Parigi, tutto in una notte. Cercate l’empatia in quel che resta della sanità

In uscita il 10 marzo la pellicola di Catherine Corsini che denuncia sofferenze sociali e noncuranze istituzionali, tra stile documentaristico e bella alchimia recitativa

In una Parigi messa a ferro e fuoco dai violenti scontri tra forze dell’ordine e gilet gialli, tra le mura di un malridotto ospedale si intrecciano le vicende della coppia Raf (Valeria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), in procinto di lasciarsi, e di Yann (Pio Marmaï), camionista rimasto ferito dai tafferugli, per una complessiva meravigliosa alchimia recitativa.

Prendendo spunto da una sua esperienza vissuta in una sala d’attesa del pronto soccorso, la regista Catherine Corsini dirige Parigi, tutto in una notte (al cinema dal 10 marzo): un film che coniuga sapientemente attualità e vissuti personali dei personaggi, creando un equilibrato mix di narrazione interna ed esterna in cui stile documentaristico e cinematografico si danno spesso il cambio.

“Parigi, tutto in una notte”. Regia Catherine Corsini. Foto Carole Bethuel

Minuto dopo minuto, appare chiaro che i problemi della separazione di Raf e Julie, e il rischio di licenziamento di Yann sono soverchiati dall’estrema gravità dei problemi del mondo esterno: la violenza delle forze dell’ordine contro i gilet gialli (che presto intasano la struttura sanitaria) fa i conti con le scarse risorse del sistema sanitario francese – rappresentato dalla povera e logora sala di pronto soccorso dove sono ambientati i fatti della pellicola.
E quando la situazione si riscalda (con i manifestanti che cercano rifugio nell’ospedale), i protagonisti, stressati, arrabbiati ed esasperati dai loro problemi, danno manforte a infermieri e medici inghiottiti dalle fatiche e dai turni settimanali massacranti. Così, abilmente, Corsini elegge questo pronto soccorso a luogo preferenziale di un’umanità unita che riesce a seppellire i propri conflitti, in netto contrasto con ciò che sta fuori e che non è in grado né di ascoltare né di capire i problemi delle fasce più fragili della società. Ma la bravura di Corsini va cercata anche nell’uso dello stile documentaristico (che spiega la scelta di affidare alcuni ruoli a veri medici e infermieri) per raccontare la realtà, restituendo un effetto realistico potente ed efficace.

“Parigi, tutto in una notte”. Regia Catherine Corsini. Foto Carole Bethuel

Tale risultato si deve anche alla scelta di costumi e apparato scenografico (il pronto soccorso è ricavato in una fabbrica vuota) che consentono allo spettatore di respirare pienamente la sofferenza, la preoccupazione e la tensione dei personaggi. E un plauso va alla cura delle sonorità che propone rumori di varie sale pronto soccorso e aggiunge qualità al realismo presente.
E se i litigi venati di comicità che interessano i tre personaggi servono a far respirare un po’ lo spettatore, continuamente bersagliato dall’ansia di varie scene da cardiopalma, in generale Parigi, tutto in una notte è un film intenso che sa raccontare in modo azzeccato i gravi problemi del maltrattato sistema sanitario francese. Una scelta di coraggio con buoni esiti: una pellicola che merita di essere vista perché sa smuovere le coscienze su questioni attuali e comuni, e su un mondo nel quale siamo tutti uguali. 

PARIGI, TUTTO IN UNA NOTTE

Regia: Catherine Corsini

Sceneggiatura: Catherine Corsini

con Valeria Bruni Tedeschi, Marina Foïs, Pio Marmaï, Aissatou Diallo Sagna 

Produzione: France 3 Cinéma, Le Pacte, Auvergne-Rhône-Alpes Cinéma 
Distribuito da: Acadey Two