Strappare lungo i bordi. Zerocalcare a tu per tu con la coscienza

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La serie del fumettista romano ora disponibile su Netflix: una storia autobiografica che tra leggerezza e richiami pop racconta le ansie attuali e le delusioni di una generazione

Con Strappare lungo i bordi, Zerocalcare si gode il successo della sua prima serie animata disponibile su Netflix: una consacrazione al grande pubblico, se mai ce ne fosse stato bisogno, che premia una narrazione mai banale delle ansie contemporanee.
In questi sei episodi Zerocalcare, al secolo Michele Rech, romano classe 1983, torna a esaminare uno dei più grandi traumi emotivi della sua vita, rivelando pian piano, puntata dopo puntata, quello che è il vero scopo di un suo viaggio in treno verso Biella. Un piccolo segreto che i suoi più affezionati lettori già conoscono ma che qui viene affrontato in modo più maturo. 

“Strappare lungo i bordi”. Zerocalcare

Si tratta, come tutta la sua produzione, di una rappresentazione totalmente autobiografica: il protagonista non è un personaggio immaginario, ma è lo stesso Zerocalcare, come sono reali i suoi amici, i comprimari che regolarmente lo accompagnano nelle sue disavventure. Si viene così a creare un intero cast di volti che, pur restando assolutamente personali e attinenti la vita dell’autore, riescono ognuno a essere un archetipo letterario, a servire cioè lo scopo ultimo del racconto. Tutti reali, però, tranne uno: l’armadillo, ossia la cinica coscienza del fumettista con cui è comunque necessario confrontarsi, l’unico a cui non è possibile mentire e che è in grado di mettere Zerocalcare di fronte alle sue paure e di fronte a quelle bugie che spesso ci diciamo pur di evitare il male di vivere.

Perché il vero genio dietro le strisce di Michele Rech, e quindi anche di questa serie animata, sta esattamente qui: partire da se stessi per riuscire a parlare di tutti, ovvero nella grande immedesimazione che il pubblico prova nel seguirne le angosce. La chiave di volta sembra essere proprio nella assoluta sincerità con cui, da un piccolo episodio di vita vissuta, viene sviscerata una vasta gamma di emozioni, di dubbi, di frustrazioni, di problemi quotidiani che, messi assieme, sono comunque una pesante matassa da affrontare. Non sempre al meglio. Perché in fondo, Strappare lungo i bordi tratta della delusione di un’intera generazione, cresciuta in un mondo che ormai è svanito, illusasi di poter vivere in un futuro luminoso, di facile interpretazione, ma che oggi, al contrario, si vede costretta a sopravvivere in una contemporaneità fatta soprattutto di precariato, di promesse non mantenute, di obiettivi mai conseguiti mentre il tempo passa inesorabile. Quindi di un’esistenza che invece di andare come previsto, come quei fogli da strappare comodamente lungo i bordi, lungo un tracciato già definito, finisce per sviare, per complicarsi. Esattamente come quando si strappa inavvertitamente quel bordo tratteggiato e difficilmente si riesce a tornare sul percorso prefissato, ritrovandoci per le mani un foglio sgualcito, frastagliato e per niente ordinato. 

“Strappare lungo i bordi”. Zerocalcare

È una metafora azzeccatissima, che descrive alla perfezione il sistema con cui Zerocalcare affronta questa breve serie. Lo stesso che gli ha permesso di raggiungere il suo ampio consenso: vale a dire quello di discutere di questioni complesse, profonde, anche difficili se vogliamo, partendo da concetti leggeri, da elementi che tutti conosciamo e con i quali possiamo facilmente rapportarci. Un modo cioè di catturare l’attenzione dello spettatore, di dire in qualche modo “ci siete fin qui? Bene, ora che ho la vostra attenzione andiamo oltre”. 
Questo si ottiene facendoci sentire a nostro agio, un po’ come quando si sta fra amici: ecco perché il linguaggio è quello colloquiale, che usa l’occasionale turpiloquio (e chi lo non fa?) e che punteggia i suoi ragionamenti con quantità enormi di richiami alla cultura popolare, di omaggi all’immaginario “nerd”, di citazioni cinematografiche a profusione. Una veracità in cui i trentenni e i quarantenni si rispecchiano con immediatezza, anche perché rafforzata dalla praticità del romanesco, accento universale per eccellenza, quasi una moderna koiné, in grado di coinvolgere nord, centro e sud del nostro lungo stivale.

Seguire fino alla fine Strappare lungo i bordi è quindi divertente, ma in questa leggerezza del raccontare c’è un’amarezza di fondo e una malinconia che dipingono una società che ha bisogno di ritrovare la speranza. E alla fine, infatti, si piange. 
Perché Zerocalcare, come detto, parla di lui ma parla in realtà di tantissime altre persone, dei suoi coetanei, della generazione precedente che li ha raggirati, di quelle nuove che stanno crescendo senza una bussola di valori. E della grande voglia di serenità che in questi anni sembra non arrivare mai.

STRAPPARE LUNGO I BORDI

Scritto e diretto da Zerocalcare
Musiche di Giancane

Prodotto da: Movimenti Production, Bao Publishing, DogHead Animation Studio
Distribuito da: Netflix