C’era una volta. . . Tarantino?
C’era una volta… a Holywood, il nono film scritto e diretto da Quentin Tarantino, da oggi al cinema. Nel cast Margot Robbie, Brad Pitt, Al Pacino e un Leonardo DiCaprio da Oscar
Grande attesa per C’era una volta… a Hollywood, il nono film di Quentin Tarantino, con un cast di tutto rispetto composto da Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Kurt Russel, Timothy Olyphant, Dakota Fanning, Margaret Qualley, Al Pacino e Luke Perry (scomparso lo scorso 4 maggio, poco prima dell’uscita del film).
Un’attesa che in altre parti del mondo si è dissolta già da diversi mesi, mentre in Italia la pellicola esce nelle sale oggi, mercoledì 18 settembre . Quasi sicuramente migliaia di appassionati e non avranno letto qualche prima indicazione (con il rischio spoiler), incappando anche in un giudizio sempre più in voga: “È il meno tarantiniano dei suoi film”. Ma andiamo con ordine.
C’era una volta…a Hollywood è ambientato nella Los Angeles del 1969 in cui tutto sta cambiando, e dove l’attore televisivo Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e la sua storica controfigura Cliff Booth (Brad Pitt) cercano di farsi strada in una Hollywood che ormai non riconoscono più.
Queste poche e generiche righe non descrivono – né vogliono farlo – la storia, bensì il contesto storico, lo sfondo delle vicende. E, lo sfondo, quello urbano, è proprio la città simbolo del grande cinema nel pieno di un periodo di passaggio, in cui il vecchio era ormai un passato lontano e il nuovo un futuro con tanti interrogativi. E allora vale la pena dire subito che Tarantino non vuole raccontarci una città, ma i suoi protagonisti, non vuole proiettare davanti a noi le immagini di un cambiamento, ma le conseguenze che questo ha avuto.
Sharon Tate, interpretata da una bellissima Margot Robbie, è una giovane attrice che insegue il sogno del grande schermo con la spensieratezza di chi ancora non ha chiaro il nuovo ruolo sociale. Una ragazza che si preoccupa di piacere alla gente comune, al suo pubblico, e di avere un contatto diretto con esso: degli incassi dei film, il valore economico e produttivo si cura poco film. Un modello di modestia, il suo, che stona con la sfarzosità dei red carpet o delle lussuose ville delle star.
Al lato opposto c’è, invece, il Rick Dalton di un un superlativo Leonardo DiCaprio. Una vera e propria leggenda dei film western e del cinema “di ieri”: il divo la cui consolidata fama ora lo allontana da quelle produzioni che hanno deciso di rinnovarsi e di tagliare i ponti con il passato. Così il grande attore è costretto ad “annullare” la propria immagine per poter continuare ad apparire e, accettando parti in film minori, svela la fragilità e la fugacità di una ricchezza tanto grande quanto volatile e difficile da mantenere salda tra le mani.
Ma Rick Dalton è certamente il candidato più quotato a rivestire i panni del protagonista: tutti gli occhi sono puntati su di lui. La camera lo segue tanto nei suoi camerini quanto nel suo appartamento a cinque stelle. Sui 35 mm di pellicola che ci scorrono davanti, le emozioni, le paure e i tormenti dell’attore rubano completamente la scena grazie a una prestazione eccezionale, per non dire da Oscar, di DiCaprio.
Questo contrasto tra il passato da accantonare e il nuovo che avanza è sottolineato dalla decadenza del cinema western, costretto a reinventarsi, e soprattutto dal passaggio dal bianco e nero alle immagini a colori. Contrasti, immagini e cambiamenti ci portano a rispondere alla grande domanda ripresa da questo articolo: C’era una volta… a Hollywood è il meno tarantiniano dei film di Quentin Tarantino?
Prima di rispondere ci concediamo una piccola riflessione. Ogni regista ha i suoi tratti distintivi e le sue caratteristiche. Per citare alcuni nomi, Christopher Nolan è legato al concetto del tempo, Micheal Bay è sempre sinomino di esplosioni e Tarantino è associato sicuramente ai dialoghi e al montaggio unici. Ma qual è il confine tra una caratterizzazione e uno stereotipo? Tra un marchio di fabbrica e un ingrediente da inserire sempre e comunque?
C’era una volta… a Hollywood è un film molto tarantiniano in cui il dialogo è volutamente meno platonico per focalizzare l’attenzione dello spettatore su ciò che vede, anziché su quello che ascolta. Prendiamo in considerazione i personaggi, che sono caricature di loro stessi e, anche se il quadro storico è ben definito, sembrano vivere in un luogo e in un tempo lontani dal mondo. Prendiamo in considerazione i generi come il western e le commedia, con Rick Dalton e Sharon Tate che diventano i paladini di due mondi in “lotta” tra loro: uno in decadenza, l’altro in ascesa. Un contrasto che non viene mai espresso per mezzo delle parole, ma solo attraverso le immagini. E così molti altri temi vengono trattati da Tarantino attraverso inquadrature e piani sequenza, in un susseguirsi di figure retoriche visive.
Ci sono poi, più o meno evidenti nel film, inoltre, tanti piccoli dettagli dei precedenti capolavori del regista americano. E più che richiami sono veri e propri estaer eggs che compaiono in scena per pochi secondi, ma che dimostrano la forte natura tarantiniana, appunto, di questa pellicola. È, dunque, un film diverso dai precedenti, ma perfettamente riconducibile al suo creatore e ideatore in ogni suo fotogramma. Tarantino dimostra di poter – e saper – sperimentare rimanendo sempre fedele alla sua identità artistica.
C’era una volta… a Hollywood
Scritto e diretto da Quentin Tarantino
con Brad Pitt, Margot Robbie, Leonardo Di Caprio, Kurt Russell, Dakota Fanning, Luke Perry, Margaret Quallley e Al Pacino.
Produzione Heyday Films
Distribuito da Sony Pictures Entertainment
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