Rino Gaetano. Una voce senza tempo
Al Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 aprile 2024, la prima mostra dedicata al grande cantautore: un viaggio nella vita di un artista che ha segnato il panorama culturale italiano
A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, Rino Gaetano colse quasi di sorpresa il mondo della musica, con i suoi testi arguti, irriverenti, freschi, a tratti così avanti con i tempi da non essere sempre capiti appieno. Oggi, e fino al prossimo 28 aprile, il Museo di Roma in Trastevere lo celebra con una mostra, la prima mai dedicatagli, che ripercorre le tappe di una vita finita troppo presto, sulla via Nomentana, in una notte di giugno nell’ormai lontano 1981.
Promossa da Roma Capitale, curata da Alessandro Nicosia e Alessandro Gaetano con la collaborazione di Rai Teche e Universal Music Publishing Group, questa non vuole essere un’esposizione che si limita ad un malinconico amarcord. Al contrario, sebbene la nostalgia possa fare capolino, è un percorso vivace e coloratissimo, che segue la crescita artistica e umana di un ragazzo arrivato ad appena nove anni a Roma dal sud Italia, dalla Calabria, il quale ha saputo osservare la realtà dando libero sfogo alla sua creatività per raccontare un mondo in profondo cambiamento.
Grazie ai tanti materiali e oggetti messi a disposizione dalla sorella Anna (mente del progetto “Rino Gaetano Band”, gruppo tribute ufficiale), scavando letteralmente tra i tanti cimeli gelosamente conservati, possiamo apprezzare l’atmosfera in cui Rino Gaetano è cresciuto, i fermenti politici, le periferie che si allargavano a dismisura, le rivendicazioni del mondo del lavoro.
Con una famiglia unita, felice nelle numerose foto dove il cantante è ritratto sereno con il padre, la madre e i fratelli. Genitori di origini umili, dunque (emigrano da Cutro, in provincia di Crotone), ma che con sacrificio cercano di non far mancare nulla a un artista che fa dell’anticonformismo la sua cifra stilistica quando comincia a frequentare il “Folkstudio”, mitico locale romano che, curiosamente, un tempo si trovava proprio a Trastevere, in Via Garibaldi, per nulla distante dalla mostra. Lì si esibiscono personaggi come Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori, anche se non tutti gradiscono lo stile dissacrante di Rino Gaetano, lontano dai toni seriosi degli altri autori.
Camminando per i corridoi, nelle teche possiamo notare i suoi bozzetti, gli appunti, i testi delle canzoni scritti sorprendentemente con poche correzioni, pochi ripensamenti. Poi ci ritroviamo a sbirciare fra alcuni dei vinili che amava collezionare, tra cui spiccano quelli di Elvis Presley, ma notiamo anche Franco Califano, Donna Summer e Renato Zero.
Nonostante le difficoltà degli esordi (al padre, preoccupato, promise di andare a lavorare in banca se non avesse presto sfondato), cominciano ad arrivare i primi incoraggianti segnali: esce nel 1974 l’album Ingresso libero che, pur non ottenendo grandi risultati, lo fa notare tra i produttori. In una delle sale fa bella mostra di sé la Olivetti con cui venivano battute a macchina tante canzoni (altra peculiarità): delle vere e proprie poesie. Egli stesso si considera prima di tutto un autore, poco convinto inizialmente delle sue doti canore.
La svolta arriva nel 1975, quando esce il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu, stavolta un successo da centomila copie. La canzone è una di quelle a disposizione del pubblico perché, come spesso accade nel museo trasteverino, i contenuti multimediali abbondano.
Superiamo il monitor su cui vengono trasmesse le interviste televisive di quegli anni, le partecipazioni alle trasmissioni di punta: c’è il buffo intervento a “Domenica In”, dove il presentatore Corrado si improvvisa addirittura barbiere per tagliare i capelli di Rino; e c’è l’esibizione negli studi de “L’acquario”, contenitore condotto da Maurizio Costanzo. Questo è un momento piuttosto singolare, perché l’ironia del famoso giornalista non è chiaro dove si limiti a essere una bonaria complicità e dove, invece, diventi una certa sprezzante sottovalutazione dell’ospite. Lasciamo la decisione al visitatore.
In quella stessa occasione, però, la vera chicca sta nel vedere il cantante intonare “Nuntereggae più” davanti nientemeno che a Susanna Agnelli (all’epoca deputata) la quale, citata nella canzone come uno dei personaggi che l’Italia ormai mal sopporta, ascolta divertita davanti a un Costanzo perplesso.
Si entra poi nella stanza dedicata ad un altro momento importante, forse quello che segna la definitiva affermazione: è il Festival di Sanremo del 1978 dove, impugnando un ukulele e vestendo frac, scarpe da ginnastica e un cilindro donatogli da Renato Zero (esposto proprio lì in una teca), Rino Gaetano sale sul palco per cantare Gianna, un pezzo meno impegnato rispetto al resto del suo repertorio, soprattutto se si pensa ai bellissimi testi dei precedenti album Mio fratello è figlio unico e Aida. Ma l’esibizione gli permette di mostrare il suo talento e di piazzarsi terzo nella competizione canora.
Chi desidera ascoltare altri brani, dopo essere passato tra numerosi abiti di scena (fantastico l’accappatoio a righe con cui si presenta al Festivalbar in quello stesso 1978!), farebbe bene a trovare posto in uno spazio dove, fra i tanti cappelli indossati nei concerti, sono proiettati su schermo i suoi migliori successi che, con piacere, sentiamo spontaneamente cantare dai tanti visitatori che affollano l’esposizione.
Dopo aver superato una grande vetrina in cui ammiriamo la vasta collezione di strumenti appartenutigli (spiccano le chitarre di ogni forma e dimensione), ci avviamo verso l’ultima parte che illustra i suoi tour internazionali, soprattutto la parentesi messicana che vede incidere l’album più scanzonato Resta vile maschio, dove vai?. Poi le foto della tournée con Riccardo Cocciante e i New Perigeo intrapresa dopo l’ultimo lavoro, il 33 giri E io ci sto, dai testi che si fanno nuovamente duri.
Accompagnati da interviste e ricordi affettuosi di chi lo ha conosciuto, leggiamo dei fatti accaduti nella tragica notte in cui, forse a causa di un colpo di sonno o di una malore, Rino Gaetano perde il controllo della sua Volvo e si schianta contro un camion. Muore senza aver neanche compiuto 31 anni.
Da allora ne cura la memoria la sorella Anna che, come detto, è un po’ l’anima dietro questa bella mostra. Proprio grazie ai suoi sforzi, dopo un periodo di oblio, l’artista viene finalmente riscoperto dalla critica e da una nuova generazione di ascoltatori: ne è prova la celebrazione del concerto “Rino Gaetano Day” che, nella ricorrenza della sua scomparsa, ormai dal 2011 si svolge a Roma quale evento gratuito e solidale a cui prendono parte nomi noti ed emergenti del mondo dello spettacolo.
Alla fine usciamo per gli affollati vicoli di Trastevere dopo aver rivisitato una carriera che, seppur breve, ha lasciato una traccia profonda e importante nel panorama culturale italiano, affrontando a più riprese tematiche difficili come l’arretratezza del Meridione (mai dimenticato dal cantante, pur avendolo abbandonato da bambino), l’emarginazione, l’ipocrisia sociale e l’inefficienza della politica: contro questa in particolare ha saputo scrivere canzoni scomode, senza fare distinguo o senza scegliere una militanza di parte. Un’esperienza che consigliamo vivamente.
E adesso, di corsa a cercare qualche vinile d’epoca: ci è venuta voglia di riascoltare tutta la discografia di Rino Gaetano.
RINO GAETANO
dal 16 febbraio al 28 aprile 2024
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1/b – 00153 Roma
Orari: dal 16 febbraio 2024 al 28 aprile 2024
Da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Chiuso il lunedì
info e contatti: Tel. 060608; museodiroma.trastevere@comune.roma.it, museodiromaintrastevere.it