Short Theatre. Nel nome dell’intimità (a distanza)

Da oggi a domenica 13 settembre, la XV edizione del festival romano dedicato alla creazione contemporanea. Oltre trenta artisti per dieci giorni di spettacoli, installazioni, dj set, workshop e incontri

Comincia stasera, venerdì 4 settembre, quella che si annuncia “un’edizione speciale, di trasformazione” dello Short Theatre 2020, proiettata, cioè, verso una dimensione più intima e unplugged. Per il compleanno numero quindici, la rassegna incentrata sulla creazione contemporanea, ideata da Fabrizio Arcuri e curata con Francesca Corona, prosegue il lavoro di relazione col territorio, di decolonizzazione delle arti, di rappresentazione di storie che ridefiniscono lo sguardo sull’altro.

Simon Senn. “Be Arielle F.”. Foto Elisa Larvego

Dieci giorni di live, spettacoli, performance, installazioni, ascolti musicali, incontri e workshop negli spazi de La Pelanda del Mattatoio Roma, WeGil, Teatro Argentina e Teatro India, con un programma che si definisce attraverso format digitali ed editoriali che ricalcano la traccia storica di quindici anni di attività e che, allo stesso tempo, delineano nuove direzioni per un’inclusione dell’altro, per uno spazio pubblico in cui la distanza diventa un inno alla non violenza e all’accoglienza.

Il dialogo, la relazione, la prossimità intesa non come contatto fisico ma come intenzione politica, esistenziale ed emotiva, è la base sulla quale si è costruito un programma necessariamente riscritto, almeno in parte, a causa dell’emergenza sanitaria attuale: «Se fino a ora Short Theatre cartografava e ricomponeva i segni del mutevole paesaggio dello spettacolo dal vivo – hanno chiarito Arcuri e Corona -, oggi il suo fare deve collocarsi su un piano ancora più profondo: non basta più preparare la casa in cui invitare artiste e artisti, perché di quella casa dobbiamo riprogettare insieme la forma, reinventando anche le strategie e gli strumenti con cui costruirla. E il presente ci dice che questo vale tanto per il mondo dell’arte che fuori, ovunque. Nell’esigenza di restare aderenti con il presente, abbiamo cercato di mantenere aperto il dialogo con le compagnie e gli/le artisti/e, scegliendo insieme come rimodulare la relazione con il festival. Alcuni/e degli artisti e delle artiste che erano già state coinvolte, soprattutto chi proviene da paesi non europei o chi sarebbe stato per la prima volta in Italia, saranno presentati/e nel 2021, per dar modo a un pubblico più ampio di scoprirne il lavoro; così come coloro i cui progetti non avrebbero trovato le condizioni ideali per essere presentati.

Bluemotion_Giorgina Pi. “Tiresias”. Foto Lau Chourmo

Le parole d’ordine di questa nuova edizione sono: tempo, spazio, presenza, relazione, trasmissione e trasformazione. E renderle vive è il compito degli oltre trenta artisti italiani e internazionali coinvolti. Ci sono allora le visioni stranianti di Anubi is not a dog del collettivo Zapruder (in apertura il 4 settembre al WeGil); l’agorà urbana proiettata in uno spazio-tempo fluido di La Plaza, del catalano El Conde de Torrefiel (che chiude il festival, il 12 e 13, al Teatro Argentina); l’incontro con la filosofa femminista francese Elsa Dorlin, autrice di Difendersi. Una filosofia della violenza, per un approfondimento su come la storia opponga i corpi “degni di essere difesi” da chi, indifendibili, restano esposti alla violenza del potere dominante. Ci sono le video installazioni del progetto Forensic Oceanography, che amalgama arte visiva, scienze giuridiche e attivismo nel rapporto fra colonialismo, migrazioni e Mediterraneo; e quella della giovane artista del Kuwait Monira Al Qadiri, che interpreta e racconta le culture del Golfo Persico, mentre l’artista visivo Simon Senn presenta una performance teatrale in grado di leggere in modo originale il rapporto fra reale e virtuale.

Jacopo Jenna. “Alcune coreografie”


Marie Losier, regista e curatrice d’arte newyorkese, si occupa dell’intreccio tra biografia e musica con due documentari-ritratto su altrettanti, particolari interpreti della musica contemporanea: Felix Kubin e Genesis P-Orridge. C’è un originale Tiresias di BLUEMOTION/Giorgina Pi, che unisce la letteratura antica alla riscrittura della poetessa, rapper e drammaturga inglese Kate Tempest. Ci sono le video installazioni – teoretiche di Salvo Lombardo, le performance ibride di Kinkaleri & Jacopo Benassi e di Giorgia Ohanesian Nardin, le coreografie di Radouan Mriziga, Jacopo Jenna, Marco D’Agostin, le creazioni di Emilia Verginelli e di Paola Rota con Simonetta Solder e Teho Teardo, inserita nell’ambito di Fabulamundi – Playwriting Europe).

Salvo Lombardo.”Opacity #2″. Foto Margherità Masè

E proprio il progetto europeo quest’anno va di concerto con Panorama Roma, ovvero una zona di condivisione, di ricerca e di riflessione collettiva dove artisti e artiste condividono il proprio percorso con il pubblico. Alla Pelanda ci sarà una sala prove aperta nella quale le compagnie, giorno per giorno, lavoreranno al testo commissionato, dando agli spettatori la possibilità di assistere direttamente al processo – vivo e magmatico – della creazione. I nomi coinvolti sono Alessandra Di Lernia, Frosini/Timpano, lacasadargilla, Manuela Cherubini + Luisa Merloni e Veronica Cruciani.

Emilia Verginelli. “Io non sono nessuno”. Foto Claudia Pajewski

A chiudere ogni serata non mancheranno gli eventi di Controra, la sezione musicale del festival che, causa Covid-19, quest’anno devia verso sessioni di ascolto collettivo dove la prossimità si traduce in intimità e connessione, più che in movimento e contatto fisico.
Infine, tra i live musicali, non mancano Felix Kubin, la giovane trapper francesce Lala &ce, e le selezioni musicali di Elena Colombi, Dj Marcelle, Bunny Dakota, Front de Cadeaux, Ubi Broki, Enrico Kybbe, Lola Kola&Bertuccia Rock e Bob Junior.

Short Theatre 2020
4 – 13 settembre – Roma

La Pelanda – Mattatoio di Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4
WEGIL, Largo Ascianghi 5
Teatro Argentina, Largo di Torre Argentina, 52
Teatro India, Lungotevere Vittorio Gassman, 1

info e contatti: shorttheatre.org
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