Il Nibbio. La parola come arma, il silenzio come sacrificio

Una spy story tesa e misurata per gli ultimi ventotto giorni di Nicola Calipari: l’uomo che diede la vita per liberare Giuliana Sgrena.
Con Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti

Nicola Calipari era un uomo di quelli che il cinema racconta raramente. Non era un agente segreto da manuale, non brandiva pistole né inseguiva nemici sui tetti.
Il suo mestiere si svolgeva nelle stanze chiuse, tra telefonate che pesavano come macigni e trattative che si giocavano sulla sottile linea tra la vita e la morte.

Era un uomo che credeva nella parola e nel valore della mediazione, anche quando il mondo sembrava chiedere il contrario. Il 4 marzo 2005, a Baghdad, mentre riportava in salvo la giornalista Giuliana Sgrena, venne ucciso da una raffica di colpi sparata da un posto di blocco americano.
La sua morte scatenò forti tensioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti e accese un dibattito sulla gestione dei sequestri e sui rapporti tra i due paesi nelle operazioni militari all’estero. 

Il Nibbio
“Il Nibbio”. Regia Alessandro Tonda

A vent’anni di distanza, il 6 marzo 2025, Il Nibbio, distribuito da Notorious Pictures, porta la sua storia sul grande schermo, scegliendo di raccontare non solo i fatti, ma l’uomo dietro la missione.
Diretto da Alessandro Tonda, scritto da Sandro Petraglia su un soggetto sviluppato insieme a Davide Cosco e Lorenzo Bagnatori, il film ricostruisce i ventotto giorni precedenti l’attacco, immergendo lo spettatore in una spy story atipica, efficace e coinvolgente.

Rifiutando i cliché dell’azione esplosiva, il film abbraccia un realismo teso e raffinato, distinguendosi per il suo approccio intimo e personale, scavando nella dimensione umana di Calipari e mettendo in luce il peso morale delle sue scelte. E questo è il suo maggiore punto di forza.
Tonda dirige con un approccio sobrio, evitando sensazionalismi e concentrandosi su ciò che rende la storia di Calipari unica, mostrando il peso delle sue decisioni, la solitudine del suo ruolo e le difficoltà nel conciliare vita professionale e familiare.

La sua lotta non è solo sul campo, ma anche nel rapporto con la figlia maggiore, con cui fatica a comunicare: lui, uomo che conosce il valore delle parole, si trova costretto al silenzio dal necessario segreto professionale, nella consapevolezza che ogni parola poteva valere una vita.
La tensione è costante, eppure mai gridata: il montaggio alterna momenti di intimità, scanditi da un ritmo lento e misurato, a scene più serrate, in cui la pressione delle missioni si fa palpabile. 

Il Nibbio
“Il Nibbio”. Regia Alessandro Tonda

La fotografia gioca su contrasti netti: Roma è luminosa, con toni caldi e rassicuranti, mentre le ambientazioni estere, Iraq ed Emirati Arabi, sono caratterizzate da colori più secchi, giallastri, che restituiscono la sensazione del pericolo incombente.
Un dettaglio particolarmente riuscito è la rappresentazione di Dubai ancora in costruzione, un tocco storicamente accurato che aggiunge autenticità e un senso di transizione, come se la città stessa fosse un riflesso del cambiamento in atto nel mondo in quegli anni.

Claudio Santamaria, con una interpretazione che vale anche da sola la visione del film, incarna un Calipari di straordinario spessore, conferendogli una profondità rara.
Non è un eroe infallibile, ma un uomo di principi incrollabili, sobrio, quasi british nella sua compostezza, eppure capace di trasmettere forza e autorevolezza senza mai alzare la voce.
Ogni sguardo, ogni pausa, ogni esitazione è studiata con precisione, rendendo la sua interpretazione magnetica e umanamente toccante. 

Il Nibbio
“Il Nibbio”. Regia Alessandro Tonda

Uno degli aspetti più interessanti del film è il rapporto tra Calipari e Gabriele Polo, all’epoca direttore de il manifesto, interpretato con grande intensità da Sergio Romano, inizialmente diffidente nei confronti dell’agente del SISMI ma, scena dopo scena, conquistato dall’integrità del protagonista.
È una dinamica sottile, che si sviluppa con naturalezza, evitando facili contrapposizioni ideologiche e trasformandosi in uno degli archi narrativi più riusciti e commoventi del film.

Sonia Bergamasco interpreta una Giuliana Sgrena reattiva, coraggiosa e lucida, capace di comprendere i suoi rapitori senza mai risultare sottomessa.
Recita spesso nella solitudine della sua stanza chiusa, sfruttando i silenzi e i rumori lontani per amplificare la tensione emotiva e costruire una performance di grande impatto.

Anna Ferzetti restituisce con fine sensibilità le emozioni trattenute della moglie di Calipari, alternando con naturalezza e compostezza la crescente preoccupazione a momenti di autentica leggerezza e complicità, come nelle risate condivise con il marito.
Il suo personaggio acquista così una profondità umana palpabile, rendendo la sua interpretazione ancora più toccante e credibile.

Il Nibbio
“Il Nibbio”. Regia Alessandro Tonda

Anche il cast di supporto è solido: Massimiliano Rossi brilla nel ruolo del contatto a Baghdad, offrendo una recitazione sfaccettata che dona al personaggio una credibilità straordinaria.
Il suo personaggio, enigmatico e cruciale per la narrazione, aggiunge un ulteriore livello di tensione e anche d’ironia alla storia.
Menzione speciale per Beatrice De Mei, nel ruolo della figlia diciottenne, capace di alternare polemica e affetto con una naturalezza che arricchisce emotivamente il film.

Eppure, per quanto il Nibbio sia un omaggio rispettoso e ben costruito, evita di confrontarsi con alcune delle questioni più spinose della vicenda.
Le polemiche sul pagamento del riscatto, i rapporti tesi tra l’Italia e gli Stati Uniti, le ambiguità politiche che seguirono la morte di Calipari vengono solo accennate, lasciando la sensazione che il film preferisca concentrarsi sul ritratto del protagonista piuttosto che sulle implicazioni più ampie della sua missione.
È una scelta che rende il film più intimo, ma che al tempo stesso lo priva di una lettura più complessa del contesto geopolitico in cui si muove.

Il Nibbio
“Il Nibbio”. Regia Alessandro Tonda

Gli americani vengono dipinti in modo unidimensionale, come arroganti e inetti, senza lasciare spazio a possibili sfumature che avrebbero potuto rendere il contesto più complesso.
Alcuni personaggi secondari suggeriscono un quadro meno netto, ma nel complesso il film evita di esplorare eventuali ambiguità o responsabilità individuali.
Il personaggio di Giulio Carbonaro, interpretato da Jerry Mastrodomenico, è tratteggiato in modo piuttosto schematico. Convinto sostenitore di una strategia opposta a quella di Calipari per la liberazione di Sgrena, si limita a incarnare un antagonismo rigido, senza particolari sfumature o evoluzioni narrative.

Tuttavia, pur evitando un approfondimento politico più incisivo, Il Nibbio riesce comunque a trasmettere un messaggio chiaro e potente, spostando l’attenzione dall’analisi geopolitica alla dimensione umana della vicenda: esistono figure istituzionali che operano nell’ombra con intelligenza, integrità e senso del dovere, anche quando la loro storia finisce per essere dimenticata troppo in fretta.

Il film non cerca di creare un mito, né di costruire un’epica, ma di restituire il ritratto di un uomo che ha sempre messo il valore della vita umana al di sopra di tutto.
E se la sua storia non ha trovato piena giustizia nei tribunali, almeno sullo schermo ha trovato la sua voce. Un tributo che non riscrive il passato, ma lo illumina, restituendo dignità e memoria a un uomo che ha sacrificato tutto per il valore della vita umana.

IL NIBBIO
Regia: Alessandro Tonda
Sceneggiatura: Sandro Petraglia

con Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco, Anna Ferzetti

Produzione: Notorious Pictures, Rai Cinema, Tarantula, in collaborazione con Netflix, Alkon Communication
Distribuito da: Notorious Pictures