Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente. Viaggio nel cuore di un dittatore

In sala dal 15 novembre, il nuovo capitolo di Hunger Games irrompe nel panorama cinematografico con una promessa audace e un cast dalla carica emotiva senza pari

Presentato in anteprima mondiale il 5 novembre 2023 al Lucca Comics & Games e anticipato dal lancio del primo trailer nel mese di aprile, La ballata dell’usignolo e del serpente si distingue come un esplorazione intima e oscura, una narrazione che intreccia potere, tradimento e sopravvivenza.
Diretto da Francis Lawrence e distribuito dalla Notorious Pictures, il film si addentra nella storia di Coriolanus Snow interpretato da Tom Blyth, che sfoggia una performance intensa e sfumata, catturando ogni sfaccettatura di un ragazzo destinato a diventare un simbolo di potere e paura.

Tom Blyth.
“Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente”. Foto: Murray Close

La trama si snoda negli anni turbolenti post-bellici di Panem, dove Snow, l’ultima speranza di una famiglia un tempo illustre, s’incrocia fatalmente con Lucy Gray Baird, una figura ribelle e carismatica del Distretto 12, interpretata con passione da Rachel Zegler. La loro alleanza, un connubio di istinti primordiali e astuzia politica, si rivela determinante nella decima edizione degli Hunger Games. Il film non si limita a un semplice racconto, ma si addentra nelle profondità psicologiche e morali di Snow, esplorando il cuore di un regime che si sta consolidando sotto l’egida di un’autorità spietata.

“Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente”. Foto: Murray Close

Il cast del film porta una carica emotiva ed espressiva senza pari: Peter Dinklage, nei panni del Decano Casca Highbottom, infonde una profondità tormentata al suo personaggio, mentre Jason Schwartzman, interpretando Lucretius “Lucky” Flickerman, aggiunge un tocco di carisma enigmatico e Viola Davis, nel ruolo di Volumnia Gaul, regala una presenza scenica potente e inquietante.

La sceneggiatura, firmata da Michael Lesslie e Michael Arndt, si adagia sapientemente sulle fondamenta del romanzo di Suzanne Collins, da cui l’opera è tratta, tessendo una narrazione avvincente e stratificata. La maestria visiva di Jo Willems nella fotografia si unisce armoniosamente con le scenografie di Uli Hanisch, creando un mondo visivamente ricco e immersivo. Il montaggio di Mark Yoshikawa, preciso e ritmato, completa ottimamente l’opera.

“Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente”. Foto: Murray Close

A essere al centro della narrazione del film non sono tanto gli Hunger Games quanto l’evoluzione psicologica e morale di Snow. Simile, in un certo senso, alla metamorfosi di Anakin Skywalker in Star Wars, la trama del film svela una transizione graduale verso l’oscurità. Snow, costretto ad adattare le sue azioni per sopravvivere in un mondo inospitale e salvaguardare coloro a cui tiene, incarna la complessa intersezione tra bene e male. Il film dipinge un affresco dell’animo umano, mostrando la nascita e lo sviluppo del male in una maniera quasi necessaria, evidenziando l’assoluta complessità delle scelte umane.

Il personaggio di Volumnia Gaul, interpretato magistralmente da Viola Davis, emerge come una presenza cruciale. La sua inquietante figura, imbevuta di efficacia narrativa, pone una domanda centrale che risuona attraverso il film: “A che cosa servono gli Hunger Games?”. Quest’interrogativo, lontano da ogni banalità retorica, apre uno squarcio sulla vera essenza dei giochi, riflettendo la natura umana in tutte le sue complessità. Gli Hunger Games si rivelano uno specchio dell’umanità, un mezzo per sfogare in modo controllato i suoi istinti più oscuri al fine di garantire la sua sopravvivenza e prosperità. 

“Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente”. Foto: Murray Close

Tuttavia, il film incontra un ostacolo nel suo terzo atto, rallentando in un momento cruciale. La trasformazione di Coriolanus Snow, da giovane promettente a tiranno spietato, un arco narrativo ricco di potenziale, si svela in una conclusione meno articolata e penetrante di quanto anticipato.
Questa carenza di intensità nel segmento finale smorza l’impatto di un film che avrebbe potuto lasciare un segno più profondo. La progressione del protagonista, fulcro dell’intera storia, si perde in una narrazione finale affrettata, lasciando lo spettatore con un senso di inappagamento. Un’occasione mancata, dove la promessa di un epilogo profondo sfuma in un’eco di ciò che avrebbe potuto essere.

“Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente”. Foto: Murray Close

Nonostante questo, La ballata dell’usignolo e del serpente non smette di essere un’opera da vedere. Il film affronta temi profondi, sollevando interrogativi sulla natura umana e la dualità intrinseca del bene e del male. La narrazione audace, che si addentra nelle complessità psicologiche di Snow, fornisce allo spettatore una riflessione continua sull’uomo e sulle sue scelte morali.
Anche se il film non raggiunge il potenziale massimo, resta comunque un viaggio cinematografico significativo, che invita lo spettatore a guardare oltre il semplice intrattenimento, verso questioni più profonde e oscure, nascoste nell’animo umano.

HUNGER GAMES. LA BALLATA DELL’USIGNOLO E DEL SERPENTE

Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Michael Lesslie, Michael Arndt

con Tom Blyth, Rachel Zegler, Peter Dinklage, Jason Schwartzman, Hunter Schafer, Josh Andrés Rivera, Viola Davis

Produzione: Color Force, Good Universe, Scholastic
Distribuito da: Notorious Pictures