Dogman. Tra imperfezioni ed emozioni, nel mondo di Luc Besson

Dal 12 ottobre in sala, l’atteso nuovo lavoro del regista francese: tra la violenza paterna e l’affetto dei cani, la stravaganza si fonde col dramma

Dogman si palesa in silenzio, con la calma apparente che precede la tempesta. Luc Besson torna, non con un grido, ma con un sussurro che presto diventa eco. Un ritorno al genere drammatico, ma non è un semplice ritorno; è un’evoluzione, un rinnovamento. La stravaganza non è più solo un elemento accessorio, ma si fonde con il dramma, lo alimenta, lo spinge oltre i confini convenzionali.
Besson non solo ritorna, ma va oltre, esplorando nuovi orizzonti emotivi con una delicatezza minimalista che contrappone e allo stesso tempo armonizza la stravaganza con il tocco umano del dramma. Il film, presentato in concorso alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, scritto e diretto dallo stesso Besson, è frutto della collaborazione tra LBP, EuropaCorp e TF1 Films Production e giunge nelle sale italiane sotto l’egida della Lucky Red il 12 ottobre.

Dogman. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson
“Dogman”. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson

Il palcoscenico è pronto, le luci sono accese e Dogman si svela con una semplicità che cela una complessità emotiva, invitando lo spettatore in un viaggio tra ombre e luci, tra il reale e l’irreale, tra il quotidiano e l’eccezionale.
La trama di Dogman si snoda attorno a un giovane emarginato, legato a una sedia a rotelle a seguito di una ferita da arma da fuoco inflitta dal padre. La sedia a rotelle non è solo un oggetto, ma un simbolo, una rappresentazione fisica della prigionia emotiva in cui è intrappolato. Il passato tormentato del protagonista rivela una famiglia frantumata, dove la violenza paterna ha lasciato cicatrici profonde non solo su di lui, ma anche sul rapporto con il fratello. Il protagonista trova conforto e accettazione tra i cani, creature che offrono amore incondizionato, al contrario delle figure umane nella sua vita.

L’estetica di Dogman si svela con una risonanza particolare, evocando le tavole di un graphic novel, suggerendo un’attenta composizione visiva e, forse, una colonna sonora capace di seguire il ritmo delle immagini. Il film si muove in un territorio estetico pulp e postmoderno, con uno sguardo attento alle emozioni e all’atmosfera, disegnate tanto dalla lente della macchina da presa quanto dalle note musicali.

“Dogman”. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson

La dignità, nonostante il dolore e l’emarginazione, risplende come un tema centrale, rappresentando forse un ideale, una luce verso cui il protagonista si dirige. Besson, attraverso la lente della semplicità, riesce a tessere una narrazione che, pur nella sua austerità, risuona con una complessità emotiva e una risonanza umana che invitano alla riflessione.

La performance di Caleb Landry Jones in Dogman è un viaggio nel cuore della tempesta emotiva del protagonista. Con ogni movimento, ogni sguardo, Jones ci trascina nel vortice di disperazione, rabbia e speranza che caratterizza l’anima dell’uomo emarginato. È una rappresentazione che non indugia nel melodramma, ma si muove con una sincerità cruda che tocca le corde più profonde dello spettatore.
Jones porta una notevole intensità emotiva al film, rendendo ogni scena un’esperienza coinvolgente. La sua capacità di comunicare il dolore interiore e la lotta del protagonista è palpabile, rendendo la narrazione non solo visivamente affascinante, ma emotivamente risuonante. Besson ha scelto un attore che non solo capisce la complessità del personaggio, ma la vive, la respira, rendendo Dogman un’opera che parla al cuore tanto quanto alla mente.

“Dogman”. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson

Gli elementi divertenti in Dogman sono come una boccata d’aria fresca in un ambiente altrimenti oppressivo. Il protagonista quando si traveste da drag queen offre un momentaneo sollievo dalla gravità della narrazione. È un momento di abbandono, di espressione liberata, un contrasto vibrante con la sua repressa realtà quotidiana. Questa scena, pur essendo caricata di umorismo e leggerezza, porta con sé una nota di malinconia, svelando la profonda voglia del protagonista di evadere, di essere qualcun altro, di esplorare un’identità al di fuori delle convenzioni sociali e delle aspettative familiari.

“Dogman”. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson

La connessione unica del protagonista con i cani è un altro elemento che aggiunge una nota di dolce stravaganza al film. I cani, con la loro innocenza e lealtà, offrono un contrasto commovente con l’indifferenza e la crudeltà del mondo umano che circonda il protagonista. Questa relazione simbolica rappresenta un’ancora di salvezza, un raggio di speranza in un mondo altrimenti oscuro. La lealtà e l’affetto incondizionato dei cani riflettono il desiderio di accettazione e amore che il protagonista cerca disperatamente.

Il realismo però vacilla, inciampa e cade in alcuni tratti del racconto. Le dinamiche padre-figlio e padre-fratello appaiono eccessivamente sopra le righe e prive del necessario approfondimento psicologico, rasentando il caricaturale. Un quadro familiare che avrebbe potuto essere dipinto con pennellate più delicate, più profonde, ma che invece si mostra con tratti grossolani, quasi affrettati. Anche i criminali, con la loro unidimensionalità, appaiono come figure tratte da un altro mondo, caricature che si muovono goffamente tra le pieghe della narrazione.

“Dogman”. Regia Luc Besson. Foto Shanna Besson

Infine, l’eco del Joker di Todd Phillips risuona troppo forte nel cuore di Dogman. Un’ispirazione che, invece di elevare, sembra limitare, restringere la visione, confinando il film in una gabbia di déjà vu. La ricerca di originalità si perde lungo il cammino, sommersa dall’ombra di una creatività non pienamente realizzata. Il film avrebbe potuto danzare a ritmo di una musica propria, ma le note di Joker lo sovrastano, lasciando un’eco di un’opportunità mancata.

Dogman si staglia sullo sfondo del panorama cinematografico come una figura quindi imperfetta, ma vibrante di emozioni, grazie soprattutto all’intensa performance del suo attore protagonista.
La stravaganza distintiva di Besson permea il film, invitando alla riflessione pur offrendo momenti di intrattenimento. Nonostante non pochi difetti, l’audacia narrativa e la delicatezza emotiva innata lo rendono un’opera che merita attenzione.
Il film potrebbe non incontrare i gusti di tutti, soprattutto di chi cerca solidità e realismo nella trama, ma la sua essenza intrattiene un dialogo aperto con lo spettatore, offrendo una riflessione condivisa sulla condizione umana, sul dolore, sull’accettazione e sulla redenzione.

DOGMAN
un film di Luc Besson

con Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick, John Charles Aguilar, Grace Palma, Iris Bry, Marisa Berenson, Lincoln Powell, Alexander Settineri

Produzione: LBP, EuropaCorp, TF1 Films Prodcution
Distribuito da: Lucky Red