Creature di Dio. Un dramma che affonda nel proprio vuoto
Non bastano le ambientazioni suggestive, la qualità tecnica e la sontuosa interpretazione di Emily Watson: il film di Saela Davis e Anna Rose Holmer è un’occasione mancata di trattare l’importante tema del ruolo delle donne nella realtà patriarcale
Presentato alla prestigiosa Quinzaine di Cannes, Creature di Dio, diretto da Saela Davis e Anna Rose Holmer, da oggi, giovedì 4 maggio al cinema, è un dramma di atmosfere che si prefigge intensità e si apre sott’acqua per riemergere sulle rive di un villaggio di pescatori irlandese.
Il film, prodotto dalla A24 e distribuito da Academy Two, mira a esplorare il ruolo delle donne in una società patriarcale, evidenziando i contrasti tra la morale collettiva e quella individuale. Purtroppo, nonostante le premesse interessanti, il film non riesce a soddisfare le aspettative e manca del tutto i propri obiettivi.
La trama si concentra su Aileen (Emily Watson), madre affettuosa e operaia, la cui vita cambia quando il figlio Brian (Paul Mescal) torna a casa inaspettatamente. Aileen è felice del ritorno del figlio, finché un crimine devastante la fa dubitare di conoscerlo davvero.
Le registe sono abili nel creare tensione, enfatizzando dettagli e suoni opprimenti: l’allevamento delle ostriche, dove i protagonisti lavorano nell’acqua gelida e che producono suoni graffianti, immerge la storia in una dimensione di costante minaccia. In quest’ambientazione ansiogena, la fedeltà di Aileen come madre e la sua coscienza morale si scontrano, e l’interpretazione della Watson, come sempre sontuosa, esalta la drammaticità del conflitto.
Tuttavia, la trama mostra presto la sua esilità e i personaggi restano piatti, senza progredire o raggiungere la profondità annunciata. Il racconto si risolve superficialmente, limitandosi ad abbozzare caratterizzazioni e interi passaggi narrativi che avrebbero meritato ben altro spazio, e risulta schematico e prevedibile. La citazione “siamo tutti creature di Dio al buio” suona come una frase vuota, e il tema del ruolo delle donne nella realtà patriarcale, che avrebbe potuto essere il fulcro della storia, viene relegato a un elemento accessorio. Le ambientazioni suggestive e la realizzazione tecnica, pur di buon livello, non bastano a colmare le lacune del film. E la svolta finale, in realtà abbastanza prevedibile, lascia un’impressione amara e sembra più strumentale che narrativamente convincente.
In conclusione, Creature di Dio è un’occasione mancata per raccontare una storia di donne in un contesto difficile e complesso. Il film non riesce a cogliere la potenzialità del tema proposto, risultando modesto e monocorde, non lasciando il segno e finendo ben presto per annegare nelle fredde acque del mare d’Irlanda.
CREATURE DI DIO
Un film di Saela Davis e Anna Rose Holmer
con Emily Watson e Paul Mescal
Produzione: A24 Distribution Llc
Distribuito da: Academy Two