A teatro, la voce della Memoria
Il Diario di Dawid Rubinowicz nel progetto-podcast di Davide Enia e la lettura di Valter Malosti delle poesie di Primo Levi in diretta streaming
Due appuntamenti online programmati per oggi, mercoledì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, imputabili uno al Piccolo di Milano, l’altro alla collaborazione tra ATCL e Fondazione TPE. Nello specifico, il primo prevede la lettura integrale del Diario di Dawid Rubinowicz, nel progetto curato da Davide Enia (disponibile in podcast sui canali social del Piccolo, anche dopo il 27 gennaio) che coinvolge le voci di Dalila Cozzolino, Sylvia De Fanti, Lisa Ferlazzo Natoli, Marco Foschi, Silvia Gallerano, Paolo Mazzarelli, Lorenzo Parrotto, Alessandro Riceci, alle quali si aggiunge quella dello stesso Enia, che apre con la lettura della prefazione e chiude con un suo intervento originale.
Il secondo, stasera alle 21, dallo Spazio Rossellini, trasmetterà in streaming (sulla piattaforma ATCL Magazine sezione LIVE – https://atclmagazine.it) la voce di Valter Malosti nella lettura di Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi, con introduzione di Corrado Augias e sonorità live di Gup Alcaro e Paolo Spaccamonti.
«Se il teatro è il luogo in cui la comunità si incontra per riflettere su se stessa – spiega Caludio Longhi, direttore del Piccolo di Milano -, sul proprio senso e sul proprio futuro, in questo nostro strano presente sospeso, ancora in scacco per l’emergenza da Covid 19, la scelta del Piccolo Teatro di Milano di dar vita alla lettura del Diario di Dawid Rubinowicz è dettata dal tenace desiderio di obbedire al preciso dovere morale – individuale e collettivo – di non dimenticare».
I cinque quaderni che compongono il Diario furono ritrovati, alla fine della guerra, nella casa, sventrata dai bombardamenti, di una cittadina polacca. Dawid Rubinowicz era un ragazzino di dodici anni, “con gli occhi azzurri”, lo ricorda la maestra, “un po’ smarrito, biondo come un tedesco. Se voleva poteva salvarsi, ma era molto attaccato ai suoi, non voleva mai lasciarli”. Apparteneva a una famiglia povera del villaggio di Krajno, nel distretto di Radom, occupato dai tedeschi. La quotidianità di questa piccola comunità ebraica rivive, con grande semplicità e infantile asciuttezza, nelle parole di Dawid, una cronaca diligente e meticolosa, tra le cui righe si affaccia l’orrore della storia. Le pagine coprono un arco di tempo di due anni, dalla primavera del 1940 al 1942, interrompendosi bruscamente il 1° giugno.
Dawid muore, come tutta la sua famiglia, nel campo di sterminio di Treblinka II.
In Polonia il Diario fu letto alla radio nel 1957 e pubblicato due anni dopo.
«Leggere il Diario di Dawid Rubinowcz – commenta Davide Enia – è una operazione di confronto con se stessi. In un mondo colluso con il male, da che parte si decide di stare? Le parole di Dawid vengono consegnate al foglio come una preghiera di liberazione. Deposte sulla pagina, si spera trovino un senso. E invece no, non c’è proprio un senso, è la realtà che è diventata un mattatoio. Così, tutto il senso di quegli anni sta proprio lì, negli appunti presi da un bambino che descrivono, con la precisione di una radiografia, un mondo che si è consegnato anima e corpo al male. Sono parole che aprono spiragli sull’orrore».
All’inizio degli anni Trenta, Primo Levi era un giovane attratto dall’avventura ed era impegnato a disegnare un personale e policromatico Atlante nel quale ogni nazione era caratterizzata da forme bizzarre che ispiravano pittoresche definizioni. C’era anche la Germania, «terra turchina di germi e di germogli». Il ragazzo Levi non poteva sapere che proprio da quel paese sarebbe germogliato un punto sulla terra chiamato Auschwitz: la più memorabile delle sue avventure.
Da quel “primo Atlante” comincia la lettura delle sue poesie: ventuno testi, che aprono Auschwitz e il Giorno della Memoria nelle direzioni più inattese: «Lavorando su Se questo è un uomo (messo in scena nel 2019) – dichiara Valter Malosti -, ho verificato come la poesia di Levi sia nata certamente prima della prosa. Molti dei capitoli del libro sono infatti anticipati da liriche disadorne, folgoranti, appuntite come frecce».
Le poesie di Primo Levi sono Canti che irrompono nel corpo di chi le legge come lampi che il tuono non aveva annunciato, canti che vibrano e fanno vibrare la membrana del cuore con frequenze laceranti, ironiche, feroci, a tratti tenere e struggenti. Indimenticabili.
Dopo la sua liberazione dal Lager, il 27 gennaio 1945, Primo Levi ha avuto una vita varia, piena, multiforme. Auschwitz è stato l’esperienza iniziale di Levi: un cardine della sua vita e della sua scrittura; un punto d’inizio dal quale ha fatto, detto, pensato e vissuto molto altro.
Il diario di Dawid Rubinowicz
da mercoledì 27 gennaio 2021
traduzione di Franco Lucentini e Ibio Paolucci (Edizione Einaudi, 1960)
un progetto a cura di Davide Enia
voci di (in ordine alfabetico): Dalila Cozzolino, Sylvia De Fanti, Lisa Ferrazzo Natoli, Marco Foschi, Silvia Gallerano, Paolo Mazzarelli, Lorenzo Parrotto, Alessandro Riceci
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Piccolo Teatro Milano
Facebook: https://www.facebook.com/PiccoloTeatro
Instragram: https://www.instagram.com/piccoloteatromilano/
Fuga. Ventuno poesie di Primo Levi
mercoledì 27 gennaio ore 21 in diretta streaming – https://atclmagazine.it
letture di Valter Malosti
live electronics Gup Alcaro
chitarre elettriche Paolo Spaccamonti
Introduzione di Corrado Augias
ATCL in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa e Fondazione Teatro A. Ponchielli
Tutte le poesie sono nelle Opere complete, a cura di Marco Belpoliti, Einaudi Torino 2016, vol. II. Numerosi testi provengono da Ad ora incerta, raccolta pubblicata da Levi nel 1984; ma molti altri sono successivi, e costituiranno dunque una novità per quasi tutti gli ascoltatori.
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