Addio alla regina della danza
Carla Fracci si è spenta a 84 anni nella sua casa milanese. Domani alla Scala la camera ardente. Sabato i funerali
Ha combattuto fino alla fine contro un male incurabile, ma le sue condizioni ultimamente erano peggiorate. Se ne va anche lei, Carla Fracci, immensa interprete della danza internazionale, musa dei più grandi coreografi, icona senza tempo di eleganza, raffinatezza, stile. Se ne va (poche settimane dopo Milva, pochi giorni dopo Franco Battiato) nella riservatezza che l’ha sempre contraddistinta e con la quale aveva scelto di non dichiarare il proprio reale stato di salute.
Immediati i messaggi di cordoglio provenienti dal mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, ma anche dalle istituzioni e dal pubblico, suo primo e grande estimatore.
«Con Maria Taglioni Carla Fracci è stata la personalità più importante della storia della danza alla Scala – ha dichiarato il Sovrintendente Dominique Meyer. Cresciuta all’Accademia, ha legato intimamente il suo nome alla storia di questo Teatro. La penseremo sempre con affetto e gratitudine, ricordando il sorriso degli ultimi giorni passati insieme, in cui si sentiva tornata a casa».
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda «le straordinarie doti artistiche e umane che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempi a livello internazionale. Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Il mondo della danza perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento».
Verissimo: Carla Fracci resterà un riferimento indimenticabile e il suo nome sarà per sempre sinonimo della danza, del Teatro alla Scala e della cultura italiana: una donna straordinaria che ha associato il talento all’impegno, alla tenacia, al lavoro caparbio diventando la ballerina più celebre del mondo.
Era il 1946 quando varca (a dieci anni) la soglia della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala per diplomarsi nel 1954; l’anno successivo sostituisce Violette Verdy in Cenerentola di Prokof’ev e comincia una scalata di successi che, appena quattro anni dopo, la consacra a prima ballerina. Da allora danzerà sui più importanti palcoscenici del mondo, interpretando personaggi femminili emblematici come Giselle, Giulietta, La Sylphide, Swanilda, Francesca da Rimini e Mede, alle quali donerà il suo peculiare portamento altero. Da allora lavorerà con le compagnie e gli artisti più rinomati della danza: da Mario Pistoni a Vladimir Vassiliev, da Mikhail Barishnikov a Paolo Bortoluzzi, da Amedeo Amodio a George Iancu, fino a Massimo Murru e Roberto Bolle; e, soprattutto, Rudolf Nureyev con cui forma una coppia immortale.
Nel 1981 il “New York Times” la nomina prima ballerina assoluta: un titolo raro assegnato alle più importanti ed eccezionali fra le ballerine della propria generazione: “La fusione di danza e recitazione è il pregio di Carla Fracci. Possiede una bellezza delicata, fragile ed elegante e si muove con il passo deciso e disciplinato”. E la stessa étoile in quell’occasione commentava: «Quando sono sul palco cerco in qualche modo di scoprire una nuova sfaccettatura del personaggio che interpreto, e mi impegno duramente per trasmetterlo al pubblico». Riprendendo le colonne di quel numero del NYT, si ritrova una verità che descrive Carla Fracci e la sua dedizione per la danza, per il balletto che era tutta la sua vita; e ci si commuove nel rileggere che “lei non smetterà mai di provare a migliorare. È un’instancabile e compulsiva perfezionista”.
Ritornano in mente anche le splendide parole dedicatele da Alda Merini: “tu sei illogica come la ragione, tu sei leggera come la follia”.
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