Una terrible repetición. A teatro, virtualmente

Un docufilm per raccontare il lavoro a porte chiuse del teatro. Un progetto dello Stabile di Torino curato da Leonardo Lidi e Lucio Fiorentino che “porta in scena” lo spettatore

Reinventarsi, reagire, trovare un modo per trasformare una drammatica situazione in un’opportunità di riscatto (per quanto possibile). Così il settore dello spettacolo dal vivo sta provando a rispondere alle recenti nuove chiusure che hanno provocato ulteriori danni a un settore già fortemente penalizzato dalle precedenti misure governative anti-Covid.

Foto Luigi De Palma

Alcuni teatri, cioè, hanno optato per dirottare sulle piattaforme streaming gli spettacoli programmati in sala – come succede, a titolo di esempio, ai capitolini Teatro Belli, per la rassegna “Trend”, e al Teatro Vascello. Altri, come lo Stabile di Torino, chiamano in causa il linguaggio filmico per offrire un contenuto complementare all’esperienza teatrale e portare virtualmente gli spettatori a sbirciare dietro le quinte.
Nel caso specifico si tratta del docufilm Una terrible repetición, titolo ispirato a una battuta tratta da Federico Garcia Lorca, che riflette la realtà attuale e la personale condizione vissuta dagli interpreti de La casa di Bernanda Alba, spettacolo diretto da Leonardo Lidi che ha debuttato al Teatro Carignano lo scorso 20 ottobre per restare in scena solo pochi giorni prima della nuova chiusura. 

Infatti, pur restando sigillati i teatri, l’impegno dei lavoratori del settore non viene meno: dunque, l’attività produttiva continua e sul palco si prova e si prova e si prova in attesa di tornare a contatto diretto col pubblico. In quest’ottica, il progetto dello Stabile piemontese consente agli spettatori di addentrarsi nel backstage dello spettacolo attraverso il documentario realizzato dal videomaker Lucio Fiorentino (sarà disponibile il 27 novembre sul sito teatrostabiletorino.it), che ha seguito Leonardi Lidi e le attrici Francesca Mazza, Orietta Notari, Francesca Bracchino, Paola Giannini, Barbara Mattavelli, Giuliana Bianca Vigogna e Matilde Vigna nei momenti di vita spesi in scena e durante le pause, raccogliendo i loro commenti, pensieri e opinioni, oltrepassando la platea per svelarci il “fare teatro” da un punto di vista inedito e squisitamente non-tradizionale.

«Uno spettacolo – precisano Lidi e Fiorentino, curatori del progetto – che aveva otto personaggi chiusi in una casa/gabbia/prigione, pensata in momento non sospetto, ma ora diventata perfetta metafora del nostro tempo faticoso e difficile. L’idea è di ritrovarsi sulla scena di un Teatro Carignano vuoto per raccontare cosa sta accadendo. Fare tavolino, discussioni e prove che, partendo dal testo e dallo spettacolo che ha debuttato e che è stato interrotto, unisca a questo la vita recente e lo stato interiore della compagnia e del regista. Nello scenario magnifico e, in questo periodo, spettrale del più bel teatro della città, la compagnia si unisce per raccontare questo drammatico momento storico partendo dalle loro vite, dalla loro quotidianità di artisti resi invisibili dalla politica, voci rese mute dall’impossibilità di incontrare il loro pubblico per far vivere la storia di Bernarda e delle sue figlie, per dare conforto attraverso arte e racconto e riprendersi, attraverso questo documento filmato, la propria voce, il proprio senso di essere nella società e lasciare traccia di qualcosa di cui deve restare testimonianza quando, come ci auguriamo, la tempesta sarà passata».

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Teatro Carignano
Piazza Carignano, 6 – Torino
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