Fa’ che non sia matto. Itinerario umano nella testa degli altri

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L’affascinante viaggio di un neuropsicologo inglese nei meandri della mente, quella dei suoi pazienti e la propria

Fa’ che non sia matto, edito da Mondadori, è un libro che parla di salute mentale, di casi clinici in cui uomini o donne, adulti o bambini hanno perso o stanno per perdere le proprie facoltà intellettive, ma non è solo questo. Nulla a che vedere con il tradizionale saggio scientifico su mente e malattia. È invece la testimonianza profondamente umana di un neuropsicologo britannico, il dottor A. K. Benjamin –  pseudonimo di Andrew Mitchell – che attraverso le storie di alcuni suoi pazienti svela le proprie fragilità di uomo e di terapeuta, mettendo in discussione il concetto di autorità del medico. 

Laureato in Letteratura a Oxford, Benjamin ha fatto lo sceneggiatore prima di scoprire la psicologia e acquisire una seconda laurea. Ha svolto quindi la professione di neuropsicologo a Londra, in India, Nepal, America Centrale e Stati Uniti, dove si è occupato molto di emarginati, senzatetto, transgender e migranti.
Quella che raccoglie nel suo libro è una serie di casi clinici da lui affrontati, in particolare negli anni trascorsi in un grande ospedale londinese, e ad essi dedica soprattutto la prima parte del volume. Conosciamo così le storie dell’anziana Lucy, che confonde la propria casa con quella della vicina; di Michael, un imprenditore che ha perso parte del cervello facendo jumping; di Tracy, una bambina rimasta gravemente disabile dopo che le è caduto addosso il megaschermo della TV. E poi di Jane, Murray, Ben, Craig e altri, ognuno con il proprio dolore. Il dottor Benjamin li ascolta con la consapevolezza che le patologie neurologiche spesso non prevedono guarigione. Ma anche con la convinzione che è sempre necessario considerare il contesto della malattia. Il mondo da cui il paziente proviene, la sua storia, il suo percorso di vita, le mille ragioni che possono aver contribuito a rompere il meccanismo.
Di fronte a due genitori che vivono il dramma di un figlio forse autistico che fa del male al fratellino non si può infatti non tenere conto che i due nutrono un evidente odio l’uno nei confronti dell’altra, e che questo può aver inciso sullo stato mentale del figlio. Così come nel caso dell’anziana Lucy, che perde la memoria e al dottor Benjamin ricorda sua madre, bisogna considerare che:

Negli ultimi diciotto mesi aveva… improvvisamente perso il marito, con cui era sposata da quarantatré anni… I figli se n’erano andati… La maggior parte degli amici era inferma o morta

Non si può chiudere il paziente nelle poche righe di diagnosi scritte su una cartella clinica. Altrimenti, tra i malati, ci sarebbe finito lo stesso dottor Benjamin, che da giovane ha pensato con forza al suicidio. Che è caduto in una crisi profonda dopo il fallimento del proprio matrimonio, e a un certo punto si è gettato anima e corpo nella follia degli sport estremi rischiando la vita per superare il limite.
Fa’ che non sia matto non è un libro facile, per l’argomento e per la scrittura a tratti funambolica dell’autore. Ma è un libro commovente, a volte persino divertente, che apre uno squarcio importante su temi complessi: la pazzia, il rapporto medico-paziente e le certezze della medicina che non sempre sono tali.

 

Fa’ che non sia matto
di A. K. Benjamin

Editore: Mondadori
Anno edizione: 2019
Pagine: 252 pp
Prezzo: € 18,00