Hill of Vision.  En plein del mal riuscito

By , in Cinema e Serie TV on . Tagged width: , , ,

Inciampi retorici, ingenuità e luoghi comuni. L’ultimo lavoro di Roberto Faenza, dal 16 giugno 2022 al cinema, nulla ha a che fare con la grandezza artistica di uno dei più importanti registi italiani contemporanei

Arriva al cinema, il 16 giugno, Hill of Vision, il nuovo film diretto da Roberto Faenza e prodotto da Jean Vigo Italia, Rai Cinema e Rhino. La pellicola, distribuita da Altre Storie, racconta l’infanzia di Mario Capecchi, premio Nobel per la Medicina, nato in Italia, prima finito da bambino per strada a causa delle follie del nazifascismo e della guerra, e poi portato improvvisamente negli USA, presso gli zii materni, nella ben diversa, e a lui estranea, realtà della comunità quacchera americana.

“Hill of Vision”. Regia Roberto Faenza

Roberto Faenza, diciamolo, è uno dei più grandi registi italiani degli ultimi trent’anni, anche se non tra i più conosciuti. Molte sono le perle che questo regista ha saputo regalare al pubblico più attento, soprattutto grazie alla sua evidente capacità di esplorare l’animo umano e di raccontarlo, con la sensibilità che solo lo sguardo profondo e gentile di un grande autore può dare. Tra queste, vengono subito alla mente il capolavoro Jona che visse nella balena, per cui Faenza vinse il David di Donatello come miglior regista, Sostiene Pereira, con un monumentale Marcello Mastroianni, Marianna Ucrìa, L’amante perduto, e ancora il bellissimo Prendimi l’anima, l’intenso Alla luce del sole e il brillante Un giorno questo dolore ti sarà utile.

Proprio per questo è ancora più grande il rammarico, quasi insostenibile, di dover scrivere l’inappellabile giudizio su Hill of Vision, ultima fatica di Faenza, che non ci si può proprio esimere dal dirlo: è d’avvero un brutto film. Anzi siamo di fronte a un film talmente mal riuscito che è difficile anche scriverne le ragioni, in quanto la sua bruttezza appare addirittura stratificata a più livelli. 
Certamente, infatti, è brutta la sceneggiatura che crea non pochi imbarazzi negli spettatori costretti ad ascoltare ripetuti scivoloni retorici, ingenuità demenziali e luoghi comuni non privi di involontaria comicità. Si prendano ad esempio le uscite e le entrate in scena della madre del protagonista che appaiono addirittura surreali per quanto poco credibili e improbabili. Così come tutta la sequenza relativa all’esibizione wrestling (ma poi perché il wrestling?): una scena che vorrebbe sintetizzare, in un solo colpo (di lotta), l’acquisizione da parte del protagonista del senso del giudizio e del rispetto delle regole, finendo però con l’essere la riproposizione di uno stereotipo banale e già visto mille volte, tra l’altro appiccicato alla storia senza alcuna giustificazione narrativa.

“Hill of Vision”. Regia Roberto Faenza

Brutta è la caratterizzazione dei personaggi, tutti stereotipati, caricaturali o abbozzati alla buona: dall’immancabile bullo di classe, sempre cattivo, ai provvidenziali compagni di strada, sempre affettuosi; dalla madre, sempre più pazza (i suoi deliri strappano involontariamente addirittura qualche risata), agli zii materni sempre perfetti; così come tutta la sfilza degli altri personaggi, dal padre, ostinatamente fascista, ai preti, ai soldati, ai professori, agli insegnanti, ai villici e quant’altro, che appaiono come nient’altro che buffe caricature dei personaggi che dovrebbero incarnare.
Brutta nella resa è certamente poi la recitazione (e il doppiaggio) degli attori, sia dei bambini che degli adulti, con alcuni personaggi di contorno degni addirittura dei peggiori sceneggiati televisivi: come i sacerdoti e i custodi dell’orfanotrofio italiano o il preside e gli studenti nella scuola americana, che risultano perfino comici loro malgrado. Misera è la rappresentazione scenografica, con sequenze dell’Italia in guerra a dir poco imbarazzanti e con la parte americana vittima di una raffigurazione stereotipata e di una fotografia eccessivamente patinata e priva di profondità.

“Hill of Vision”. Regia Roberto Faenza

Brutta è la scelta stessa del film di dedicarsi alla sola infanzia del protagonista senza creare mai ponti temporali, che sarebbero stati indispensabili, tra il bambino e lo scienziato Capecchi, con la conseguenza per lo spettatore di finire col dimenticarsi, per grandi tratti, del fatto che si tratti di lui (ne sembra consapevole lo stesso protagonista, il cui cognome viene fatto ribadire non a caso, quale vano pro memoria), salvo poi ricordarselo, d’improvviso, alla fine del film grazie a immagini di repertorio tratte dalla cerimonia di conferimento del Nobel a Capecchi, infilate prima dei titoli di coda.
Brutta infine è la musica: insignificante per lo più e con alcuni motivetti che appaiono viziati dal “già sentito”. E con questo la bruttezza è, purtroppo, completa.  

“Hill of Vision”. Regia Roberto Faenza

L’unica cosa che si deve scrivere quindi di questo film è il consigliare al lettore, vivamente, di non vederlo, soprattutto per non sminuire la grandissima considerazione che si deve avere, in maniera sacrosanta e giustificata, di Roberto Faenza e della sua notevolissima filmografia. Fate perciò tutti, cortesemente, un gesto di rispetto verso questo regista e ignorate che abbia fatto questo film. Certo, così facendo, gli darete qualche dispiacere al botteghino ma, allo stesso tempo, gli dimostrerete il rispetto che questi merita. A volte, infatti, ai grandi registi si deve il riguardo di ignorali quando si dimenticano totalmente di essere tali.         

HILL OF VISION
un film di Roberto Faenza

con Laura Haddock, Edward Holcroft, Elisa Lasowski, Jake Dondald-Crookes, Lorenzo Ciamei, Rosa Diletta Rossi e Francesco Montanari

Produzione: Jean Vigo Italia, Rai Cinema e Rhino
Distribuito da: Altre Storie

Recommended articles