Cyrano. Talentuoso spadaccino senza nasone e sostanza narrativa
Il musical di Joe Wright sul celebre personaggio di Edmond Rostand, dal 3 marzo in sala, fa convivere l’ottima interpretazione di Peter Dinklage con scelte registiche e strutturali semplicistiche
Quando la sera del 28 dicembre 1897, il Cyrano de Bergerac andò in scena a Parigi, al Theatre de la Porte Saint Martin, il suo autore, il marsigliese Edmond Rostand, non aveva ancora trent’anni. L’opera fu un successo immediato. L’acclamato lavoro di Rostand era stato liberamente ispirato alla vita e alle opere dello scrittore libertino Savinien di Cyrano de Bergerac, filosofo, scrittore, drammaturgo e soldato francese.
L’opera di Rostand è stata tradotta, adattata e interpretata innumerevoli volte, facendo di Cyrano uno dei personaggi più conosciuti del teatro, famoso per il suo enorme naso e per l’amore romantico e non corrisposto per la bellissima cugina Rossana; amato dal pubblico per il suo schierarsi contro l’arroganza dei potenti e la vuotezza dei mediocri, che combatte a tocchi di fioretto e con geniali affondi di parole. Cyrano è stato nella vita e continua a essere nell’opera un poeta spadaccino, paladino dell’arte e del linguaggio che “non sopporta la gente che non sogna”, come canta Guccini, nel brano “Cyrano”.
Numerosi sono stati anche i film su Cyrano che il cinema ha mostrato al pubblico. La prima pellicola risale addirittura al 1900, fu realizzata dal francese Clément Maurice. Con l’arrivo del sonoro, arrivò la versione di Michael Gordon del 1950 (che valse al suo interprete José Ferrer il premio Oscar), cui seguì la versione forse più amata, del 1990, diretta da Jean-Paul Rappeneau e interpretata, in maniera magistrale e insuperata, da Gérard Depardieu (con il doppiaggio italiano del compianto Oreste Lionello che realizzò una traduzione sublime). Qualche anno prima, nel 1987, era stata prodotta anche una commedia hollywoodiana, Roxanne, con protagonista il geniale Steve Martin, ispirata al personaggio seppur ambientata in epoca moderna.
Anche nella musica Cyrano ha fatto capolino più di una volta e vale la pena di ricordare (e riascoltare) la già citata e bellissima canzone di Beppe Dati (autore del testo) e di Giancarlo Bigazzi (autore della musica), in parte riscritta e magnificamente interpretata da Francesco Guccini, contenuta nel suo album “D’amore di morte e di altre sciocchezze”.
In questo ampio e ricco quadro storico e di produzione artistica s’inserisce quindi il musical Cyrano di Joe Wright, che vede la straordinaria interpretazione di Peter Dinklage (l’amatissimo Tyrion Lannister della serie HBO “Il trono di spade”). Il regista porta al cinema l’omonimo musical teatrale, successo Off Broadway del 2018, di Erica Schmidt, sceneggiatrice anche del film, che già aveva visto come protagonista proprio Dinklage, marito della stessa Schmidt, su cui il personaggio era stato fisicamente riplasmato. Nel nuovo film, Cyrano perde infatti il famoso nasone avendo invece nella piccola statura il suo tratto caratterizzante, senza però smarrire il fascino e la tempra classici del protagonista.
Il regista ripropone in parte i meccanismi già collaudati nel musical della Schmidt, rispolverando anche alcuni dei brani cantati dei due personaggi principali (come “Overcome”) e si affida alle buone sonorità della Rossana di Haley Bennett – sua moglie nella vita – che con “Someone to Say” e soprattutto “Every Letter” dimostra di saper cantare, di certo meglio degli altri protagonisti, e di ben recitare il ruolo di una Rossana più fiera e combattiva (a volte più dello stesso Cyrano). Kelvin Harrison Jr. interpreta il ruolo di Christian a cui il film conferisce certamente più spessore rispetto alla tradizione che vuole il personaggio come solo bello e nient’altro.
Degna di nota è anche l’ottima interpretazione del Conte De Guiche (Ben Mendelshon), che coglie indubbiamente nel segno (la rappresentazione del suo personaggio ricorda però forse un po’ troppo il Duca Di Monroth di Richard Roxburgh, nel Moulin Rouge di Baz Luhrmann).
Ma a sostenere il film è soprattutto il grande talento di Peter Dinklage, che sfoggia una recitazione fatta di sguardi e di mimica oltre che di parole. Un attore in grado di recitare con ogni millimetro del suo viso, che assume in ogni momento espressioni sempre nuove, uniche e memorabili. Che sia chiaro: la possibilità di vedere Dinklage nei panni di Cyrano giustifica da sola il film.
Non tutto però funziona pienamente nella pellicola di Wrigh. Alcune scelte narrative appaiono troppo semplicistiche, con dei passaggi troppo rapidi e superficiali. La regia sembra poi accontentarsi della facciata più che della sostanza e, nei momenti musicali, sembra ricordare più un videoclip che non un musical. Il finale poi, solo abbozzato e troppo rapido, non rende giustizia al pathos di un’opera che, anche per la propria durata (124 minuti), meritava un epilogo più attento e approfondito.
Dopo aver visto il film, che senza dubbio comunque rinnova e rilancia la figura del poetico Cyrano, e soprattutto davanti alla straordinaria interpretazione del suo attore protagonista, sembrano risuonare nella mente le parole dell’opera teatrale, così come erano state tradotte da Lionello, in cui lo stesso Cyrano definiva se stesso: “Filosofo, naturalista, maestro d’arme e rime, musicista, viaggiatore ascensionista, istrione ma non ebbe claque, amante anche, senza conquista, qui giace Ercole Savignano Cyrano de Bergerac che fu tutto e lo fu invano”.