Xanax. Contro l’ansia basta togliersi la maschera

Al Teatrosophia di Roma, la commedia di Angelo Longoni, diretta da Guido Lomoro, svela l’uso dei farmaci per sopportare le ansie moderne. Ma c’è un (semplice) modo per liberarsene
È la fine di un venerdì come tanti altri quando, in un grande ufficio, una coppia di sconosciuti si ritrova nello stesso ascensore. Laura e Daniele, però, rimangono bloccati nella cabina che si ferma improvvisamente.
Dopo i primi attimi di panico – sanno di essere gli ultimi rimasti nell’edificio -, realizzano che di fronte a loro c’è un intero fine settimana di prigionia e convivenza forzata, con acqua e cibo razionato.
Visti i caratteri apparentemente molto diversi, le prime ore sono difficilissime, il nervosismo prende con rapidità il sopravvento e viene perfino messa in dubbio l’eventualità di restare vivi.
Eppure, come spesso accade, di necessità si fa virtù: se i due vogliono riuscire ad arrivare al lunedì sani e salvi, devono cercare di collaborare e sopportare la lunghissima attesa.
Nonostante le iniziali incomprensioni, complice anche gli spazi angusti dell’ascensore, con il trascorrere del tempo i due cominciano a confidarsi l’un l’altro: ci si conosce senza finzioni e senza ipocrisie, e si svelano sconfitte e drammi celati dietro una facciata di successo e serenità.
E, così, dalle tasche saltano fuori una gran quantità di farmaci come Xanax, Prozac e Malox: silenziosi compagni della vita moderna fatta di ansie e preoccupazioni.
Questa traumatica esperienza sta però per cambiare il loro modo di essere.

Vista al Teatrosophia di Roma, la commedia di Angelo Longoni, il cui adattamento si deve al regista Guido Lomoro, prende spunto da un concetto di fondo non del tutto nuovo (si pensi all’episodio “L’ascensore” del film Quelle strane occasioni (1976), con Alberto Sordi e Amanda Sandrelli): l’incontro casuale che, tra difficoltà e imbarazzi, dà vita a esami introspettivi e condivisioni inaspettate della propria esistenza.
I protagonisti guidati da Lomoro sono i giovani attori Stefania Cancelliere e Gennaro Russo, che, sul palcoscenico, restituiscono una buonissima intesa. A loro, costretti in uno spazio ristretto, si deve il trasporto dello spettatore verso il fulcro narrativo della pièce: i farmaci.
Considerati come irrinunciabili, in alcune circostanze, per avere la meglio su paure e angosce, i farmaci, ovvero una triste sequenza di scatolette, blister con pillole e goccine, diventano emblema di cui (purtroppo) la nostra società non sembra poter fare a meno.
Una schiavitù da cui Laura e Daniele riescono a liberarsi decidendo di togliere le maschere sociali, di confessare la finzione in cui vivono assuefatti non solo sul lavoro, ma anche in casa e non sempre per colpa dei coniugi (evitando così una troppo facile “assoluzione” da parte del pubblico).
E queste loro differenze sono in realtà del tutto complementari: facce opposte della stessa medaglia che conducono a una identica sofferenza.
Si alternano dunque scene divertenti, animate da vivaci battibecchi, ad altre invece più attente a spingere il pubblico a qualche riflessione personale, talvolta doverosa.
Bene anche la colonna sonora, nella quale si inseriscono le interessanti coreografie di ballo di Maria Concetta Borgese, che completano uno spettacolo munito di una drammaturgia piacevole e una bella, e meritatamente applaudita, interpretazione.
XANAX
Drammaturgia: Angelo Longoni
Adattamento e regia: Guido Lomoro
con Stefania Cancelliere e Gennaro Russo
Coreografie e movimenti scenici: Maria Concetta Borgese
Luci: Gloria Mancuso
Produzione: Teatrosophia
Teatrosophia
Via della vetrina 7, Roma
Info e prenotazioni: Tel 06 68801089 e 353 3925682 – Email info@teatrosophia.com – www.teatrosophia.it