Invelle. Viaggio poetico tra memoria e resistenza
La storia italiana raccontata con una narrazione sperimentale e un cast vocale eccezionale. Quello di Simone Massi è un film visivamente potente: un’esperienza cinematografica indimenticabile
Invelle, primo lungometraggio di Simone Massi, è un film animato che non segue le regole. È una sfida al cinema tradizionale, quasi più adatto a un museo d’arte contemporanea che a una sala cinematografica. Distribuito da Lucky Red e in uscita il 29 settembre.
Con questa opera ambiziosa, Massi ci immerge in un viaggio attraverso la memoria collettiva italiana, usando l’animazione come strumento per scavare nelle pieghe del tempo.
Invelle – che si traduce come “in nessun luogo” – preannuncia una dimensione sospesa tra sogno e realtà.
In un villaggio delle Marche, la storia di tre generazioni – Zelinda, Assunta e Icaro – si snoda attraverso sessant’anni di eventi storici italiani, dalla Grande Guerra agli anni di piombo.
Massi costruisce un mosaico di frammenti, dove i ricordi personali si intrecciano con la memoria collettiva, in una narrazione volutamente non lineare, che riflette la natura caotica della storia stessa.
Il film intreccia momenti di vita rurale e intimità familiare con bruschi e violenti scarti storici. La storia ritrae il passaggio dal mondo contadino alla modernità industriale, fondendo il quotidiano con il tragico per evocare il tumulto emotivo e storico dell’Italia del Novecento.
Utilizzando la tecnica del “graffito”, che prevede di grattare il disegno per creare linee incisive, Massi costruisce un linguaggio visivo crudo e vibrante.
La struttura di Invelle riflette l’estetica della sua narrazione, con lunghe sequenze senza interruzioni – un omaggio ai suoi cortometraggi precedenti – per creare una fluidità visiva che trascina lo spettatore attraverso i decenni, quasi senza soluzione di continuità.
Allo stesso tempo, alcuni stacchi netti rappresentano i momenti di discontinuità storica: come la transizione dall’Italia rurale a quella industriale. Questo contrasto tra continuità e frammentazione richiama il flusso e riflusso della memoria collettiva e individuale, mantenendo il film in equilibrio tra un racconto personale e una riflessione universale sulla storia.
Visivamente, Invelle è un’opera rara: ogni fotogramma è animato a mano, una tecnica quasi scomparsa nel cinema contemporaneo. L’opera ricorda l’intensità emotiva del regista ed animatore russo Aleksandr Petrov, ma con un approccio tecnico differente: mentre Petrov impiega olio su vetro per ottenere una fluidità onirica che sfuma il confine tra realtà e sogno, Massi enfatizza il contrasto tra le linee e sceglie una bicromia dominante, interrotta solo da lampi improvvisi di colore, per segnare momenti di rottura e resistenza, con un invito allo spettatore a ricostruire un mosaico di ricordi, dove ogni frammento riflette una verità nascosta.
Tuttavia, tale estetica può anche allontanare lo spettatore: la bellezza formale del film a volte rischia di mettere in secondo piano la narrazione, rendendo difficile un coinvolgimento emotivo diretto.
Invelle non si rivolge a tutti; è un film che sfida lo spettatore a un’esperienza artistica intensa e non convenzionale, con un ritmo lento e una narrazione complessa che può risultare disorientante. Ma è proprio in questa sfida che risiede la sua potenza: Massi non cerca il consenso facile, ma invita a confrontarsi con un universo di ricordi, miti e resistenza, dove ogni immagine e ogni silenzio raccontano una storia.
L’eccezionale cast vocale dona ai personaggi una rara profondità emotiva. Toni Servillo, con il suo timbro profondo e contemplativo, conferisce una qualità meditativa alla narrazione. Filippo Timi introduce una tensione inquieta che lega passato e presente; mentre Luigi Lo Cascio aggiunge intensità emotiva con la sua voce vibrante.
Marco Baliani, con la sua narrazione carica di saggezza, e Ascanio Celestini, come “Cuntastorie”, evocano la tradizione orale, ulteriormente arricchita dalla presenza di Mimmo Cuticchio. Neri Marcorè porta una delicatezza misurata che sfuma i toni del racconto.
Tra le voci femminili, Giovanna Marini offre una sfumatura lirica e malinconica, mentre Gemma Massi infonde autenticità e calore. Ogni interpretazione contribuisce a rendere l’esperienza sonora di Invelle tanto potente quanto la sua estetica visiva.
L’uso del dialetto pergolese, una lingua quasi estinta, offre un tocco di autenticità e radicamento, anche se potrebbe sembrare un ostacolo per chi non lo comprende. Ma è una scelta coerente con la visione di Massi: recuperare una cultura dimenticata, portarla in primo piano, renderla visibile e udita.
È un film che non concede nulla allo spettatore: richiede dedizione, una riflessione continua e il coraggio di immergersi in un’esperienza cinematografica che scuote tanto la mente quanto il cuore. Ma per chi è disposto a seguire Massi nel suo viaggio artistico, Invelle diventa un’esperienza rara e indimenticabile.
In un panorama cinematografico spesso soffocato dal prevedibile e dal facile, Invelle emerge come un atto di resistenza artistica, un’opera che si rifiuta di compiacere, che rischia di essere fraintesa o ignorata pur di rimanere fedele a se stessa.
Massi non è solo un regista: è un custode di storie perdute, un poeta visivo che ci sfida a ricordare ciò che spesso scegliamo di dimenticare. E per questo, Invelle non solo merita di essere visto, ma piuttosto di essere vissuto come un’opera d’arte che resta nella memoria.
INVELLE
Un film di Simone Massi
con Marco Baliani, Ascanio Celestini, Mimmo Cuticchio, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Giovanna Marini, Achille Massi, Gemma Massi, Toni Servillo, Filippo Timi
Produzione: Minimum Fax Media in collaborazione con RAI Kids, in coproduzione con Amka Films Productions e RSI
Distribuito da: Lucky Red