Macbeth. Le cose nascoste. Shakespeare in terapia

Il lavoro di Carmelo Rifici, Angela Dematté e Simona Gonnella affronta la tragedia del Bardo attraverso la psicanalisi, per una danza negli inferi dell’animo umano

Prendete un capolavoro slegato dal tempo come il Macbeth di Shakespeare. Prendete la lettura e la scrittura acuta, lucida e passionale di Carmelo Rifici, Angela Dematté e Simona Gonnella. Prendete un ensemble recitativo di sette attori e attrici che scendono negli abissi psicologici e istintivi di se stessi ancor prima che dei personaggi. E prendete un lavoro sul testo che implica vere sedute psicanalitiche con il professore Giuseppe Lombardi riproposte in video per intrecciarsi con la parola e la presenza scenica attuale. Il risultato è Macbeth. Le cose nascoste (andato in scena fino a domenica 28 novembre al Teatro Astra di Torino), diretto da Carmelo Rifici, con Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Leda Kreider, Maria Pilar Pérez Aspa, Elena Rivoltini, Simona Gonnella.

Il risultato è una concentrazione di emotività simbolica, gestuale sorprendente; una messa a nudo razionale dell’incontro con la tentazione, della capacità erosiva della corruzione sulla natura umana, del crollo progressivo dell’anima. Il risultato è anche una espressione estetica ammaliante che fa della scena un luogo oscuro adatta ad accogliere streghe sussurranti rituali e profezie, momenti di delirio e di acute tessiture strategiche, delitti premeditati e corpi già presi dalla morte. Una scena che accoglie lo scorrere (vero) di flussi d’acqua che come sangue versato macchia tutti, perché tutti sono sporcati da questa tragica sete di potere.
Sono coinvolti tutti, anche gli stessi interpreti che, tra una confessione privata e l’altra suscitata dall’analisi sui temi del testo (c’è chi rivela incomprensioni con il padre, chi svela intime considerazioni sul proprio corpo e sulla maternità, chi condivide arcaiche guarigioni trasmesse dalla nonna) si scambiano, si alternano i ruoli: tre Macbeth e tre Lady Macbeth, principalmente, per tre momenti diversi che potremmo brutalmente sintetizzare come prima, durante e dopo la tragedia, ovvero quando Macbeth è ancora “sano” e onesto, quando accetta il delitto e se ne macchia, e quando è ormai corrotto, decadente e delirante.

“Macbeth. Le cose nascoste”. Regia Carmelo Rifici

Così lasciano a bocca aperta Tindaro Granata, Angelo Di Genio e Alfonso De Vreese che si alternano in Macbeth e Banquo per sostituire alla calma iniziale e alla fiducia fraterna, l’illusione del potere, la cecità dell’ambizione, l’azione recidiva dell’assassinio. E lasciano a bocca aperta sia Leda Kreider, Elena Rivoltini e Maria Pilar Pérez Aspa, che danno vita a diverse Lady Macbeth: ora istigatrice, ora tanto determinata quanto terribilmente crudele, ora spaventata, pentita persino, del mostruoso consorte che ha aizzato; sia Alessandro Bandini, che è l’erede della tragedia, colui che rimane, il figlio – nel senso estremo del termine – e insieme la vittima sacrificale di ciò che è stato: il solo che deve farsi carico dell’oro disciolto della corona.

Sul palco prende vita un circolo vizioso di autodistruzione: il potere e il suo desiderio consuma il fisico e la mente, dissangua l’anima e l’inconscio fino allo stremo, tira fuori le paure, le manie, le paranoie più recondite, celate, oppresse. E non c’è sosta in questa coreografia macabra della rovina. 
Il lavoro di Carmelo Rifici è complesso, molto complesso e molto attraente, come già lo è stata un’altra sua riscrittura e un’altra immersione nel profondo dell’umano che è Ifigenia, liberata. Non si può essere esaustivi nel riportare per intero la tempesta sensoriale e percettiva che si scatena durante la visione di questo Macbeth. Dunque, pare più utile accennare a un consiglio di approccio, di incontro con questo spettacolo: lasciatevi stupire fino all’ultimo istante, cogliete ogni dettaglio che parla di voi, tenetelo al sicuro, richiamate le esperienze passate e mettetele in discussione, adesso, con un linguaggio nuovo: «date parole al vostro dolore, altrimenti il vostro cuore si spezza».

MACBETH. LE COSE NASCOSTE

di Angela Dematté e Carmelo Rifici 

tratto dall’opera di William Shakespeare 
dramaturg Simona Gonella

progetto e regia Carmelo Rifici
équipe scientifica dottore psicoanalista Giuseppe Lombardi e Luciana Vigato, esperta di comunicazione non verbale e stili relazionali

con (in ordine alfabetico) Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Leda Kreider, Maria Pilar Pérez Aspa, Elena Rivoltini
e con (in alternanza) Angela Dematté, Simona Gonella

scene Paolo Di Benedetto 
costumi Margherita Baldoni 
musiche Zeno Gabaglio 
disegno luci Gianni Staropoli 
video Piritta Martikainen 
assistente alla regia Ugo Fiore 
scene realizzate dal Laboratorio di Scenografia Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 
costumi realizzati presso Laboratorio di Sartoria del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 
corone Alessandro De Marchi 
produzione LAC Lugano Arte e Cultura 
in coproduzione con Teatro Metastasio di Prato, TPE – Teatro Piemonte Europa, ERT / Teatro Nazionale 
in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco