La scortecata. Di carnalità e vecchiaia nella fiaba di Emma Dante

Fino al 23 dicembre, la regista palermitana allo Stabile di Torino rilegge un “cunto” di Giambattista Basile, tra favola e horror, con due vecchie sorelle, l’illusione della giovinezza e le interpretazioni impeccabili di Carmine Maringola e Salvatore D’Onofrio

A volte succede. Succede che uno spettacolo riesca ad incollarti al posto anche dopo la fine, dopo gli applausi, dopo le ripetute chiamate degli attori. Una sensazione misteriosa che più che compresa, decifrata, va assaporata, conosciuta.

“La scortecata”

È quel che accade con La scortecata di Emma Dante, ora in scena al Teatro Gobetti di Torino, fino a domenica 23 dicembre, che è rilettura di una delle cinquanta fiabe in dialetto napoletano raccolte nel seicentesco Lo cunto de li cunti, overo lo trattenimiento de peccerille di Giambattista Basile. Emma Dante – alla quale si devono testo, regia, scenografie e costumi – si rivolge al decimo cunto della prima giornata (La vecchia scortecata. Trattenemiento decemo de la iornata primma), dove due longeve sorelle più o meno centenarie, ritratto della bruttezza più vetusta, per niente associabile (né ora, ne mai) a una minima parvenza di femminilità – infatti gli interpreti sono due uomini: Carmine Maringola e Salvatore D’Onofrio. Vivono isolate in una stamberga lurida finché, un giorno, il re, innamoratosi della voce di una delle due, chiede d’incontrarla. Lei gli concede solo un dito, ammirabile esclusivamente dal buco della serratura. Il re, che pretende una notte insieme, si trova così nel letto l’inganno in carne (decadente) e ossa (rattrappite) e, per pronta reazione, scaraventa l’anziana dalla finestra, facendola impigliare in un albero sotto il quale passa una fata che trasforma – mezzo incantesimo – la megera in una bellissima giovane. Il re se ne innamora e la prende in sposa.
Non ci si affezioni però a un facile “happy ending” perché ciò su cui si concentra l’autrice siciliana è quella fatale brama di giovinezza e bellezza, questo “marditto vizio de parere belle”, che diventa un tarlo (molto contemporaneo) che conduce chi ne è assuefatto a un cieco, folle masochismo dall’agghiacciante risvolto. 

“La scortecata”

Si riconosce piacevolmente in questa messinscena il lavoro di lettura e scrittura della Dante che prende vita nelle parole come nei corpi, nei movimenti come nelle espressioni, nelle presenze come nelle assenze, ed è orientata a scavare in profondità delle esistenze, dei caratteri, delle pieghe umane dei personaggi e del mondo in cui vivono. Così queste due matuse, encomiabilmente proposte da Carmine Maringola e Salvatore D’Onofrio, si contorcono nei loro acciacchi, si deformano in smorfie e in vocalità. Consumano un tempo che pare essersi fermato (quasi volesse ritardar la morte per far loro sgarro) rinfacciandosi i difetti, le mancanze, le mostruosità fisiche e umane, appellandosi a un linguaggio basso, pieno di modi di dire, di motti tradizionali, di espressioni popolari e gergali, e di azioni comparabili ai lazzi della Commedia dell’Arte. Eppure, le sorelle, dipendono l’una dall’altra, sono insieme voce e ascolto della fiaba che si raccontano, in spostamenti e riposi tormentati, tra due seggiole e un castello della Disney.

È uno spettacolo che restituisce tutta la carnalità del teatro di Emma Dante. Uno spettacolo dove si sentono addosso tanto le fisicità stressate dei corpi e dei pensieri di personaggi e attori, quanto il dramma e l’ironia consapevole di una drammaturgia che arriva spietata e priva di filtri. Ci permettiamo allora, in chiusura, di dire: andate a vedere La scortecata. Andate. E se, alla fine, farete fatica ad alzarvi e abbandonare il teatro per tornare nella realtà, non preoccupatevi: capita con il teatro di Emma Dante.

 

La scortecata
liberamente tratto da Lo cunto de li cunti
di Giambattista Basile

testo e regia Emma Dante
elementi scenici e costumi Emma Dante

con Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola

luci Cristian Zucaro
assistente di produzione Daniela Gusmano
assistente alla regia Manuel Capraro

Festival di Spoleto 60, Teatro Biondo di Palermo

in collaborazione con Atto Unico
Compagnia Sud Costa Occidentale

Prima rappresentazione assoluta
Spoleto – 60° edizione Festival dei Due Mondi

Teatro Stabile Torino
Teatro Gobetti
via Gioacchino Rossini, 8 – Torino
info 011 5169555 – teatrostabiletorino.it