Se solo fossi un orso. La forza della vita

Zoljargal Purevdash debutta al lungometraggio con uno stile quasi da documentario per scoprire il carattere antico e stoico della Mongolia

I sobborghi della capitale della Mongolia, Ulaanbaatar, sono una lunga sequenza di strade povere, case fatiscenti, abitazioni dai tetti in lamiera e infine, per chi non può permettersi neanche quelle, c’è una tipica iurta, ovvero una grande capanna circolare.
È proprio in una di queste che, tra tante difficoltà, vive Ulzii, un adolescente che, come i suoi coetanei, sta cercando il suo posto nel mondo.  Non è per niente facile però, perché i soldi mancano, la madre del ragazzo (Ganchimeg Sandagdorj) è disoccupata, e per via della depressione la donna ha preso a bere, e ci sono altri tre fratelli da sfamare. Purtroppo, la morte del padre di Ulzii (Battsooj Uurtsaikh), avvenuta poco tempo prima, ha gettato nella miseria l’intera famiglia, che già non se la passava bene, e una soluzione tarda ad arrivare.

Se solo fossi un orso
“Se solo fossi un orso”. Regia Zoljargal Purevdash

Proprio la madre, consapevole dei grossi problemi da affrontare, prende improvvisamente la decisione di tornare in campagna, per cercare lì un lavoro e una vita migliore. Ma Ulzii rifiuta di seguirla e manda con lei solo il fratello più piccolo e più bisognoso di attenzioni, decidendo di provare a mantenere lui stesso sua sorella e l’altro fratello più giovane.

È una scelta azzardata, ma il giovane non può permettersi di abbandonare la città: a scuola, infatti, hanno notato il suo eccezionale talento per la fisica, tanto che il suo insegnante (Batzorig Sukhbaatar) gli ha proposto di moltiplicare gli sforzi e partecipare ai campionati nazionali, per i quali c’è in palio una preziosa borsa di studio. Con quella, forse, oltre a poter proseguire gli studi potrebbe perfino cogliere l’opportunità di andare all’estero.

Un’occasione che Ulzii non può gettare al vento, ma per perseverare deve affrontare da solo, lui appena un ragazzino, il durissimo inverno mongolo, le cui temperature scendono anche a trentacinque gradi sottozero. 
Il suo orgoglio morde, la rabbia monta settimana dopo settimana, mentre la situazione precipita e cibo e carbone cominciano seriamente a scarseggiare per lui e i suoi fratelli. Quanto può resistere?

“Se solo fossi un orso”. Regia Zoljargal Purevdash

Zoljargal Purevdash firma il primo film mongolo della storia a essere stato presentato al Festival di Cannes, nel 2023. Se solo fossi un orso arriva ora nei nostri cinema (dal 14 marzo) e recita nel titolo esattamente il desiderio di Ulzii: perché il possente animale può andare a dormire per mesi, superare così l’inverno, e risolvere i suoi problemi. Ma questo, ai giovani e disperati protagonisti, non è permesso. Per loro c’è la quotidiana lotta per la sopravvivenza, alle prese con i ridottissimi aiuti di un governo assente (gli assistenti sociali portano un piccolo apparecchio per bruciare efficacemente il carbone, ma non muovono un dito quando si accorgono che nella capanna manca perfino l’energia elettrica). 

È un racconto coinvolgente, ma somiglia quasi a un documentario. La regista trentaquattrenne, al suo primo lungometraggio, riesce a condurci con grande efficacia in una realtà sociale ai più sconosciuta, in un paese al quale raramente ci soffermiamo a pensare e le cui dinamiche ci sfuggono.
Nel desolato paesaggio, fatto di neve, alberi spogli, un centro città inquinato (non esiste riscaldamento pubblico a Ulaanbaatar, solo una sconfinata quantità di stufe), ci sono ragazzi tristi che sognano un’esistenza migliore ma che invece, loro malgrado, si risolvono a rubacchiare o a svolgere per pochi spicci il lavoro abusivo del taglialegna.

“Se solo fossi un orso”. Regia Zoljargal Purevdash

Eppure in tutto questo, l’anziano vicino di casa di Ulzii (Davaasamba Sharaw), pur avendo anch’egli i suoi problemi e un passato drammatico (dignitosamente appena accennato, nella sua enormità), tende benevolmente una mano ai suoi giovani dirimpettai, accortosi della tragedia che si sta per consumare.
La sua presenza gentile, fatta di saggi consigli, sembra quasi incarnare il carattere antico e stoico della Mongolia, che non smette di credere in valori positivi nonostante tutt’attorno la vita risulti dura e gli ostacoli insormontabili.

Senza in nessun modo svelare alcunché del finale, va detto che questo film non è necessariamente un racconto compiuto, tanto che alcuni dei dettagli dell’epilogo vengono volutamente lasciati all’immaginazione dello spettatore. Sembra piuttosto un affresco, un’istantanea, su quello che al momento significa vivere e crescere in un paese fiero delle sue tradizioni, ma che si trova ad affrontare difficoltà e arretratezza.
Una pellicola toccante, girata con estrema delicatezza e che non mancherà di far riflettere.  

SE SOLO FOSSI UN ORSO

Regia: Zoljargal Purevdash
Sceneggiatura: Zoljargal Purevdash

con Battsooj Uurtsaikh, Batzorig Sukhbaatar, Davaasamba Sharaw, Ganchimeg Sandagdorj

Produzione: Urban Factory, Amygdala Films
Distribuito da: Trent Film

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