Si nota all’imbrunire. Anatomia della solitudine sociale

Lucia Calamaro al Piccolo Teatro Grassi di Milano, fino al 31 marzo, scrive e dirige il dramma della solitudine e della mancanza con una commedia spiazzante

Il fascino che emana la capacità di associare azioni e fatti drammatici, tragici talvolta, a toni e atmosfere da commedia, leggere, delicatamente ironiche, è una delle caratteristiche che sempre piacevolmente si ritrova – con forme e declinazioni diverse – nella scrittura, nella concezione e nella direzione di Lucia Calamaro. Si assista ai suoi spettacoli, si leggano i suoi testi, e si scopra come questioni più o meno quotidiane alimentino drammi dell’animo, inquietudini del pensiero, incompatibilità personali e relazionali.
Si vada allora, fino al 31 marzo, al Piccolo Teatro Grassi di Milano per vedere Si nota all’imbrunire, sottotitolo Solitudine da paese spopolato, per calarsi in un ambiente domestico minimalista, nel quale un notevole Silvio Orlando, vedovo e unico abitante della sua casa di campagna, si trova a dover gestire l’”invasione” di figli e fratello, giunti per la commemorazione funebre della moglie, scomparsa dieci anni prima. 

“Si nota all’imbrunire”. Foto Maria Laura Antonelli

“Stare da soli è un po’ triste, ma almeno non si soffre”: Silvio si crogiola in questa considerazione che comunica subito al pubblico, in questo ragionamento sul quale da tempo si è adagiato. I dolori, le preoccupazioni, le delusioni, ma anche la gioia, l’affetto, la vicinanza, dipendono dal contatto con gli altri. Inevitabilmente. Senza gli altri, si annichiliscono effetti positivi e negativi, si accede a una sorta di limbo, di vuoto emotivo che preserva l’individuo dal mondo, come fosse una specie di mummia in stato di veglia. Come dire: al riparo da tutto e da tutti, ma non da se stessi. In questa visione complessa e drammatica, Lucia Calamaro costruisce il personaggio di Silvio mettendolo direttamente alla prova con la presenza della famiglia, in una casa fatta di pareti semitrasparenti mobili – le scene sono di Roberto Crea -, un tavolo, una panca, e passaggi per immaginarie stanze, corridoi, giardini. 

La cronicità del silenzio, della calma, dell’abitudine e delle manie, aggiunta alla cocciuta decisione del protagonista di non camminare, vengono osteggiate dai tre figli più zio (molto in sintonia Riccardo Goretti, Alice Redini, Maria Laura Rondanini, Roberto Nobile), che la regia rende caustici detonatori di caos. Ognuno con le proprie ossessioni, il proprio bisogno di conforto e confronto paterno/fraterno (che trovano espressione in un’ironia rispettosa, pacata e tagliente) diventano, per Silvio, metro di misura con il suo grado di sopportazione, di tolleranza, ma, presto, anche di mancanza, di lontananza, di separazione. Una sensazione che la Calamaro rende ben tangibile, e che va ricondotta alla presa di coscienza dell’assenza: quella incolmabile e premurosa di chi non c’è più, e quella di chi c’è ancora, che spesso si alimenta per principio, per orgoglio, o per un banale vizio di darla per scontata.

 

SI NOTA ALL’IMBRUNIRE
(SOLITUDINE DA PAESE SPOPOLATO)
scritto e diretto da Lucia Calamaro

scene Roberto Crea
costumi Ornella e Marina Campanale
luci Umile Vainieri

con Silvio Orlando
e (in ordine alfabetico) Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
produzione Cardellino srl in collaborazione con Napoli Teatro Festival
in coproduzione con Teatro Stabile dell’Umbria

Piccolo Teatro Grassi
Via Rovello, 2 – Milano
Info e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org