè
Testo vincitore del Premio Riccione 2009 e del Premio Golden Graal 2010

Regia: Carmelo Rifici
Con Andrea Castelli e Francesca Porrini
Scene e costumi: Paolo Di Benedetto
Musiche: Zeno Gabaglio
Luci: Pamela Cantatore
Video: Roberto Mucchiut
Assistente scenografo: Andrea Colombo
Regista assistente: Alan Alpenfelt
Produzione: LuganoInScena, TPE – Teatro Piemonte Europa, CTB – Centro Teatrale Bresciano
In coproduzione con LAC – Lugano Arte e Cultura

Teatro Astra Torino
dal 23 al 28 ottobre
Info, biglietti e abbonamenti: www.fondazionetpe.it