Il mio giardino persiano. Questo piccolo gioiello narrativo

Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha raccontano la soffocante rigidità politica iraniana attraverso abitudini quotidiane. Piccoli tentativi di libertà simbolo di un’inesauribile voglia di rivalsa

Nel moderno Iran schiacciato dal regime degli Ayatollah, l’anziana Mahin (Lili Farhadpour) conduce una vita solitaria, in cui ogni giorno si sussegue uguale all’altro.
Vedova da decenni, i suoi figli già trasferitisi all’estero per vivere in libertà, la donna non ha neanche più il piacere di vedere spesso le sue più intime amiche, soprattutto a causa dei suoi numerosi problemi dovuti all’età.

Il mio giardino persiano
“Il mio giardino persiano”. Regia Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha

Sembra non esserci più nessun motivo di gioia nella sua esistenza, visti gli affetti ormai distanti; e lo stesso vale per il paese, soggiogato dalla soffocante e censoria rigidità politica dove a farla da padrone sono le prepotenze della polizia morale, i cui agenti arrestano arbitrariamente perfino le ragazze colpevoli di truccarsi troppo.
Angustiata dalla solitudine e dalla nostalgia dei tempi migliori precedenti alla Rivoluzione, purtroppo sempre più lontani, Mahin un giorno decide di seguire Faramarz (Esmaeel Mehrabi), un tassista che, mentre è in un ristorante, sente lamentarsi di non avere moglie e di essere solo.

L’uomo dapprima è perplesso per l’interesse della donna, poi però rimane conquistato dalla sua dolcezza e dalla sincerità delle intenzioni. Accetta così di accompagnarla a casa e poi, vincendo un po’ di timidezza, accetta anche l’invito a trascorrere la serata a casa di lei.
È l’inizio di un incontro ricco di emozioni, dove il desiderio di felicità, sopito da lunghissimo tempo, finalmente trova libero sfogo, dove due persone possono vivere ore spensierate di cui avevano un disperato bisogno.
Ma l’imprevisto è in agguato.

“Il mio giardino persiano”. Regia Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha

Registi e sceneggiatori di questo piccolo gioiello narrativo, ottimamente recitato e in uscita in Italia il 23 gennaio, sono Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha, i quali riescono a confezionare dei film dal forte contenuto politico pur concentrando il loro sguardo sulle piccole storie.
I dettagli sanno raccontare l’universale, come già avvenuto in La ballata della mucca bianca . Qui Mahin e Faramarz sono due anziani dal carattere mite, ma non per questo remissivo. In loro arde in realtà il desiderio di rivalsa e quello di ribellarsi a una quotidianità in cui il regime è riuscito a permeare perfino le più innocue abitudini.

Il mio giardino persiano
“Il mio giardino persiano”. Regia Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha

Nel passato sono stati infermiera lei e un soldato disilluso lui: persone animate dallo spirito di servizio ma che hanno anche capito come il loro paese gli abbia portato via molto più che la possibilità di gustare un buon bicchiere di vino.
Spensieratamente a tavola, in quelle tenere risate complici, o nella loro deliziosa danza, vissuta in modo clandestino fra le mura dell’appartamento di Mahin, c’è tutto un riappropriarsi del piacere di stare insieme, di respirare, di far battere i cuori, di godere di un incontro imprevisto in cui potersi esporre senza il timore dell’altro. Ma non è detto che tutto finisca nel migliore dei modi, purtroppo.

La felicità in questa faticosa esistenza è effimera, va afferrata al volo e va assaporata, perché può facilmente svanire, evaporare da un momento all’altro.
Succede ovunque ma, come pare vogliano suggerire gli autori, succede ancor più tragicamente nell’Iran di oggi, in cui sembra davvero impossibile poter gioire della vita per più di una sola, bellissima serata. 

IL MIO GIARDINO PERSIANO

Regia: Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha 
Sceneggiatura: Maryam Moghadam e Behtash Sanaeeha 

con Lili Farhadpour e Esmaeel Mehrabi

Produzione: Caractères Productions, Watchmen Productions, HOBAB, Filmsazan Javan
Distribuito da: Academy Two