Domare la bisbetica, il potere della parola 

Da domani, martedì 19 marzo, a domenica 24, La bisbetica domata di William Shakespeare al Vascello di Roma, nella versione tutta al maschile di Andrea Chiodi

L’arte della parola, del linguaggio, nasconde un potere tanto affasciante quanto ambiguo, pericoloso. Una pericolosità enigmatica che Shakespeare, in una delle sue prime commedie, la bisbetica domata, sviluppa attraverso il metateatro per nutrire strategie, travestimenti, falsità di relazioni, intenzioni, comportamenti umani. Si consiglia allora di approfittare delle repliche che da domani, martedì 19 marzo, fino a domenica 24, porteranno al Teatro Vascello di Roma la versione tutta al maschile firmata da Andrea Chiodi, per traduzione e adattamento di Angela Demattè e interpretazione di Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira, Massimiliano Zampetti, Walter Rizzuto e Ugo Fiore.

In un ambiente molto minimal si esploreranno i rapporti tra i personaggi scavando nelle loro storie, nelle loro emozioni e nei loro pensieri, quelli da scovare nella vita del testo, tra le parole di una delle commedie più complesse e discusse.
La parola infatti diventa tanto strumento di oppressione quanto arma di rifiuto; diventa specchio di un “animale” indomabile, inaccettabile, e sa essere briglia per avvezzare alla regola, all’ordine sociale. «Petruccio – racconta Chiodi -, sempre con la parola, ci rende partecipi della sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere e coercizione. E così riporta l’ordine dentro una società che ha perso forza perché ha perso la sacralità della parola. Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa uomo, parla come un uomo di potere, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un’astuzia terribile e amara, piena di una finta rivalsa, la cui eco arriva fino ad oggi».

LA BISBETICA DOMATA
da William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Demattè
regia Andrea Chiodi

con Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira
Massimiliano Zampetti, Walter Rizzuto, Ugo Fiore
scene Matteo Patrucco, costumi Ilaria Ariemme
musiche originali Zeno Gabaglio, disegno luci Marco Grisa

Tindaro Granta è stato tra i finalisti al Premio Ubu 2018

LuganoInScena, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura

TEATRO VASCELLO
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