Short Theatre XII – Lo Stato interiore

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L’anno comincia a settembre. E non solo per le scuole e alcuni demenziali programmi televisivi del pomeriggio, ma anche per l’offerta teatrale che vede esaurirsi il periodo delle rassegne estive per lasciar spazio ai nuovi cartelloni stagionali.

E settembre, in quel di Roma, significa (oltre al Romaeuropa Festival) pensare allo Short Theatre diretto da Fabrizio Arcuri, che quest’anno tocca quota XII edizione, facendo de La Pelanda e del Teatro India suo habitat per undici giorni (dal 7 al 17). Slogan: “Lo Stato interiore”, da intendersi come privata e comunitaria condizione, domanda, consapevolezza politica e culturale che pubblico, operatori e artisti (emergenti e affermati, italiani e internazionali) condividono tra spettacoli, performance, dibattiti, workshop, concerti.

In quasi due settimane si sono susseguiti nomi del calibro di ricci/forte, El Conde de Torrefiel, Motus, Rimini Protokoll, Lotte van den Berg con Deflorian/Tagliarini, ma anche Teatro i, Fanny&Alexander, e la danza di Nazera Belaza e Salvo Lombardo: ed è su questi ultimi che spendiamo qualche riga.

“Erodiás” foto Lorenza Daverio

Cominciamo dalla compagnia milanese Teatro i, alias Renzo Martinelli, Federica Fracassi e Francesca Garolla, e il loro Erodiàs di Giovanni Testori, che insieme a Cleopatràs e Mater Strangosciàs, completa i “Tre Lai”: femminili monologhi-inni lamentosi all’esistenza, al desiderio in tensione per l’amato mancante, alla fine di una tribolazione insostenibile, ai quali lo scrittore rivoluzionario e perturbatore di Novate dedicò l’ultimo periodo di vita.

La complessità del linguaggio estremo, sovversivo, erotico e mistico di Testori – pieno di neologismi e meticci accostamenti lombardi, inglesi, francesi –, del suo ribaltamento espressionistico, del suo scavalcare il limite della blasfemia, del fare del corpo dell’attore il corpo della parola agente, imprecante, si arricchisce in “Erodiàs” di una violenza disperata, paradossale e satirica, che trova nei lampi di comicità la sua massima tragedia. Il lavoro diretto da Martinelli e interpretato dall’ammirevole Federica Fracassi rinchiude in un purgatorio di plexiglas (corredato di pedana luminosa) questa Erodiade della Brianza, tormentata dall’amore mai corrisposto per Giovanni Battista: quel “Giuàn” che continua a perseguitarla anche se decapitato, anche se ridotto a dildo di gomma sistemato in una teca come una sacra reliquia da adorare e bestemmiare. Ma il tormento è una viziosa ossessione autoinflitta, è sovrapposizione di suoni, eco, anatomie, emotività – che la regia a tratti sovraccarica un po’ troppo –: coinvolge lei e lei soltanto al punto da sovrapporre quella “mascula barba” da Cristo al suo stesso viso, quella testa insanguinada al suo stesso capo di settecentesca reìna/manichino decollato e tenuto in grembo.

Un spettacolo, questo, difficile, faticoso, basato su una coreografia carnale di simboli, visioni, presenze, che Federica Fracassi si cuce addosso in un confronto diretto, onesto, tra il suo corpo e quello della lingua testoriana.

Fanny&Alexander, “Discorso grigio”

La parola è pura retorica invece per Fanny&Alexander, che con Discorso grigio (inserito in un progetto più ampio intorno al discorso, declinato anche in forma pedagogica, militare, religiosa, sindacale e giuridica) restituiscono alla politica il valore dell’aria fritta che elargisce nei comizi e interventi vari. E Luigi De Angelis e Chiara Lagani affidano a Marco Cavalcoli l’impresa per nulla semplice di essere un Presidente anonimo – in un grigiore di abito e intenzioni – che ha microfono e cuffie paraorecchie: ché, giustamente, da politico, è insonorizzato: non ascolta, parla. Anzi, non parla neppure: ripete una miscellanea di voci e frasi di onorevoli e simili di ieri e di oggi (da Berlusconi a Churchill, da La Russa a Renzi, da Berlinguer a Grillo, e si riconosce anche qualche impulso trumpiano), imitate – senza caricatura –, accompagnate da sonorità, gesti, calcetti e nervosismi e ansie da prestazioni che scuotono colui che s’accinge ad affrontare ufficialmente una folla. Perché lui, il Presidente, sta per fare un discorso alla Nazione. Si prepara, si concentra, prova e riprova senza mai dire: perché il discorso politico è per sua natura un vuoto di frasi fatte, di battute di circostanza, di risposte ad effetto; e quello che può fare, che il Presidente può fare, è svelarsi come tale. Egli è la forma umana di un cumulo di significanti privi di alcun significato, la cui evoluzione procede per sottrazione proprio mentre comincia la “vestizione”, mentre via via si concia da fantoccio grottesco: prima i guanti, poi delle manone clownesche, infine l’enorme testone somigliante al Cavaliere che dà il la a un girotondo sul posto dell’eterno non-fare (della) politica. E qui sta il merito e il limite dello spettacolo. Lo sforzo interpretativo di Cavalcoli (che merita un certo plauso), l’interessante analisi e le questioni, drammaturgiche ancor più che registiche, sull’ars oratoria politica e il suo permanere sorda e indifferente comunicazione (ma comunque sempre acclamata dal vociare di piazze per partito preso), tendono ad esaurirsi nel loro stesso ribadirsi, nel loro roteare su se stesse senza, in fondo, svilupparsi, progredire veramente.

Gli ultimi due lavori, Sur le fil della franco-algerina Nacera Belaza e Present continuous di Salvo Lombardo, sono due coreografie decisamente agli antipodi. La prima immerge tre danzatrici (insieme a Belaza anche Aurélie Berland e Dalila Belaza) nella penombra per muoverle in un vortice continuo su un terreno di luce che è polo gravitazionale in metamorfosi di forma e intensità, tra sound e ritmicità tribali. S’alternano l’un l’altra eppure sono parti di un’unica spinta attrattiva che è preda di un flusso d’abbandono quasi estatico sul filo, appunto, della non-coscienza, di un sentire personale che separa il fisico dal mentale, che fonde il corpo nella psiche. C’è una bellezza in quel movimento costante. C’è un piacere per gli occhi nel seguire l’imprevedibilità di quel turbinio condiviso. Ma c’è anche, in quel moto rotatorio di base, una ripetitività che si fa ridondante che tende a imporsi, prevalendo sulla percezione di altri dettagli e intenzioni.

Linee, minimalismi e ambientazione in discoteca invece per l’ispirato Present continuous di Salvo Lombardo, che disegna per sé e gli altri tre performer (Cesare Benedetti, Lucia Cammalleri, Daria Greco) un’antologia di sequenze e gesti (anche elementari) intrecciati in una narrazione (e in micro-narrazioni) del tempo: quello in divenire che parte dal ricordo, che tocca il presente per proseguire, scivolando oltre. In questo spazio tagliato dal sincronismo e dall’autonomia dei singoli, danza il gerundio dell’azione e della relazione umana, la contemporaneità di posture e abitudini, di nostri atteggiamenti giovanili appartenenti e appartenuti a questa location notturna: c’è la consolle, ci sono i cocktail e pure gli onnipresenti selfie.

 

Erodiàs

testo | Giovanni Testori

con | Federica Fracassi

regia | Renzo Martinelli

dramaturg | Francesca Garolla

assistente alla regia | Irene Petra Zani

suono | Fabio Cinicola

luci | Mattia De Pace

consulenza artistica | Sandro Lombardi

creazione costume d’epoca | Cesare Moriggi

consulenza e reallizzazione oggetti di scena | Laura Claus

produzione | Teatro i – con il contributo di Regione Lombardia / NEXT

Discorso grigio 

ideazione | Luigi De Angelis e Chiara Lagani

drammaturgia | Chiara Lagani

progetto sonoro | The Mad Stork

regia | Luigi De Angelis

con | Marco Cavalcoli

annunciatrice | Chiara Lagani

registrazioni | Marco Parollo

abito di scena | Tagiuri Abbigliamento

oggetti di scena | Simonetta Venturini

maschera | Nicola Fagnani

organizazzione e comunicazione | Ilenia Carrone

amministrazione | Stefano Toma

produzione | E / Fanny & Alexander

Sur le fil

coreografia | Nacera Belaza

interpreti | Nacera Belaza, Aurélie Berland, Dalila Belaza

suono e luci | Nacera Belaza

tecnica | Christophe Renaud

produzione | Compagnie Nacera Belaza

coproduzione | Festival Montpellier Danse; La Villette Paris; CCNT / DirezioneThomas Lebrun; Centre National de la Danse – Pantin; Moussem; Collectif 12, Mantes la Jolie

con il sostegno di  DRAC Ile de France – aiuto alla residenza; Bozar – Palais des Beaux- Arts de  Bruxelles; Künstlerhaus Mousonturm di Frankfurt

con il supporto del Fonds Transfabrik – Fondo franco-tedesco per lo spettacolo dal vivo

progetto supportato da Spedidam, Adami

la compagnia è supportata da  DRAC Ile-de-France / Ministère de la Culture et de la Communication au titre du programme des Compagnies at ensembles à rayonnement national et international CERNI); dalla Région Ile-de-France au titre de la permanence artistique at culturelle; da ONDA e ARCADI per la diffusione sul territorio francese e dall’Institut Français per la diffusione all’internazionale.

con il sostegno |  dell’Institut français Italia

Present continuous  

ideazione, coreografia e regia | Salvo Lombardo

performance | Cesare Benedetti, Lucia Cammalleri, Daria Greco, Salvo Lombardo

collaborazione coreografica | Daria Greco

disegno luci | Loris Giancola

elaborazioni sonore | Fabrizio Alviti

produzione | Festival Oriente Occidente

coproduzione | Chiasma, Versiliadanza

con il sostegno di | DiD Studio – Ariella Vidach AiEP, Versilia Danza, Anghiari Dance Hub, Teatri di Vita

un ringraziamento a | Studio Azzurro – Area Ricerca Progressiva

 

articolo pubblicato su Tempi, 19 settembre 2017

 

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