Franco Battiato. La voce, l’arte, il prodigio

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In sala per una sola settimana, dal 28 novembre al 4 dicembre, il docufilm di Marco Spagnoli racconta la vita del grande cantautore: un toccante viaggio nella memoria con qualche punto debole

Parlare di un personaggio come Franco Battiato è sempre difficile: artista geniale estremamente influente sulla scena musicale e culturale, non solo italiana, compositore, filosofo, regista e anche pittore. Impossibile condensare in un solo documentario tutto il significato della vita (anzi delle vite) di una personalità tanto poliedrica e raffinata.
Ci prova, con un omaggio denso di affetto e gratitudine, Stefano Senardi produttore e grande amico di Battiato con un documentario che sarà nelle sale cinematografiche per una settimana, dal 28 novembre al 4 dicembre. Con l’aiuto del regista Marco Spagnoli, il viaggio verso la Sicilia, in quella Milo alle pendici dell’Etna che era il rifugio del cantautore, diventa anche un viaggio nella memoria.

“Franco Battiato – La Voce del Padrone”.

Sono moltissimi, infatti, i professionisti che volentieri raccontano il loro punto di vista su una produzione vasta e articolata, spesso criptica eppure anche “pop” nel senso più travolgente del termine. Gli inizi, il desiderio di Battiato di avere successo, una meta programmata e voluta dopo una serie di dischi sperimentali incisi negli anni Settanta, quindi il contratto con la Emi e la pubblicazione nel 1981 di un album storico, una pietra miliare che fa da spartiacque nel panorama italiano: “La voce del padrone”, un classico istantaneo.
Dalle interviste, che sono in realtà dei colloqui fra vecchi amici o colleghi, emergono dunque i tratti di una figura che sfugge comunque a ogni definizione. In questo, soprattutto nella prima parte, risiede tuttavia un punto debole del film, vale a dire la sensazione per lo spettatore di trovarsi un po’ “fuori contesto”, cioè di non sentirsi l’interlocutore dei volti che si alternano sullo schermo (da Eugenio Finardi, a Caterina Caselli, a Morgan, agli storici componenti della band del cantante siciliano, fino a Nanni Moretti e Willem Dafoe), ma di ascoltare un gruppo di persone che si scambia aneddoti frammentati i quali, senza un filo logico, non restituiscono granché di chi è stato Franco Battiato (posto che, come si è detto, ciò sia possibile).

“Franco Battiato – La Voce del Padrone”.

Alcuni contributi sembrano eccessivamente dilatati nei tempi, altri rimangono comunque lenti, inframezzati da silenzi o da qualche frase fatta di troppo: forse un taglio diverso nel montaggio avrebbe giovato al ritmo e alla capacità di mantenere alto l’interesse su quello che viene detto. D’altra parte perché inserire una improvvisata (e troppo lunga), sbilenca esibizione di Morgan alla tastiera, mentre un’interpretazione di Carmen Consoli la troviamo solo dopo i titoli di coda?
Nella seconda parte, il focus su determinati momenti della vita di Battiato, grazie anche ad alcune interviste di repertorio condotte da Vincenzo Mollica o da Gianni Minà, contribuiscono invece a riportare un po’ di ordine nella narrazione. Giova conoscere dei lati caratteriali meno noti, non solo quello dell’ospite, dell’uomo generoso con gli amici, del mistico, ma anche quello del pittore ritrattista o dell’amante del cinema.

“Franco Battiato – La Voce del Padrone”. Foto Vittorio La Fata

Una passione, quest’ultima, così profonda da sfociare nella realizzazione di un film fortemente autobiografico: Perdutoamor (2003), che vale all’artista un Nastro d’argento al miglior regista esordiente. Le considerazioni sulla visione della vita, della spiritualità spiccata eppure unica, molto personale di Battiato, accompagnano la parte più toccante della pellicola, quella riguardante gli ultimi anni e la morte, che si chiude sulle splendide note di un indiscusso capolavoro il cui titolo, “La cura”, sembra alludere a un amore squisitamente universale, rivolto a un’altra persona, certo, ma anche alla propria anima cui bisogna tendere sempre con particolare attenzione. Un vero testamento ideale.
Pur seguendo un percorso contorto, dunque, poco organico, è indubbio che il documentario di Senardi e Spagnoli sia mosso da un evidente sentimento di sincera amicizia e riconoscenza, che certamente gli va riconosciuto, ed è comunque una salutare riflessione su un autentico portento musicale di cui si sente forte la mancanza.

FRANCO BATTIATO – LA VOCE DEL PADRONE
dal 28 novembre al 4 dicembre 2022

Un film documentario di Marco Spagnoli
Soggetto e trattamento: Marco Spagnoli, Stefano Senardi

Produzione: RS Productions srl, ITsART
Distribuito da: Altre Storie, RS Productions srl