Sì, chef! Di pietanze e temi sociali

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In arrivo il 7 dicembre il film di Louis-Julien Petit: nel mezzo di una cucina, tra stoviglie e salse, si getta un ponte fra le diversità (con un finale un po’ scombinato)

Nel ristorante stellato in cui lavora, la chef Cathy Marie (Audrey Lamy) entra in conflitto con l’arrogante Lyna Deletto (Chloé Astor), la proprietaria. Quest’ultima è anche la star di un famoso reality show dedicato alla cucina, il seguitissimo “The Cook”. Sentendosi trattata ingiustamente, Cathy dà le dimissioni, pensando di poter ottenere con facilità un altro lavoro di buon livello. Ma l’illusione dura poco.

“Sì, chef!”. Regia Louis-Julien Petit

Con l’aiuto della sua amica Fatoumata (Fatou Kaba), si reca nell’unico posto che decide di darle un’altra occasione, scoprendo con rammarico che si tratta semplicemente di un istituto che accoglie minorenni immigrati, soprattutto africani. La malandata struttura, come le spiega il direttore Lorenzo (François Cluzet), ha lo scopo di inserire i giovani in un contesto lavorativo, permettendogli di non essere espulsi dal suolo francese al compimento della maggiore età. In tutto questo, il ruolo di Cathy sarebbe di preparare i pasti per la modesta sala mensa, niente di più.

In una profonda crisi esistenziale, la cuoca, ora disoccupata, non ha altra scelta se non accettare, sperando ovviamente di poter andare via il prima possibile. Nonostante il supporto e il candore della tenera assistente Sabine (Chantal Neuwirth), le cose non vanno per il verso giusto: Cathy si scontra con gli ospiti e con lo stesso Lorenzo fino al giorno in cui alcuni dei ragazzi, specialmente il piccolo ed entusiasta GusGus (Yannick Kalombo), cominciano a dimostrare un certo interesse per l’arte culinaria. Qualcosa cambia nei reciproci atteggiamenti, tanto che Cathy ha un’idea per aiutare il gruppo e, al tempo stesso, rifarsi dello smacco subìto da Lyna Deletto usando proprio l’arena televisiva di “The Cook”. E chissà, forse nella casa famiglia non si sta poi così male, dopotutto.

“Sì, chef”. Regia Louis-Julien Petit

Louis-Julien Petit torna a raccontare di temi sociali dopo averlo fatto con Le invisibili (2018), usando ancora i toni della commedia che, non di rado, virano su atmosfere più malinconiche. L’impianto del film, in uscita nelle nostre sale il 7 dicembre, si ispira a una storia vera, quella di Catherine Grosjean, una chef che insegna alla scuola alberghiera di Treignac (nella regione di Corrèze) dedicata a minori stranieri non accompagnati. Lo spunto è la base su cui costruire una vicenda dall’impianto ben noto al cinema, ovvero quella dell’insegnante o dell’educatore che, giunto malvolentieri in un posto in cui sono poche le aspettative professionali, deve avere a che fare con ragazzi difficili che però, poco alla volta, impara ad amare e rispettare riscoprendo i valori dalla vita. Lo abbiamo visto in così tanti titoli, che elencarli tutti sarebbe impossibile: ci limitiamo a La scuola della violenza (1967), con Sidney Poitier, il nostro Mary per sempre (1989), di Marco Risi, oppure il recentissimo Lunana: il villaggio alla fine del mondo, prima pellicola del Buthan candidata all’Oscar per il miglior film straniero.

“Sì, chef”. Regia Louis-Julien Petit

Qui c’è però l’originale ambientazione culinaria, dove a gettare un ponte fra le diversità sono stoviglie, piatti, ingredienti raccolti con attenzione, salse e profumi. Un modo per cercare quell’inserimento e quell’occupazione agognate da tutti gli sfortunati migranti agli ordini di Cathy, ma anche per valorizzare le tradizioni di ognuno. In fondo l’arte della cucina è essenziale nella cultura di ogni popolo, è parte integrante della sua storia e dell’esperienza di chiunque: pietanze e sapori sono una molla incredibile per i ricordi (la Sindrome di Proust a cui si fa più volte riferimento), rendendoli di nuovo reali come quelle madri che mettevano il cibo in tavola e alle quali i figli sono tuttora grati, sentendone forte la nostalgia.

“Sì, chef”. Regia Louis-Julien Petit

Si tratta di un racconto, dunque, prevedibile eppure gradevole, intelligente altresì nell’accennare ad alcune delle gravi problematiche dei nostri tempi, dell’attualità non solo francese ma europea. Non si va mai troppo a fondo, ma è sufficiente per far riflettere su una serie di drammatiche realtà. Probabilmente una certa confusione nella narrazione dell’ultima parte non giova a un finale un po’ sconclusionato e, francamente, davvero poco realistico. Ma di fronte ai sorrisi felici dei componenti della “brigata” di Cathie Mary (da cui il titolo originale La Brigade), velati da un filo di commozione, possiamo chiudere un occhio e augurare buona fortuna per il futuro alla chef e ai suoi volenterosi apprendisti.  

SÌ, CHEF!

Regia: Louis-Julien Petit
Sceneggiatura: Louis-Julien Petit, Liza Benguigui, Sophie Bensadoun

con Audrey Lamy, François Cluzet, Chantal Neuwirth

Produzione: Odyssée Pictures
Distribuito da: I Wonder Pictures

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