Michelangelo a colori: le invenzioni del maestro secondo gli allievi

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A Palazzo Barberini di Roma, fino al 6 gennaio, le opere di Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino e Jacopino del Conte derivate da Michelangelo

A Palazzo Barberini non si troverà alcuna opera originale firmata direttamente dall’immenso Buonarroti. Il senso della mostra non è questo ma risiede nell’indagine sulla fortuna delle figure e soluzioni da lui ideate e poi riprese, grazie ai suoi disegni, da seguaci quali Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino e Jacopino del Conte. Il titolo Michelangelo a colori indica una pratica ormai superata ma che durò a lungo, come ben spiega uno dei curatori. La giovane Francesca Parrilla, infatti, rivela come per molto tempo l’attribuzione non sarà legata all’autografia ma alla paternità dell’invenzione

Apparentemente, quindi, un focus del genere sembrerebbe adatto a suscitare solo l’interesse degli addetti ai lavori. In realtà, una volta accostate alle riproduzioni dei disegni di Michelangelo a cui si riferiscono – i cosiddetti cartonetti –, le notevoli opere presentate fanno scaturire nello spettatore una naturale curiosità, guidandolo attraverso una pagina della Storia dell’Arte poco conosciuta ai più e ben illustrata grazie a un esaustivo pannello di sala e approfondite didascalie.

Allestimento mostra. Foto di Alberto Novelli

Si prenda a esempio l’Annunciazione di Lelio Orsi, proveniente dal Museo Gonzaga di Novellara e – non a caso – in passato attribuita a Marcello Venusti. Essa è messa a confronto proprio con l’Annunciazione di Venusti della Galleria Corsini ma anche, e soprattutto, con la riproduzione del disegno di Michelangelo attualmente conservato all’interno della The Morgan Library & Museum di New York. 

Allestimento mostra. Foto di Alberto Novelli

L’opera dell’Orsi presenta, poi, un’altra particolarità: sul retro – anch’esso valorizzato per questa specifica esposizione – si trova quella che di fatto può essere considerata la prima perizia commerciale giunta fino a noi. Si tratta di un documento scritto dal celebre collezionista e connoisseur del disegno antico Sebastiano Resta. Che, in occasione della vendita al duca inglese John Churchill, attribuiva erroneamente l’opera al Correggio rendendosi egli stesso conto dell’errore solo qualche anno dopo.

Allestimento mostra. Foto di Alberto Novelli

Un altro significativo momento di approfondimento è quello dato dall’affiancare due versioni di un’opera di Marcello Venusti – L’Orazione nell’orto – al cartonetto cui si rifanno. Persino dalla riproduzione di quest’ultimo – l’originale si trova agli Uffizi – è possibile notare come sia logorato non solo dal tempo ma anche dalle mani dei tanti che sicuramente lo studiarono con fervore. 

Riproduzione Michelangelo Buonarroti, “Orazione nell’orto degli ulivi”, 360 x 600 mm, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

La versione più antica, quella di Palazzo Barberini, è caratterizzata dallo scenario immaginato dall’autore: quel Tempio di Gerusalemme dove si stagliano alcune piccole sagome mentre Pietro, Giovanni e Giacomo vengono svegliati da Gesù. 

Marcello Venusti, “L’Orazione nell’orto”, 1545-60, olio su tavola, cm 53×76, Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini 

L’altra, conservata a Spoleto presso la Fondazione Marignoli di Montecorona, presenta una visionaria tavolozza cromatica. I colori sono saturi, il Tempio è sempre lì ma avvolto da un cielo viola livido tale da renderlo apocalittico. Una coloritura drammatica che potrebbe ispirarsi agli anni dell’estrema maturità del Buonarroti ma anche alle nuove soluzioni derivate da El Greco.

Marcello Venusti, “L’Orazione nell’orto”, 1560-70, olio su tavola, cm 53×71, Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation

Ovviamente immancabile il tema della Crocifissione. A partire dal disegno Cristo vivo sulla croce del British Museum si possono ammirare due risultati totalmente diversi: l’omonimo dipinto attributo a Marco Pino proveniente da una collezione privata inglese, spettrale nella sua desolazione. E la variazione dello stesso soggetto sempre del Venusti, coloratissima e affollata perché arricchita dalle invenzioni fornitegli da due altri cartonetti: una Madonna e un San Giovanni dolente ai piedi della croce, entrambi al Louvre. Aggiungendovi una disperata Maddalena.

Chiudono la mostra l’elegante Madonna del silenzio, la cui attribuzione è ancora dibattuta. E due Deposizione di Cristo: una di Jacopino del Conte, l’altra di Marcello Venusti – restaurata appositamente dopo esser stata riscoperta nei depositi dell’Accademia di San Luca.

Jacopino del Conte, “Deposizione di Cristo”, seconda metà del XVI sec., olio su tavola, cm 180×129, Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini 

Quello della deposizione è certamente un episodio che ossessionò Michelangelo per tutta la vita, a giudicare dalla quantità di opere che ne ritraggono il momento successivo sotto forma di Pietà: gli svariati tentativi di tradurlo in arte contribuirono anche in questo caso a fare la fortuna di chi ne seguiva i passi.  


Michelangelo a colori. Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino e Jacopino del Conte 
PALAZZO BARBERINI, Via delle Quattro Fontane 13 – Roma
www.barberinicorsini.org | comunicazione@barberinicorsini.org

Orari:
martedì/domenica 8.30– 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00. Chiuso lunedì, il 1° gennaio, 25 dicembre.

Biglietti: 
Intero 12 € – Ridotto 2 € (per i giovani dai 18 ai 25 anni). Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini. Gratuito: minori di 18 anni, scolaresche e insegnanti accompagnatori dell’Unione Europea (previa prenotazione), studenti e docenti di Architettura, Lettere (indirizzo archeologico o storico-artistico), Conservazione dei Beni Culturali e Scienze della Formazione, Accademie di Belle Arti, dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, membri ICOM, guide ed interpreti turistici in servizio, giornalisti con tesserino dell’ordine, portatori di handicap con accompagnatore, personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione sul modello predisposto dal Miur.