Caterina Gramaglia: Il teatro? La mia casa creativa, la mia “cura”

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Il “Civico 54”, gli spettacoli (e non solo) tra le mura domestiche, la ricerca creativa e i progetti futuri. A tu per tu con l’attrice toscana

Il teatro non è solo un modo di fare arte, ma un modo di essere, di pensare e concepire la propria vita, il proprio sguardo sulle cose. 
Le tavole del palcoscenico sono un irresistibile magnete per gli attori e dietro il sipario, il cui fascino è ancora così forte, c’è un mondo a parte oppure c’è il mondo stesso: il luogo cui si appartiene, la casa, se si vuole cambiare punto di vista.

Ci siamo dunque incuriositi quando abbiamo saputo dell’iniziativa “Civico 54”, ideata dall’attrice Caterina Gramaglia, che sembra un po’ fondere queste due dimensioni dell’esistenza, ovvero il teatro e la propria abitazione. Una sorta di laboratorio, di palestra recitativa, di luogo totalmente messo a disposizione della creatività ma adagiato tra le mura domestiche.
Nato nel 2018, il progetto è al momento in una fase di ripensamento, anche per via della recente pandemia che ne ha forzato una lunga pausa. Rimane però un “unicum” del quale vogliamo sapere di più, parlandone proprio con l’artefice dell’idea.

Caterina Gramaglia

Caterina Gramaglia, grazie anzitutto per aver accettato di raccontarci “Civico 54”. È un modo anche per parlare di lei e del teatro in generale.

“Civico 54” è la mia associazione che nasce nel 2018 con sede nella mia casa, che è un po’ un “rifugio creativo”. Si occupa di attività olistiche e artistiche.
Prima della pandemia sono riuscita a far diventare questa casa un luogo dove si svolgevano lezioni di yoga, massaggi, costellazioni familiari (una tecnica di analisi e terapia alternativa), teatro in appartamento, proiezioni di cortometraggi, prove di spettacoli.
Post 2020 ho ridotto un po’ le attività per necessità, però è rimasto un luogo dove si creano “cose”: per esempio lo spettacolo su Niki De Saint Phalle è nato qui (si tratta del bellissimo L’Imperatrice, di cui avevamo già parlato, NdR), il mediometraggio Doriana, che è un progetto “pandemico” per così dire, e altri spettacoli che hanno avuto qui una base di “prova”.
Poi ci sono le lezioni private di yoga con la bravissima Alessia Degli Angioli. Il mio desiderio è proprio quello della “cura”.

Lei come ha cominciato a fare l’attrice? Da dove arriva questa passione, questo desiderio di mettersi costantemente in gioco, di cimentarsi con la recitazione? Quando ha sentito che voleva intraprendere questa strada?

Volterra. Volterra era la casa dei miei nonni, era un terrazzo gigantesco come un grande palcoscenico che affacciava sulla campagna toscana. Ecco, io lì da bambina recitavo, ballavo, cantavo. Lì è nata la mia passione, nel gioco, nel sogno.
Ho studiato tanto e ancora studio: del resto ho scelto un mestiere che racconta storie e la vita non si finisce mai di conoscerla. Non è un mestiere facile, non solo per le tante delusioni, per la fatica, ma anche perché in alcuni casi si devono interpretare personaggi dolorosi che emotivamente ti toccano nel profondo.

Fare l’attore è sempre stato un’aspirazione di tanti, oggi più che mai, anche se forse qualcuno confonde adesso questo mestiere con la semplice idea di “apparire”, equivocandolo a volte con quello dello youtuber o influencer. Come è cambiato il lavoro da quando lei ha cominciato?

La parola “influencer” mi fa pensare all’influenza, a una malattia, essere influenzati, una febbre che porta alla mancanza di identità.
Con l’arrivo dei social sono cambiate tante, troppe cose. È cambiato il senso profondo di questo mestiere, c’è sempre più un’improvvisazione.
Le produzioni scelgono gli attori in base alla quantità di followers. È chiaro che è folle. Tutti vogliamo essere visti, riconosciuti apprezzati, amati, applauditi, stimati, voluti. Il voler “apparire” però è a mio avviso una cosa diversa, perché se hai come obbiettivo solo quello allora sei “provvisoriamente”, sei destinato a scomparire di lì a poco.

Questo è un mestiere bellissimo, ma che prospettive ha al giorno d‘oggi un attore? È difficile vivere di teatro?

È vero, è un mestiere bellissimo, un eterno gioco del “come se”, un ripercorrere tante vite, un fare tante esperienze, un conoscere tante cose, una continua analisi umana. Tanta roba (ride, NdR).
Vivere di solo teatro è difficile: io ho creato sempre a casa mia (ormai il luogo del “tutto possibile”) un bed and breakfast che mi dà un po’ di respiro e poi, non mi vergogno a dirlo, parto da una famiglia benestante, quindi non ho avuto un percorso di grandi ansie economiche e di grandi preoccupazioni. Questo fa molto.
Le prospettive che ha un attore al giorno d’oggi? Non lo so, è soggettivo, sicuramente le donne partono svantaggiate per tantissimi motivi, credo però che ognuno ha il suo percorso, le sue fortune.

Lei in passato ha fatto qualche piccola incursione nel cinema, partecipando ad alcune commedie. Che differenza c’è tra il palcoscenico e il set cinematografico, come cambia l’approccio recitativo?

Per me la recitazione è la recitazione, non cambia dal teatro a cinema. Cambia il contesto, la situazione, la storia, ma non la recitazione.

Torniamo a “Civico 54”: inizialmente c’è stata qualche perplessità su un progetto del genere o ha riscontrato più un certo entusiasmo?

“Civico 54” ha sempre ricevuto un grande consenso e curiosità. Io l’ho creato perché avevo un po’ di malinconia, avevo bisogno di ricreare una dimensione “familiare” dei piccoli luoghi: sono nata e cresciuta in provincia, mio nonno era medico e aveva il suo studio a casa, quindi mi ricordava quella dimensione più “umana”.

Come pensa di riplasmare questo progetto, che desideri ha per il futuro?

Continuare a creare a casa, adattandola a ogni spettacolo, animandola di oggetti che vanno e vengono; è una attività che mi piace molto ed è anche “economica” considerando che spesso i miei spettacoli sono autoprodotti.
Vorrei riprendere alcune attività olistiche, oltre allo yoga, e anche riprendere a fare teatro in appartamento, giorno dopo giorno. Vedremo.

Questa cosa del teatro in appartamento, molto interessante, ce l’aveva accennata poco fa. Come funziona in pratica? 

Beh, per esempio, nel 2019, ho ospitato Lidia Vitale che ha portato il suo bellissimo monologo su Anna Magnani, e a vederla eravamo in cinquantacinque. L’evento era privato, cena e spettacolo. Io attendevo il pubblico all’ingresso del palazzo e indicavo loro la via per arrivare all’appartamento. Andò benissimo con una grande soddisfazione del pubblico. 
Chiaramente lo spettacolo aveva inizio alle 20:30 di venerdì per evitare di disturbare troppo i vicini che, peraltro, si sono sempre dimostrati molto interessati alle attività di “Civico 54”, tanto che alcuni di loro hanno anche partecipato ad altre iniziative.

Lei a breve sarà a teatro con Alice, un testo drammatico di Alessandra Schiavoni, che qui è anche regista e protagonista. Come si sta preparando e in cos’altro si impegnerà nei prossimi mesi?

Alice è un bellissimo testo scritto da Alessandra Schiavoni, attrice, autrice e qui regista di raro talento e sensibilità. Uno spettacolo molto forte che “esplora i confini tra vendetta e perdono, mettendo in scena il conflitto tra due donne, due madri”. Il tema è quello del femminicidio. Insieme a me e Alessandra ci sono due giovani attori bravissimi, Andrea Guspini e Angelica Accarino; abbiamo l’aiuto prezioso di Alberto Basaluzzo e Giovanna Guida, la produzione di Sycamore T Company e il nostro ufficio stampa Elisa Fantinel. Un gruppo di lavoro davvero meraviglioso. Saremo in scena il 26, 27 e 28 aprile all’Altrove Teatro Studio di Roma.
Nei prossimi mesi ci sarà innanzitutto una nuova proiezione di Doriana, il mediometraggio scritto da Roberta Calandra con la regia di Mariano Lamberti. L’appuntamento è per il 23 maggio al Brancaleone. È una proiezione organizzata a seguito dei numerosi premi che questo progetto ha vinto, negli ultimi due anni, partecipando a molti Festival mondiali. Poi avrò altre date in giro per l’Italia con lo spettacolo L’Imperatrice Niki De Saint Phalle, con la nuova regia di Valentina Ghetti e sempre scritto da Roberta Calandra. E tante altre idee che però sono ancora in fase di progettazione!