L’enigma di Bartleby
Gilles Deleuze e Giorgio Agamben analizzano la celebre e misteriosa figura dello scrivano di Melville nel saggio filosofico-letterario edito da Quodlibet
“Preferirei di no”. Chiunque ami i libri e sappia qualcosa di letteratura probabilmente conosce la risposta, tanto categorica quanto assurda, che lo scrivano Bartleby, protagonista del racconto creato da Herman Melville nel 1853, dà ogni volta che qualcuno gli chiede di fare qualcosa.
L’uomo, descritto dal suo narratore come una figura “pallidamente linda, penosamente decorosa, irrimediabilmente squallida” è un giovane che risponde all’annuncio di lavoro di un avvocato di Wall Street, in cerca di uno scrivano che aiuti i due già presenti nel suo studio. Bartleby però, che all’inizio svolge con cura il proprio dovere, comincia a un certo punto a rispondere a ogni richiesta con la celebre locuzione “preferirei di no” (I would prefer not to, nell’originale). Finché smette del tutto di lavorare, giustificando il proprio comportamento con la stessa, identica frase: “preferirei di no”.
L’avvocato che lo ha assunto, all’inizio sbigottito e via via sempre più irritato dall’atteggiamento del suo strambo dipendente, è però incapace di licenziarlo. Subisce infatti il fascino di questo surreale personaggio, del quale segue le sorti fino alla fine. Fino a quando Bartleby, rinchiuso per vagabondaggio nella prigione di New York, si lascia morire di inedia, rispondendo a chi lo invita a mangiare che preferirebbe di no.
La critica si è interrogata per decenni sulla misteriosa figura dello scrivano Bartleby, cercando di individuare quale fosse il significato che Melville aveva voluto darle. Molti hanno parlato di un messaggio evangelico, altri buddhista, altri ancora edipico. Alcuni hanno interpretato il racconto come una denuncia verso la società capitalistica di Wall Street, che rifiuta e allontana il diverso.
Oggi, con il piccolo ma intenso volume Bartleby. La formula della creazione, edito da Quodlibet, tentano una definizione dell’incredibile protagonista melvilliano due tra i maggiori filosofi del nostro tempo: il francese George Deleuze e l’italiano Giorgio Agamben. Il primo conclude la sua straordinaria analisi con la convinzione che Bartleby sia
Il nuovo Cristo. Il fratello di tutti noi
Una considerazione vicina a quella di Agamben il quale afferma però che «se Bartleby è un nuovo Messia… egli non viene, come Gesù, per redimere ciò che è stato, ma per salvare ciò che non è stato». Un piccolo libro con pagine dense di riflessioni e letteratura, che chiunque abbia amato il racconto di Melville dovrebbe leggere.
Bartleby. La formula della creazione
di Gilles Deleuze – Giorgio Agamben
Traduzione: Stefano Verdicchio
Editore: Quodlibet
Anno edizione: 2019
Pagine: 89 pp.
Prezzo: € 8,00
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