L’isola della memoria di Antonio Latella

Al Teatro Carignano di Torino, fino al 16 giugno, la prima nazionale de L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi di Sergio Tofano, diretto da Antonio Latella: un’immersione dadaista nella fantasia infantile e nel mondo di Sto

Debutta in prima nazionale, per produzione dello Stabile di Torino, al Teatro Carignano (dove sarà in scena fino al 16 giugno), l’ultimo lavoro di Antonio Latella che prosegue la sua ricerca sul verso e sulla parola – dopo l’Aminta di Torquato Tasso – portandosi a confronto con il complesso e poliedrico mondo linguistico e sensoriale dedicato all’infanzia espresso dall’arte di Sergio Tofano. 

L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi, commedia del 1936 musicata da Nino Rota, vede cominciare la “sventura” del signor Bonaventura quando Barbariccia, proprietario dell’albergo messo in ombra dal sostare dinnanzi della nave su cui si trova il protagonista, fa pervenire a Bonaventura una bottiglia contente la mappa di un’isola del tesoro. La nave, con il suo equipaggio “che non salpa mai” per volontà del Podestà Scarlattina, il quale non vuole lasciar partire la figlia avventuriera Rosolia, finalmente lascia la banchina per raggiungere una bizzarra isola abitata da pappagalli e strambi cannibali. Lì, Bonaventura, il fedele Bassotto, Cecè, il Capitano e Rosolia (imbarcatasi di nascosto), riusciranno a scappare grazie all’aiuto dell’autoctona Giuiuk, e intraprendere un altrettanto stravagante rientro a casa.

La rilettura di Antonio Latella (che, come attore, già affrontò il testo nel 1986, per direzione di Franco Passatore), con l’apprezzabile adattamento di Linda Dalisi e il bel ensemble interpretativo di Michele Andrei, Caterina Carpio, Leonardo Lidi, Francesco Manetti, Barbara Mattavelli, Marta Pizzigallo, Alessio Maria Romano e Isacco Venturini, divide il racconto in due atti del tutto differenti per impostazione recitativa, estetica, registica e drammaturgica. Due atti che condividono un comune denominatore da rintracciare nell’attento e scrupoloso lavoro sulla parola, sulla rima, sulla ripetizione cronica, sulla comprensione e interazione tra personaggi che vuole essere filtrata dalla sensibilità meravigliata e dall’approccio giustamente ingenuo dell’infanzia.

“L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi”. Foto Brunella Giolivo

Parte dello scafo del naviglio, comprensivo di oblò (le scene si devono a Giuseppe Stellato), fa da sfondo mobile che separa, nel primo atto, la ribalta dal resto del palco, laddove Bonaventura (Francesco Manetti) e il Capitano (Isacco Venturini) si fanno voce narrante – e cantante – di situazioni e personaggi in una quasi totale staticità fisica. Bonaventura è infatti confinato su una sedia a rotelle, mentre l’ufficiale se ne sta su una pedana a intonare canti e passi di tip tap – tra una pennichella e l’altra. L’unico corpo in movimento è Bassotto (Alessio Maria Romano) che “il color ha del risotto” e che entra ed esce dall’oblò con qualche docile latrato di commento qua e là.
La caricatura di caratteri e personalità, ancora più che anatomica, avvicina queste moderne maschere da Commedia dell’Arte a una visione dadaista di tinte, suoni e parole, di movimenti costanti, rincorse e slow motion, all’arrivo sull’isola dei pappagalli. In questo mondo inventato, il re e la regina neri, insieme ad altri abitanti dell’isola, sono vere e proprie “macchie” di colore che saltano e danzano, evocano camminate alla Charlotte e persino pose e atteggiamenti non distanti da alcune femminilità almodovariane, per una frenesia perpetua che cesserà solo a fine atto.

“L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi”. Foto Brunella Giolivo

La seconda parte infatti ha un registro completamente diverso. L’euforia dell’isola lascia spazio alla calma silenziosa di una spiaggia affollata da un gruppo di inermi manichini grigio cenere, immortalati in posizioni e atteggiamenti balneari, con, in sottofondo, schiamazzi, vociare e canzoni di tempi più recenti passate alla radio. Questo intermezzo visivo e sonoro di vita inerme fa da giunta tra il mondo irreale della fantasia (in tutte le sue declinazioni) dell’isola e quello “concreto” ma bidimensionale del fumetto.
Gli attori che poco a poco si aggirano lenti sulla scena, sono ora in eleganti completi bianchi sui quali domina il disegno di Sto dei rispettivi personaggi (i bei costumi sono di Graziella Pepe). Tra incursioni rock – un plauso va fatto alla musica live di Federica Furlani, Andrea Gianessi, Alessandro Levrero e Giuseppe Rizzo -, luci stroboscopiche e maschili passi a due di tango, la storia procede fra lo smascheramento di Barbariccia e l’ambita ricompensa del “milione” – versate in perle -, in questo universo fittizio il cui limite può solo essere il sipario. 

E qui Latella dà vita a quel senso di meraviglia e sorpresa che si coglie da bambini, e si stima – soprattutto nel secondo atto – il lavoro con il gruppo attorale, la momentanea deviazione metateatrale, l’immersione senza riserve dentro una memoria personale e collettiva. Ne deriva uno spettacolo, va detto, non immediato né scontato da “leggere” (per la complessità di linguaggi, di richiami, di ispirazioni) che richiede allo spettatore anche lo sforzo di osservare, stare, vivere attraverso testa e cuore puerili: di concedersi quel momento di stupore che non bada agli schemi logici e alle regole di verosimiglianza. D’altronde siamo a teatro, il luogo proprio della finzione. Lasciamo fuori la rigida ragione, almeno per un po’.

 

L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi
di Sergio Tofano e Nino Rota

adattamento di Linda Dalisi
regia Antonio Latella

con (in ordine alfabetico) Michele Andrei, Caterina Carpio, Leonardo Lidi, Francesco Manetti, Barbara Mattavelli, Marta Pizzigallo, Alessio Maria Romano, Isacco Venturini
musicisti Federica Furlani, Andrea Gianessi, Alessandro Levrero, Giuseppe Rizzo

scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
progetto sonoro Franco Visioli
luci Simone De Angelis
coreografia a cura degli attori pappagalli
assistente regia Brunella Giolivo
secondo assistente regia Alessandro Businaro 

produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale 

Teatro Carignano
Piazza Carignano 6, Torino

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.45; domenica, ore 15.30. Lunedì riposo
Info e contatti: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333 – info@teatrostabiletorino.it