Rewind | Jojo Rabbit. Il dramma, la commedia e il nazismo
Taika Waititi firma una pellicola sul nazionalsocialismo fondendo l’umorismo con la tragedia della storia. E Scarlett Johansson è splendida nel ruolo di una coraggiosa madre
È già una missione difficile fare una commedia sul nazismo. Come farlo efficacemente senza rimandi a giganti come Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin o La vita è bella di Roberto Benigni? Il regista neozelandese Taika Waititi risponde con Jojo Rabbit, proponendo una storia raccontata dal punto di vista del piccolo e ingenuo Johannes “Jojo” Betzler (Roman Griffin Davis), bambino di dieci anni nonché fervido nazista che ha come amico immaginario una stramba e ridicola versione di Adolf Hitler (interpretata dallo stesso Waititi); il tutto inserito in una Berlino del 1945 dall’atmosfera pop straripante di colore.
Jojo, orfano di padre – militare disperso al fronte italiano – che soffre anche la recente scomparsa della sorella maggiore, è molto attaccato alla dolce madre Rosie (Scarlett Johansson), e ripone nel suo forsennato e patetico patriottismo la risposta compensativa agli affetti mancanti; il che lascia trasparire un latente desiderio di appartenere a qualcosa, estremizzato anche dal numero ridotto di amici, ovvero: Adolf Hitler, suo consigliere dai suggerimenti strampalati e puerili, e il grassottello e innocuo coetaneo Yorki (Archie Yates).
Per quanto proclami di possedere forza e coraggio ariani millantati dalla propaganda nazista, in realtà il bambino mostra una grande fragilità e sensibilità che vengono fuori in una prova d’addestramento della gioventù hitleriana – ambientata in un improbabile campo estivo – dove gli viene impartito l’ordine di torcere il collo a un coniglio: compito in cui fallisce miseramente non trovando la determinazione per farlo e venendo così battezzato derisoriamente “Jojo Rabbit”.
In seguito, dopo un folle gesto impulsivo in cui rimane ferito al volto dalla detonazione di una granata, Jojo occupa il tempo facendo i compiti più umili nell’organizzazione, fino alla scoperta di un segreto incredibile proprio dentro casa sua: sua madre tiene nascosta un’ebrea, la diciassettenne Elsa (Thomasin McKenzie). Da lì in poi, Jojo, che inizialmente vuole sopraffare “l’ospite”, comincerà a rivedere le sue posizioni sulla dittatura nazionalsocialista, stabilendo un rapporto con la ragazza e lasciando anche spazio a qualche barlume sentimentale.
Analizzando la sceneggiatura scritta da Waititi del film (tratto dal romanzo Come semi d’autunno di Christine Leunens) e parlando nel dettaglio del rapporto d’amicizia dei due ragazzini e della crescita di Jojo, non si vedono sorprese degne di lasciarci bocca aperta: la storia è semplice e a tratti fin troppo prevedibile, ma ha comunque la capacità di non far distrarre lo spettatore.
Seppur la narrazione proceda liscia come l’olio, torna troppe volte la sensazione che la scrittura non sia per niente esaltante: sono fin troppi i didascalismi nei dialoghi e gli esiti scontati nei finali di alcune scene, per quanto, comunque, accettabili. In particolare, i momenti troppo esplicativi avvengono perlopiù nelle scene che includono Jojo e la madre, là dove si notano anche momenti molto affettuosi e commoventi: il loro rapporto così solido è piacevolmente tangibile per chi lo guarda e copre la storia di una dolcezza che sa ben accarezzare lo spettatore.
Si deve rendere merito per questo anche alla sentita interpretazione di Scarlett Johansson, che ci mostra una donna forte, umana, coraggiosa e amante della pace e della vita che fa da perfetto contrasto alla pazzia suicida respirata nella guerrafondaia Germania di fine guerra, ostile a tal punto alla resa da giungere alle estreme conseguenze di far combattere i bambini nella drammatica presa di Berlino.
Di certo in una cosa riesce bene Jojo Rabbit: l’equilibrio tra commedia e dramma. In una prima parte si ride di gusto con scene assurde dove i discorsi sulla superiorità della razza sono ben ridicolizzati; ottimo anche lo stesso Waititi nel mostrarci un Hitler che non fa per niente paura e che trasmette ilarità a ogni suo ingresso. In concomitanza con le sorti della Germania, ormai perdente su tutti i fronti e in prossimità dell’ingresso degli alleati a Berlino, il film tira fuori il suo lato più tragico e oscuro – denotato anche da una fotografia più “spenta” di quella vista prima – e ribalta le emozioni provate in precedenza dallo spettatore con molte scene toccanti, crude e tristi: scene nelle quali si può anche apprezzare appieno il giovane ma già irresistibile talento del piccolo Roman Griffin Davis.
A definire l’originalità del film c’è anche la stessa scrittura del personaggio Jojo, il cui patetico fanatismo è esaltato da un candore disarmante che non risparmia lo spettatore dalle risate. In generale, c’è uno spirito irriverente, che ben lo stacca da pericolosi cliché sulla satira nazista, al quale contribuisce il personaggio dell’inetto e bizzarro Capitano Klenderzorf, restituito da un divertentissimo Sam Rockwell.
L’estetica merita una piena promozione grazie a un taglio affascinante (fotografia con molta luce e colori accesi) e a uno stile vicino a quello di Wes Anderson. D’altronde, la simmetria delle inquadrature la fa da padrona, oltre al clima kitsch e sbarazzino delle immagini e a una storia surreale ricca di dettagli fantasiosi (come i disegni tratti dalle descrizioni inventate da Elsa sugli ebrei volti a sbeffeggiare il piccolo nazi e svelarne i punti deboli).
In conclusione, Jojo Rabbit è un film molto piacevole e ben realizzato. Tuttavia, non siamo troppo d’accordo con i toni molto entusiastici usati per collocarlo tra i migliori film sul nazismo. Perché certamente ha al proprio arco molte frecce che lo valorizzano e lo rendono un bell’esempio di commedia mista a dramma, ma, a conti fatti, non si può parlare di un film epocale in quel contesto. Tuttavia, è una pellicola che va comunque lodata per essere un prodotto gradevole che sa far ridere di gusto e commuovere con successo.
Jojo Rabbit
scritto e diretto da Taika Waititi
con Scarlett Johansson, Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson, Stephen Merchant, Alfie Allen, Sam Rockwell, Archie Yates
Produzione: Fox Searching Pictures, TSG Entertainment
Distribuito da: 20th Century Fox Italia
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