È andato tutto bene. Di amore, etica e legalità
Il toccante film di François Ozon con Sophie Marceau, Charlotte Rampling e André Dussollier, intorno alla morte tra affetto e libero arbitrio
Le grandi tribolazioni in una famiglia possono cominciare anche con una telefonata improvvisa, una foriera di cattive notizie. È quello che, nel nuovo film di François Ozon È andato tutto bene (in sala dal 13 gennaio), accade a Emmanuele (Sophie Marceau), venuta a sapere che il padre André (un intenso André Dussollier) è stato colpito da un ictus ed è in gravi condizioni.
La situazione, in effetti, non è buona: il quadro medico dell’uomo è decisamente fosco. Emmanuelle, assieme alla sorella Pascale (Geraldine Pailhas) cerca di assistere il genitore al meglio durante la lenta convalescenza, in attesa di un miglioramento che forse non avrà mai luogo. Non è d’aiuto la madre Claude (Charlotte Rampling), artista ormai profondamente depressa e così astiosa nei confronti dell’ex-marito da non poter fornire alcun supporto valido. Nonostante qualche timido progresso, comunque, è chiaro che le capacità di Andrè, ultraottantenne, sono permanentemente compromesse. Lui che è stato un raffinato critico d’arte, un uomo pieno di vita (sebbene un pessimo padre), decide di fare una richiesta scioccante alle sue figlie: morire e possibilmente in fretta.
Non è facile, naturalmente, esaudire una tale volontà, soprattutto perché André è cocciuto e dal carattere impossibile. Oltretutto, l’eutanasia è ancora largamente illegale in Europa, perciò le sorelle devono rivolgersi ad una “signora svizzera” (Hanna Schygulla) – inquietante nella delicatezza – che fornisce la soluzione ricercata. Per Emmanuele e Pascale si preannuncia una prova durissima, combattute tra la voglia di donare al padre la fine dignitosa tanto agognata e la speranza di vederlo ripensarci.
Basato sul libro auotobiografico della scrittrice Emmanuele Bernhein (deceduta pochi anni fa), questo film viene diretto con particolare partecipazione da François Ozon, che conosceva personalmente l’autrice già sua sceneggiatrice per Swimming Pool e CinquePerDue. Non è, come si potrebbe pensare, una pellicola ambientata solo tra i corridoi e le sale dei molti ospedali che André cambia nel tempo, né un’opera che esprime un qualche giudizio di merito sull’eutanasia. Quest’ultimo viene brillantemente lasciato allo spettatore, preferendo che la storia parli soprattutto della grande pressione psicologica che grava sull’animo di chi, in famiglia, ha a che fare con un parente stretto gravemente malato. La difficoltà di vedere soffrire qualcuno a cui si vuole bene, lo stress degli impegni, delle visite da fare, di una quotidianità che esiste in funzione di una situazione dolorosa da gestire.
Un fardello di cui ci carica volentieri ma che, alla lunga, ha i suoi effetti deleteri sulla tenuta emotiva di chiunque. A questo si aggiunge l’ansia di cercare di accontentare il desiderio di André di farla finita, combattendo con il senso di colpa che, va da sé, si accompagna con la scelta di aiutarlo in questo progetto. Ai problemi etici si aggiungono quelli legali, dal momento che per riuscire nell’intento le due sorelle sono costrette a gestire di nascosto l’intera operazione per il trasporto del padre in Svizzera. La loro lotta per arrivare, in un modo o nell’altro, al termine di questo percorso, non può non far riflettere su questioni che ci riguardano tutti, e non solo i protagonisti di questa drammatica vicenda: la morte ma soprattutto la bellezza della vita, quanto valga la pena viverla e su come sia giusto agire quando il tempo del crepuscolo si avvicina.
È ANDATO TUTTO BENE
Regia: Francois Ozon
Sceneggiatura: Francois Ozon
con Sophie Marceau, André Dussollier, Geraldine Pailhas
Prodotto da: Eric e Nicolas Altmayer
Distribuito da: Academy Two