Nella città di Sutri. Tra immagini, archeologia e mito

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Alla scoperta dei tesori artistici della città leggendaria a pochi passi da Roma. Un luogo scrigno di bellezze uniche, di miti pagani e cristiani, e di un fascino senza tempo

L’antichissima città di Sutri (a circa sessanta chilometri da Roma) è una delle affascinanti località che nell’Italia centrale punteggiano un paesaggio naturalistico tra i più belli del nostro Paese. 
Dice la leggenda che sarebbe stata fondata nientemeno che dal dio Saturno e, indubbiamente, custodisce alcuni tesori artistici davvero unici. Tra questi spicca certamente il Mitreo, inserito in un parco archeologico (istituito nel 1988) che vanta anche il celebre anfiteatro, le necropoli di età romana, Villa Savorelli con il suo giardino all’italiana e alcuni edifici di culto. Lo stesso Mitreo, ci spiega la guida, è ancora oggi un luogo consacrato ed è in realtà più accurato chiamarlo con il nome che gli è stato dato fin dal Medioevo: chiesa della Madonna del Parto.

La struttura che stiamo visitando è decisamente fuori dal comune, probabilmente usata già in tempi remoti come sito per le sepolture. Dall’esterno è quasi impossibile indovinarne la presenza, scavata com’è all’interno del blocco tufaceo che caratterizza l’intera area sutrina. Considerata la sua funzione originaria, quella appunto di devozione per il dio Mitra, non dovremmo stupircene. Il mitraismo infatti, di origine orientale e diffuso in occidente dai soldati delle legioni romane, veniva spesso praticato in luoghi sotterranei o comunque bui e reclusi, probabilmente per via dell’origine della divinità, pare nata dalla pietra. Tale credo è esistito parallelamente al cristianesimo con il quale condivideva alcuni elementi, non solo dal punto di vista simbolico, come ad esempio una concezione del mondo in cui il Bene e il Male si scontravano costantemente e nel quale era necessario schierarsi per combattere dalla parte della luce. L’imperatore Teodosio alla fine del IV secolo d.C. mise però al bando ogni culto pagano, incluso dunque quello di Mitra del quale, di lì a poco, non si ebbero più notizie. 

Città di Sutri. Affresco San Michele Arcangelo

Il posto, ad ogni modo, venne in seguito consacrato a San Michele Arcangelo e, ancora una volta, non è una casualità. Mitra, difatti, viene spesso raffigurato nell’atto di sacrificare un toro, il cui sangue dona vita e fecondità alla terra. Ebbene un toro è protagonista anche della leggenda cristiana di San Michele Arcangelo, la quale risale al V secolo d.C. e narra di un signorotto locale che, inseguendone uno fin sulla cima del monte Gargano, in Puglia, lo trovò nascosto in una grotta. Incapace di farlo uscire, decise di colpirlo con le sue frecce che invece, miracolosamente, tornarono indietro arrivando a ferire chi le aveva scagliate. Il prodigio venne riportato al vescovo della zona, Lorenzo Maiorano, che poi fu testimone di molte apparizioni dell’Arcangelo Michele (tanto che la grotta finì per essere consacrata proprio al guerriero celeste ed è tutt’oggi un famoso santuario).

È esattamente a questo racconto che si rifanno i bellissimi affreschi che troviamo nel vestibolo quadrato, il primo ambiente che ci accoglie all’entrata di quella che, come detto, è una vera e propria chiesa (è presente un’acquasantiera per darcene ulteriore conferma). Realizzati nel XIV secolo, ancora ben conservati, ci mostrano in primo piano un personaggio nell’atto di scagliare le sue frecce, alcune di queste già tornate indietro e conficcate nella sua gamba. Ed eccolo, San Michele Arcangelo, fare la sua apparizione poco più in alto, mentre osserva una fila di figure che incede verso la grotta del prodigio (alcune, più penitenti, addirittura in ginocchio). 

Città di Sutri. Affreschi del vestibolo quadrato

Questa immagine ci rammenta un’altra importante caratteristica della città di Sutri: l’essere situata lungo la Cassia, quindi ultima tappa della Via Francigena prima dell’arrivo a Roma. Per secoli, innumerevoli pellegrini da tutta Europa l’hanno percorsa per poter giungere a San Pietro: un cammino che ogni fedele avrebbe dovuto compiere durante la propria vita. Non di rado, persone ricche, o comunque troppo cagionevoli di salute per affrontare il viaggio (non tutti arrivavano vivi a destinazione), pagavano altri per intraprendere al loro posto la lunga via fino al centro della Cristianità. 

Due figure in basso, forse coniugi, sembrano appunto incaricare una terza persona occupata nell’impresa. Chissà se si tratta della stessa famiglia cui appartiene la donna che, molto probabilmente, ha commissionato queste meravigliose pitture e che è rappresentata in ginocchio sul lato sinistro dell’opera, di fronte a una Madonna con bambino affiancata da un’altra rappresentazione di San Michele e da San Giacomo di Compostela. La presenza di quest’ultimo (uno degli apostoli di Gesù) ci ricorda che la città a lui dedicata, in Spagna, era un’altra meta di pellegrinaggio cristiano, al termine del quale veniva consegnata una conchiglia quale “certificazione” dell’avvenuta visita. Conchiglia che, infatti, fa parte dell’iconografia del santo ed è ben visibile sul nostro affresco. 
A completare il ciclo pittorico c’è San Cristoforo, sulla destra, la cui etimologia del nome sta proprio a significare “portatore di Cristo” e, a sottolinearlo, notiamo come egli regga in braccio Gesù Bambino mentre, con l’altra mano, impugna un bastone da cui è germogliata una palma, simbolo del martirio.

Città di Sutri. Affresco di San Michele

È il momento di entrare nella vera e propria area di culto attraversando una piccola entrata che – ci viene spiegato – non è quella originale, poiché una volta si accedeva da un’apertura sulla sinistra dell’altare che è ormai murata da secoli.
È intensa la sensazione che si prova nel trovarsi in un luogo dalla storia così lunga e che da quasi due millenni viene utilizzato per motivi spirituali. Quando era ancora un mitreo, questo era costituito unicamente dalla navata centrale, ai lati della quale alcuni sedili consentivano ai membri della comunità di banchettare. Dopo essere stato dedicato alla fede cristiana, sono state letteralmente scavate anche le navate laterali, lasciando una serie di pilastri di roccia quali divisori degli ambienti. 

Le anguste aperture che un tempo si trovavano sulla parete sinistra permettevano l’entrata della luce che, però, ha via via degradato e irrimediabilmente distrutto gli affreschi sulla parete destra. Fortunatamente su quella sinistra, non esposta direttamente all’illuminazione del sole, si possono invece ammirare altre opere d’arte. 
Sono soprattutto raffigurazioni della Vergine affiancata da santi e vescovi: immagini che decorano anche alcuni dei pilastri sui quali, ci fanno notare, ci sono ancora alcune mattonelle in ceramica che illustrano le stazioni della Via Crucis (la maggior parte sono andate purtroppo perdute). 

Usando la fantasia, possiamo cercare di rivedere l’intera chiesa ricoperta di queste pitture, intuendo un ambiente buio ma ricco di colori, vitale. Sulla volta c’è un altro affresco impreziosito da una singolarità: è la rappresentazione dell’arcangelo Michele (splendida la sua veste) il cui volto, però, è sbalzato così da apparire tridimensionale. Il pavimento è notevolmente degradato dal passare dei secoli essendo stato realizzato in origine in cocciopesto, cioè un miscuglio di malta e frammenti di terracotta. Per ovviare al problema, approfittando del periodo di lockdown, è stata realizzata una piattaforma in legno che permette una visita più agevole e in sicurezza. Proprio sul pavimento possiamo notare una grossa cavità rettangolare sulla cui funzione, in passato, si sono formulate molte ipotesi. La guida illustra quella più probabile e accreditata, ovvero che si trattasse di una “fossa sanguinis”. 

Città di Sutri. Affresco dell’abside

Durante il periodo pagano, infatti, per rievocare il mito di Mitra, veniva effettivamente sacrificato un toro (posto a un piano superiore) il cui sangue, sgorgando dalla gola squarciata, finiva per colare e raccogliersi nella fossa ora ai nostri piedi. Qui si immergevano gli iniziati al culto in una sorta di battesimo: oggi può sembrarci macabro, ma in realtà era considerato un rito di iniziazione importante verso la purificazione

In fondo, dietro l’altare, c’è un affresco della Natività (collocato in questa posizione nel 1737 dal vescovo sutrino Vincenzo Vecchiarelli) che ha sostituito con molta probabilità un rilievo dedicato ancora al dio Mitra e che, dopo la costruzione dell’attuale pedana, non è più possibile ammirare troppo da vicino. A nostro modo di vedere è comunque un bene cercare di limitare l’interazione dei numerosi turisti con un contesto così delicato, puntando quindi alla prudente conservazione di ciò che è riuscito a giungere fino ai giorni nostri. 

A tal proposito, oggi gli accessi sono strettamente contingentati, prevedendo un numero massimo di dieci persone per gruppo le quali, peraltro, possono sostare nella chiesa per non più di otto minuti. 
Vi suggeriamo, per una esperienza maggiormente appagante, di approfittare della visita speciale che abbiamo scelto (ideata durante il periodo del lockdown): si tratta dell’entrata effettuabile solo durante i fine settimana e i giorni festivi. Questa permette di ammirare le opere d’arte presenti grazie a un’illuminazione attivata per un tempo limitato in grado di seguire progressivamente il racconto della guida. In venti minuti si può così visitare la chiesa della Madonna del Parto mentre si “schiude” poco a poco davanti agli occhi. Credeteci, ne vale la pena.

MITREO DI SUTRI

– Dal martedì al venerdì accessi ogni 20 minuti a partire dalle 10:20 e fino alle 14:40.
La durata della visita è di 7 minuti e mezzo.
– Sabato, domenica e festivi accessi ogni 20 minuti a partire dalle 10:20 e fino alle 16:20.

Il gruppo di persone che può accedere contemporaneamente al Mitreo deve essere composto al massimo da 10 persone.
– Sabato, domenica e festivi alle 16:40 visita con illuminazione speciale dalla durata di 20 minuti (massimo 15 persone, biglietto di 10€ cadauno non cumulabile con il ticket integrato parco-museo).
– Lunedì chiuso

Per il Mitreo è sempre obbligatorio scegliere un orario per prenotare un turno di ingresso. Si chiede la massima puntualità.

Tariffe per l’accesso al parco Archeologico sutrino (include l’ingresso all’Anfiteatro e al Mitreo e comprende un’audioguida con spiegazioni storiche anche delle parti ad ingresso gratuito, come la necropoli rupestre e il giardino all’italiana di Villa Savorelli):
intero: 8€
ridotto: 6€ (gruppi dalla ventesima unità, ragazzi da 18 a 25 anni)
gratuito: residenti, fino a 17 anni, disabili, giornalisti accreditati, insegnanti con foglio di segreteria, docenti universitari, studenti di archeologia, storia dell’arte e architettura, guide turistiche abilitate, dipendenti MIBACT.

Per visitare anche il museo di Palazzo Doebbing, è possibile acquistare un biglietto integrato parco-museo da 15€ (ridotto 12€). 

Info e contatti:
Ufficio Turistico Piazza del Comune, 45 01015 Sutri (VT)
Tel.: 0761/609380; email: turistico@comune.sutri.vt.it – sutri.archeoares@gmail.com