Spider-Man: No Way Home. Essere l’Uomo Ragno

Il film diretto da Jon Watts, con Tom Holland è una giostra emotiva, un tuffo al cuore nel significato profondo del personaggio della Marvel

Partiamo da una considerazione: se amate o avete amato Spider-Man, dovete necessariamente precipitarvi al cinema per vedere Spider-Man: No Way Home diretto da Jon Watts. Tale considerazione si basa su una certezza: questo non è solo un film su Spider- Man, piuttosto è la summa, unica e definitiva (per ora), di cosa significa, è significato e significherà essere l’Uomo Ragno. E decisamente non è poco.  

Da quando, quasi vent’anni fa, il famoso personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko per i fumetti pubblicati dalla Marvel Comics è stato portato sul grande schermo (prima dal regista Sam Raimi con il primo film della sua splendida trilogia; poi con il buon, ma meno fortunato, reboot della saga nel 2012; The Amazing Spider-Man di Marc Webb; l’ultima incarnazione del supereroe, vista tra gli Avengers e, infine, con la recente trilogia dell’Homecoming), molti sono stati i volti e i personaggi che hanno caratterizzato l’universo dell’Uomo Ragno che, tuttavia, ha sempre mantenuto la sua riconoscibilità. 

“Spider-Man: No Way Home”. Regia Jon Watts

Nelle ultime due decadi, dapprima Tobey Maguire, poi Andrew Garfield e poi Tom Holland sono perfettamente riusciti, ciascuno nel proprio tempo, a dare a Spidey (soprannome del supereroe) e in particolare a Peter Parker, che si nasconde dietro la sua maschera, la profonda umanità che contraddistingue il personaggio, che deriva innanzitutto dalla sua genuina bontà e dall’essere un adolescente alla ricerca costante del modo di rapportarsi con il mondo intorno – minaccioso e cattivo -, facendo fronte alle responsabilità che è chiamato a prendersi verso se stesso e gli altri. 

Nell’intera storia di Spider–Man, a ben vedere e al netto dei fantasiosi salti con le sue ragnatele, vi sono le stesse incognite di ogni giovane (o meno giovane) individuo che cerca il proprio posto nel mondo, per sopravvivere ad esso e alla sua potenziale crudeltà. Non a caso la galassia del protagonista, orfano sin da piccolo, è costellata da figure paterne e materne che lo accompagnano: dagli zii, Ben e May a Tony Stark (Iron Man) fino a Happy Hogan e al Dottor Strange (personaggio coprotagonista nel film, sempre interpretato dal grande Benedict Cumberbatch, qui volutamente più autoironico e deus ex machina della storia) che, in un modo o nell’altro, cercano di proteggerlo e di indicargli la giusta via. Persino i numerosi villain che, capitolo dopo capitolo, l’Uomo Ragno è stato chiamato ad affrontare, pur nel loro essere crudeli e distruttivi, hanno sempre manifestato, almeno una volta, un genuino sentimento di paternità o persino di affetto verso il giovane Peter.   

“Spider-Man: No Way Home”. Regia Jon Watts

L’insegnamento “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, pronunciato nella prima pellicola, non ha mai smesso di echeggiare in questi anni, rimanendo nell’aria, film dopo film, e trovando conferma ancora adesso, dopo quasi vent’anni. La maturità di questo monito sembra essere cresciuta, come se in tutti questi anni i sentimenti che lo animano si fossero sviluppati attraverso i film della saga, acquisendo una dimensione eterna che prescinde da tempo e spazio.
Grazie a questo e forse anche come segno del tempo in cui viviamo, i cattivi cinematografici di ieri potrebbero (o possono?) essere oggi personaggi fallibili ma anche salvabili, che non vanno ciecamente combattuti ma che possono meritare il tentativo, magari vano, di essere curati o aggiustati. Nella realtà attuale e nell’Universo Marvel (ora Multiverso, in cui anche il metacinema trova nuove declinazioni e dove ne vedremo, da questo momento in poi, ancora più delle belle, è sicuro), gli eroi non sono solo coloro che salvano ma anche, e soprattutto, quelli che si lasciano salvare.  

“Spider-Man: No Way Home”. Regia Jon Watts

L’intreccio del film, va detto, è solo un banale canovaccio, ma in questo caso ciò conta davvero poco, in quanto esso si compone di espedienti (non privi certo di qualche forzatura o scivolone) totalmente strumentali alla messa in scena e finalizzati a portare noi spettatori, con una sola pellicola, dentro all’universo (pardon, multiverso) di Spider-Man. In sala si ha la sensazione di stare su una splendida giostra in cui contano il percorso fatto ma soprattutto le emozioni provate lungo il viaggio, e si tratta di emozioni che risiedono in profondità dentro di noi. Si sorride, ci si commuove, ma soprattutto sono molti e dolci i tuffi al cuore (e nel passato), perché è al cuore, più che alla mente, che il film è interessato e diretto, cercando di arrivarci (riuscendoci) con tutti gli strumenti a propria disposizione.  

Allora, pronti a partire? Stiamo per scoprire chi sia veramente l’Uomo Ragno e, insieme, comprendere perché questo personaggio lo abbiamo sempre tanto amato, perché lo continuiamo e perché lo continueremo sempre ad amare.

SPIDER-MAN: NO WAY HOME

Un film di Jon Watts

con Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Marisa Tomei, Jamie Foxx, Alfred Molina, Jacob Batalon, Tony Revolori, J.K. Simmons, Angourie Rice

Produzione: Pascal Pictures, Marvel Studios, Columbia Pictures

Distribuito da: Warner Bros Italia