Xenos. Akram Khan in memoria del milite ignoto
Dedicato ai soldati dimenticati di tutte le guerre, al Torinodanza Festival uno spettacolo commovente sul primo conflitto mondiale, con un corpo in movimento tra l’onirico e la Storia.
Si riconosca da subito, in prima battuta, alla compagnia di Akram Khan l’aver dato vita a un lavoro toccante, sconcertante, memorabile, per partitura complessiva di danza, colonna sonora, drammaturgia, cura di luci e scene. Xenos, presentato il 25 e 26 settembre alle Fonderie Limone di Moncalieri, in occasione di Torinodanza Festival, è l’ultima fatica del coreografo e ballerino britannico, nata su commissione del programma artistico d’oltremanica “14-18 NOW”, dedicato al centenario della Grande Guerra.
Così il protagonista di questa storia – ovvero di questa realtà onirica appartenente a un tempo astratto – è un danzatore privo d’identità, che risponde con il movimento del corpo alle sofferenze delle battaglie, delle ferite e della solitudine; risponde ai suoni, ai boati bellici inseriti, inglobati tra i canti e i ritmi indiani, tra le ammalianti melodie musicali che compongono il bellissimo tessuto sonoro pensato da Vincenzo Lamagna e riprodotto dal vivo da Nina Harries, B C Manjunath, Tamar Osborn, Aditya Prakash e Clarice Rarity.
La Prima Guerra Mondiale, quella combattuta da oltre quattro milioni di uomini di cui più di un milione e mezzo indiani, ha spinto Akram Khan a interrogare gli archivi del XX secolo per recuperare la memoria di quei soldati indiani scivolati nell’oblio. Insieme a Ruth Little e Jordan Tannahill, ai quali si deve una profonda restituzione drammaturgica, Xenos plasma la storia di un soldato immaginario indiano colto nel mezzo dell’orrore della guerra.
E il luogo è quello di una trincea surreale – le scene, splendide, sono di Mirella Weingarten – da risalire o nella quale cadere, che accoglie corde legate a oggetti d’arredo (sedie, cuscini etnici, un tavolino), pronti a essere lentamente risucchiati verso l’alto. Come fosse una scena di Buñuel. Come fosse un’ispirazione di Picasso. Come fosse un passaggio previsto da Beckett.
Ecco i confini entro i quali Akram Khan balla con un’energia, una determinazione e una resistenza che lasciano senza fiato. Il suo disegno coreografico unisce la danza contemporanea all’indiano kathak, in un susseguirsi di linee e ritmi tanto rapidi e sostenuti quanto netti, decisi, risoluti. Lui, soldato vestito di bianco, vaga tra speranza e paura, tra stupore e disordine, e forte e impotente resiste. Resiste al crollo dell’umanità nella tragedia. Resiste ai colpi esplosi e resiste a una valanga di pigne che tanto ricordano la forma delle granate. Arriva anche al cospetto di un grammofono (l’unico “altro” con cui interagire, comunicare; l’unico a cui domandare) che è luce e voce evocativa di vite, storie, persone: di stranieri – “xenos”, appunto – richiamati ora per nome in questo contemporaneo e inesauribile girone dantesco.
Danza, danza senza fine l’ultimo uomo rimasto sul campo di battaglia sporco di terra insanguinata. Danza e sopravvive tra catene di corda e spari. Danza e sopravvive in un’esistenza perpetua, in una morte eterna. Dentro un’assurda trincea.
Di chi è la guerra?
Chi punta la mia pistola? Chi spara?
Per chi?
Riesci a sentirmi?
E poi ero un padre
Ero un figlio
E poi un’altra volta un’altra volta
Sono stato un soldato
E di nuovo
Ho ucciso
E sono stato ucciso
Non è abbastanza?
XENOS
direttore artistico, coreografia e interprete AKRAM KHAN
drammaturgia Ruth Little
luci Michael Hulls
musiche originali e sound design Vincenzo Lamagna
scene Mirella Weingarten
costumi Kimie Nakano
testi Jordan Tannahill
musicisti Nina Harries (contrabbasso e voce), B C Manjunath (percussioni e konnakol), Tamar Osborn (sassofono baritono), Aditya Prakash (vocals), Clarice Rarity (violino)
Akram Khan Company
coproduzione italiana Torinodanza festival / Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, Romaeuropa Festival
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