Il ragazzo e la Tigre. La distanza tra estetica e contenuto

Un racconto di luoghi, popoli e miti: il nuovo film del documentarista Brando Quilici con Claudia Gerini e Sunny Pawar ci porta nelle leggende asiatiche tra perfetti contrasti visivi e sonori, e molti limiti narrativi

Innanzitutto, vi è un allarme, ed è da qui che si deve iniziare: la specie della tigre (in tutte le sue sottospecie) si sta per estinguere. Ne restano al mondo oramai solo 3900 esemplari in libertà e in Nepal – habitat naturale della tigre del Bengala – il loro numero è inferiore a 300. Di questo dirompente allarme intende farsi manifesto il nuovo film di Brando Quilici Il ragazzo e la Tigre, distribuito dalla Medusa Film e prodotto dalla HD Production in associazione con Mediaset España e Laser Film, al cinema dal 14 ottobre, con il patrocinio del WWF e a sostegno del suo programma “Save the tigers now”.
Il film, realizzato proprio nell’anno della Tigre, secondo il calendario cinese, ha aperto, quale evento speciale, la ventesima edizione di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2022 (imperdibile appuntamento annuale, in programma quest’anno dal 14 al 23 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica e in altri luoghi della Capitale).  

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

Sullo sfondo del racconto c’è prima di tutto un’affascinante leggenda, nota in Asia, che narra di Padmasambhava, Guru Rimpoche (Prezioso Maestro), l’uomo santo per i buddisti, che avrebbe volato nel IX secolo a cavallo di una tigre dal Tibet al Bhutan per fondare il monastero di Taktsang (in tibetano: stag tshang, letteralmente “Tana della tigre” o Tiger’s Nest), che ancora oggi si staglia, arroccato sulla montagna, a dieci chilometri a nord della città di Paro. Nel mito del monastero e della sua leggenda, il film, ambientato ai nostri giorni, racconta la storia di Balmani (in tibetano, “piccolo gioiello”), ragazzo di dodici anni, rimasto orfano dopo aver perso i propri genitori durante il devastante terremoto in Nepal del 2015 e ospite dell’orfanotrofio diretto dalla caparbia istruttrice Hanna, in piena giungla. La fuga di Balmani e il suo viaggio verso il monastero Tiger’s Nest, da lui sempre sognato grazie ai racconti d’infanzia di sua madre, porteranno il ragazzo a imbattersi nel cucciolo di una tigre del Bengala, che lui chiamerà Mukti, salvato dai bracconieri, e con cui vivrà tutte le avventure che il tragitto gli riserverà. Sulle loro orme si lanceranno all’inseguimento, da una parte, i feroci bracconieri, intenti a recuperare il prezioso cucciolo, dall’altra, Hanna, determinata a riportare il ragazzo a casa.        

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

La regia e la sceneggiatura del film sono del documentarista Brando Quilici, figlio del compianto e indimenticato documentarista e scrittore Folco Quilici che è stato tra i più importanti divulgatori del rapporto tra natura ed essere umano.
Brando, che ha saputo seguire le orme paterne, ha realizzato nella sua lunga carriera, di oltre vent’anni, numerosi e apprezzati documentari, trasmessi dalle più importanti reti al livello internazionale, tra cui National Geographic Channel, Discovery Channel, Channel 4, ZDF, France 5, oltre che dalla Rai, vincendo anche numerosi premi, tra cui quelli al Jackson Hole Film Festival e al Trento Film Festival. Nel 2013, aveva già esordito alla regia con Il mio amico Nanuk, film da lui stesso ideato e co-diretto con Roger Spottiswoode, ambientato tra i ghiacci dell’Artico canadese. Durante i suoi lavori per Discovery Channel, Quilici è stato più volte sull’Himalaya, che quindi ben conosce e di cui ha ascoltato storie e miti, viaggiando anche nel Nepal del dopo terremoto, incontrando le persone che si sono prese la responsabilità della sua quotidiana ricostruzione, come Meg Done, a cui il personaggio di Hanna è ispirato, che ha costruito un orfanotrofio per 45 bambini, dando loro istruzione e soprattutto una nuova casa. 

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

Le interpretazioni degli attori appaiono efficaci. Brava Claudia Gerini nel ruolo di Hanna, sempre nel personaggio e a cui dimostra di tenere particolarmente, alla quale regala alcune espressioni di commozione autentica; è un peccato solo che nel doppiaggio di se stessa non dimostri altrettanta bravura (il doppiaggio è un’arte diversa dalla recitazione e viceversa). Ma le vere star sono il giovanissimo attore indiano Sunny Pawar, già apprezzato in Lion – la strada verso casa e, soprattutto, il cucciolo di tigre, la cui espressività resta nella memoria, tanto da rubare la scena agli altri attori (almeno finché non viene  sostituito, in maniera alquanto irrealistica, con una tigre improvvisamente troppo cresciuta). Le musiche originali del film sono del compositore Vincenzo Ricca e la colonna sonora include musiche di Ben Zebelman.

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

Il film, che ha richiesto cinque anni di lavorazione, certamente è portatore di un messaggio importante per tutti e per i bambini a cui è innanzitutto rivolto: il mondo e le sue creature vanno difesi, non depredati, se si vuole che la vita, in tutta la sua profondità e bellezza, vada avanti. Tuttavia, se da una parte la pellicola mostra il talento di Quilici come documentarista, dall’altra evidenzia i suoi limiti come sceneggiatore e cineasta

La macchina da presa è certamente lucida nel mostrare la luce e i colori della giungla del Chitwan, nel registrare il canto degli uccelli e le grida degli animali selvatici. Così come è perfetto il contrasto visivo e acustico, rappresentato nella seconda parte del film, tra la natura incontaminata del mondo, dove si respira l’aria sottile delle alte montagne dell’Annapurna, dove il tempo si muove lentamente e lo spazio sembra essere infinito, e il contesto urbano e inquinato di Kathmandu, dove domina il caos delle sue strade affollate e dove a nessun abitante sembra essere concesso il proprio necessario spazio vitale. 

Allo stesso tempo, però, non sembra adeguata la costruzione narrativa a sostegno della storia e dei suoi personaggi, che appaiono piatti e stereotipati. Gli accadimenti, che si susseguono con una prevedibilità e una banalità disarmanti, sembrano solo l’occasione per giustificare le riprese del contesto in cui si realizzano. Tutti i personaggi principali della storia, soprattutto “i cattivi”, sono mostrati secondo gli stereotipi più abusati: l’orfano in fuga alla ricerca di una nuova casa (e di una nuova mamma), il fedele tigrotto al suo fianco, i bracconieri senz’anima e intelligenza (cattivi così incapaci e imbranati non si vedono più neppure nei cartoni animati), il cattivo che si pente e poi aiuta i buoni, l’istitutrice onesta, e orfana anche lei, che assurge al ruolo di madre.

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

Anche i personaggi secondari, incontrati lungo il viaggio, appaiono come delle belle statuine che, in maniera candida e senza alcuna ragione specifica, si precipitano ad aiutare (in alcuni casi a salvare) i viandanti lungo il tratto di strada che li compete, apparendo sempre con improbabile tempismo e fornendo esattamente gli aiuti necessari (con passaggi in macchina, aereo e persino sidecar) rendendo possibile (e breve) un viaggio altrimenti ai limiti del possibile. Persino la natura, la cui salvaguardia è promossa dal film, non si palesa come tale: le tigri sono mostrate come dei micioni affettuosi e le micidiali tormente d’alta quota come leggere ventate di neve. 

Tali scelte narrative non possono certamente essere giustificate dal fatto che il film si rivolga a un pubblico giovane, se non giovanissimo, che soprattutto oggi non è più disposto ad accettare certe ingenuità e che è anzi desideroso, sin dai primi anni di vita, di ricevere spiegazioni sensate rispetto ai numerosi input che, quotidianamente, riceve dai media.
Il pubblico dei ragazzi, come quello degli adulti, richiede che ciò che gli venga raccontato sia ragionevole, per quanto fantasioso e immaginifico: per innamorarsi delle favole bisogna prima di tutto credere in esse. Ecco che allora risulta ancora più grande il dispiacere nel vedere che alcune storie nella storia, come ad esempio quella dei cacciatori di miele, che ben avrebbe meritato uno spazio maggiore (e forse addirittura un film a parte) siano raccontate in maniera così superficiale e rapida, quasi come buttate lì, solo per far avanzare i protagonisti nel loro viaggio, tappa dopo tappa. 

“Il ragazzo e la Tigre”. Regia Brando Quilici

C’è un pianeta da salvare, Quilici questo lo sa bene, ed è immane il lavoro che va fatto per documentare e raccontare la bellezza del mondo che ogni giorno è attaccata e minacciata dalla peggiore bruttezza dell’azione umana. Pertanto, ogni storia che si occupa di questo merita di essere raccontata e ascoltata. Ma raccontare ha le sue regole e per questo non si può essere indulgenti, neppure quando lo scopo è così nobile. Pertanto, non si perda mai la volontà di raccontare storie come questa, ma non si ignori nemmeno la necessità di saperlo davvero fare.

IL RAGAZZO E LA TIGRE

un film di Brando Quilici
con Sunny Pawar, Claudia Gerini

Produzione: Hd Productions, in associazione con Mediaset España e Laser Film e con il patrocinio di WWF

Distribuito da: Medusa Film