Rewind | Grand Budapest Hotel e l’estetica imperdibile di Wes Anderson

Disponibile su Sky il film pluripremiato del regista e sceneggiatore statunitense, con un cast d’eccezione e un’avventura sgargiante e intelligente

Se questo lungo lockdown sembra ormai interminabile, ci conforti l’idea che il tempo a  nostra disposizione rimane comunque una buona occasione per continuare a scoprire titoli che, negli ultimi anni, possono esserci sfuggiti.
In questi giorni su Sky è disponibile Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson, uscito nel 2014 e vincitore del Golden Globe quale miglior film commedia o musicale e di due premi Oscar (costumi e colonna sonora) oltre a numerosi altri riconoscimenti.

“Grand Budapest Hotel”. Regia Wes Anderson

Nell’immaginario paese di Zubrowka, che si dice situato nell’Europa dell’Est, una giovane lettrice omaggia oggi il monumento a uno scrittore ormai scomparso. Decide così di leggere la sua opera più famosa: “Grand Budapest Hotel”. Da qui una serie di flashback ci conducono indietro nel tempo. Prima negli anni Ottanta, dove l’autore (Tom Wilkinson) narra l’incipit del libro e lo rivela concepito come il racconto di una storia realmente ascoltata. Poi passiamo agli anni Sessanta, il momento in cui lo stesso personaggio (Jude Law in questo decennio), è ospite dell’hotel che dà il titolo al libro: una struttura un tempo sontuosa e celebre ma ora semivuota e decadente, avviata ad una inevitabile fine. Incontrando il suo bizzarro possessore, Zero Moustafa (Francis Murray Abraham), non può resistere dal chiedergli quale fosse la sua storia e quella dell’albergo. Le parole di Zero ci conducono ancora più indietro, negli anni Trenta, durante il periodo d’oro del Grand Budapest e nel vero cuore narrativo del film.

“Grand Budapest Hotel”. Regia Wes Anderson

Scopriamo che l’onnipotente concierge dell’epoca, Monsieur Gustave (Ralph Fiennes), è il vero motore del successo dell’hotel, una sorta di divinità tra le coloratissime ed eleganti mura di quello che è una meta rinomata per la clientela più ricca ed esigente. Organizzatissimo e capace, costui è impeccabile anche nell’”allietare” le anziane e benestanti ospiti. Quando una di queste, Madame D. ormai ultraottantenne, muore in circostanze misteriose, Gustave eredita il preziosissimo dipinto “Ragazzo con mela”, che può finalmente donargli il benessere economico tanto agognato. Ma per venirne in possesso deve scontrarsi con Dmitri (Adrien Brody), il diabolico figlio della nobildonna, e il suo letale braccio destro, il minaccioso Jopling (Willem Dafoe). Per riuscire nell’impresa dovrà cercare l’aiuto del nuovo, giovanissimo fattorino, nientemeno che lo Zero Moustafa che erediterà l’hotel (ora col volto di Anthony Revolori, qui al suo primo e acclamato ruolo importante). 

“Grand Budapest Hotel”. Regia Wes Anderson

I due affronteranno viaggi, tentativi di assassinio, inseguimenti alla caccia di un testamento perduto e rocambolesche evasioni dal carcere. Nella riconquista della libertà e della giusta ricompensa, Zero saprà imparare alla perfezione il mestiere e capirà come rendersi preziosissimo per il suo mentore. Gustave potrà assaporare ancora il mondo europeo che, sullo sfondo, viene travolto dalla Seconda guerra mondiale per cambiare totalmente e irrimediabilmente in peggio.

Wes Anderson è regista, sceneggiatore e produttore di un avvincente racconto, un’avventura scritta in modo intelligente, garbato e acuto. L’intera storia è chiaramente intrisa di nostalgia per un’epoca e per una società che appartiene ormai definitivamente al passato. La stessa nostalgia che si poteva facilmente avvertire negli scritti del drammaturgo Stefan Zweig, ebreo austriaco (poi naturalizzato britannico) le cui opere letterarie hanno fortemente ispirato il film. Quello che lascia sbigottiti è l’estrema attenzione per le scenografie, l’assoluta meticolosità della ricostruzione di un hotel e di una comunità fittizi esattamente come il paese in cui si svolge la vicenda. Sono così tanti i dettagli di cui godere, anche per sequenze di pochi secondi,  che è impossibile notare e apprezzare tutto durante una sola visione della pellicola. I personaggi, per i cui costumi Milena Canonero ha vinto un meritato Oscar, hanno un gusto squisitamente letterario e mitteleuropeo. 

“Grand Budapest Hotel”. Regia Wes Anderson

Non parliamo solo del concierge Gustave e del suo apprendista Zero, ma anche del vasto e affascinante ensemble di nobili, militari, eleganti ufficiali e fedeli servitori. E senza dubbio dei sinistri avversari che questi devono affrontare: imperdibile Willem Dafoe nelle vesti di un assassino che sembra incrociare i tratti degli avversari più improbabili dei primi James Bond, con l’estetica degli horror degli anni Trenta. 

Facciamo la conoscenza della “Società delle Chiavi Incrociate”, una sorta di organizzazione segreta transnazionale che, costituita esclusivamente dai concierge dei migliori hotel d’Europa, può ottenere qualsiasi cosa grazie a una fitta rete di conoscenze e agganci della più disparata natura. Un vero e proprio simbolo della forza che preparazione, stile, iniziativa e classe possono avere anche in mancanza di denaro.

“Grand Budapest Hotel”. Regia Wes Anderson

Però, in un mondo che sta rapidamente precipitando verso un momento storico oscuro, si può cercare di vincere su tutto ma non sulla lugubre realtà della guerra. È questa infatti che spazza via per sempre la cortesia (a tratti un po’ ipocrita) della società, il valore dell’eleganza e del piacere di vivere, per sostituirla via via con una montante brutalità, con la mancanza di rispetto, con la prevaricazione del più forte. L’amore, la poesia (anche quando vezzosa e fine a se stessa), non possono sopravvivere: nessuno sarà più al sicuro, neanche quando finalmente arriva la sospirata agiatezza. 
Finita la cena tra Zero e l’autore, spente le luci, la malinconia e il ricordo dei fasti del passato non possono essere più evidenti nel canto del cigno del Grand Budapest Hotel, ormai ombra di se stesso e testimone del passaggio dai sgargianti colori di una volta a una lunga e monotona serie di stanze e pareti coperti ormai di cartelli anonimi recanti solo divieti.

GRAND BUDAPEST HOTEL

Sceneggiatura: Wes Anderson
Regia: Wes Anderson

con Ralph Fiennes, F. Murray Abraham, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jude Law

Produzione: American Empirical Pictures
Distribuito da: Twentieth Century Fox

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