Rewind | Philadelphia. La voce dei più deboli

Tra i consigli di visione e riscoperta di titoli passati, la pellicola di Jonathan Demme sui pregiudizi e la paura del contagio, con la prova toccante e magistrale di Tom Hanks 

In questi giorni stiamo facendo fronte comune per combattere un nemico subdolo che ci ha sconvolto la vita di tutti i giorni. Ma qui non si parlerà nello specifico di Coronavirus: è giusto lasciare agli esperti il compito di aggiornarci. Osservando, però, il comportamento in reazione alla diffusione planetaria dell’infezione, colpisce come alcune nazioni, tra le quali l’America, stiano – almeno per il momento – sottovalutando questo pericolo.

Tuttavia, proprio gli Stati Uniti hanno cominciato ad alzare la guardia in concomitanza con la notizia relativa al contagio di uno degli attori simbolo del cinema hollywoodiano. Si parla del due volte premio Oscar Tom Hanks (risultato positivo al Covid-19 insieme a sua moglie Rita Wilson), che nel 1993 aveva interpretato il memorabile ruolo di un uomo affetto da AIDS in Philadelphia.
Il film diretto da Jonathan Demme racconta la patologia che raggiunse l’apice di diffusione negli anni Ottanta e Novanta, mettendo in primo piano l’impatto pubblico verso il malato, la paura del contagio, le forme accanite di pregiudizio e di ghettizzazione.

“Philadelphia”. Regia Jonathan Demme

Philadelphia ha il merito di essere il film che ha fatto conoscere più nel dettaglio il virus dell’HIV, quello che ha avuto più coraggio di esplicarlo, quello che ha dato modo di aprire una discussione generale e più estesa.
Lo ha fatto con una grossa produzione e con attori celebri e di talento, dando corpo e voce ai tanti discriminati che hanno contratto quel virus, letale all’epoca, tra i quali un’ampia parte di omosessuali, già messi alla gogna per il diverso orientamento sessuale.
Il film infatti si fa portavoce della frangia gay colpita sia fisicamente dal male e sia psicologicamente dai maltrattamenti, insulti e spesso dalla perdita del lavoro per il solo fatto di essere omosessuali e malati, proprio come avviene nella storia del protagonista Andrew Beckett.

“Philadelphia”. Regia Jonathan Demme

Ripercorrendo brevemente la trama del film, Andrew Beckett (Tom Hanks) è un brillante rampante giovane avvocato di un prestigioso studio legale, i cui soci stravedono per le sue capacità, tanto da affidargli una causa importantissima. Andrew, che è segretamente omosessuale e convive con Miguel (Antonio Banderas), comincia ad avere dei problemi di salute proprio mentre la copia del documento della causa viene misteriosamente smarrita (poi provvidenzialmente ritrovata all’ultimo momento). Tale errore gli costa il licenziamento, su decisione del leader dello studio Charles Wheeler (Jason Robards). Ma la cosa ben più grave è la scoperta di avere l’AIDS conclamato. Convinto che il reale motivo del licenziamento sia proprio quello, Andrew vuole avere giustizia a tutti costi e fa causa al prestigioso studio con l’aiuto del bizzarro e gigionesco avvocato Joe Miller (Denzel Washington) – che deve scontrarsi con i propri, personali pregiudizi sui gay prima di patrocinarlo. 

“Philadelphia”. Regia Jonathan Demme

Forse si può spacciare l’intento del film come mera e spassionata difesa delle questioni LGBT, ma in realtà la pellicola lotta strenuamente per dar voce a tutti coloro che restano inascoltati e a coloro che non hanno il coraggio di imporsi. Il messaggio e l’intenzione civile e sociale ha portata ben maggiore perché si estende a tutti quelli i cui diritti sono minacciati o messi in discussione. Apertamente si schiera contro tutti i preconcetti che riguardano tanto le fasce di popolazione più povere quanto quelle dell’America più agiata e perbenista. Ed proprio quest’ultima che si scaglia più cinicamente contro la comunità gay, disprezzandola, additando comportamenti disgustosi e non “normali”, provando quasi a cancellarla, senza rendersi conto che questi vili atteggiamenti sono i più depravati. 

“Philadelphia”. Regia Jonathan Demme

Idee più o meno condivise, nella prima parte del film, dall’avvocato Miller, che però nell’evolversi della storia porterà avanti il discorso sull’importanza di superare il pregiudizio: un ruolo molto ben interpretato da uno straripante Denzel Washington. 
È ancora oggi molto emozionante rivedere all’opera due attori in ascesa come lo erano ai tempi Hanks e Washington; e in Philadelphia danno spessore a due personaggi diversi e uguali allo stesso tempo senza troppi giri di parole: entrambi ambiziosi, leggermente arroganti, ma entrambi umani e con un gran senso di giustizia (componente indispensabile per far sì che i due personaggi leghino). Un impegno e affiatamento che sortisce nello spettatore un forte senso di attrazione verso i due avvocati.
A loro si aggiungono il profilo bigotto molto efficace di Jason Robards, una inquisitoria Mary Steenburgen (avvocato della difesa) e un tenerissimo Antonio Banderas. Ma, senza togliere nulla agli altri attori, la performance di Tom Hanks, così sofferta, realistica e toccante, è un qualcosa che è entrato negli annali del cinema; molto probabilmente è migliore perfino della già meravigliosa prova di Forrest Gump.

“Philadelphia”. Regia Jonathan Demme

Parte del merito è sicuramente da dare alla visione del regista Jonathan Demme. La camera di Demme non è certo avara di primissimi piani dei protagonisti, proprio per specificare che si tratta di un’opera molto vicina alle persone che vuole leggere da vicino le loro menti per trovare determinazione, impegno e dolore. In molti tratti del film c’è sobrietà, eleganza, e le parole insieme alle azioni risultano molto più importanti della ricerca di virtuosismo o spettacolarità. Ma si deve ammettere che la scena nella quale Andrew recita le note dell’aria “La mamma morta” cantata da Maria Callas è una parentesi extradiegetica superlativa e commovente.  

Così Tom Hanks ha dato volto a un eroe cinematografico che rimane impresso e che ha fatto diventare Philadelphia il film simbolo sull’AIDS. E si potrebbe dire anche che, insieme alle altre prove recitative superlative, sia riuscito a coprire un po’ i difetti del film. Nel complesso infatti, per quanto le intenzioni siano benevole, si vedono fin troppi eccessi di retorica su alcuni dialoghi e scene – certamente molto potenti, come accade quando Andrew fa vedere le lesioni cutanee in tribunale. Ma ciò non toglie che oggi più che mai si senta il bisogno di vedere e rivedere testimonianze cinematografiche come queste. Una ragione in più, tra le altre, per riscoprire la grande prova di un attore magistrale come Tom Hanks. 

PHILADELPHIA

Sceneggiatura: Ron Nyswaner
Regia: Jonathan Demme

con Tom Hanks, Denzel Washington, Jason Robards, Mary Steenburgen, Antonio Banderas

Produzione: Edward Saxon, Jonathan Demme

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