Dopo il matrimonio. Di amori e femminilità

Julianne Moore e Michelle Williams interpreti sublimi nel remake diretto da Bart Freundlich, tra segreti, speranze e passati dolorosi

Cominciamo con una nota: per realizzare Dopo il matrimonio (la cui uscita, prima del rinvio a data da destinarsi, era programmata per il 27 febbraio), diretto da Bart Freundlich, il produttore Joel B. Michales ha combattuto con forza per ottenere i diritti dell’omonima pellicola firmata dalla regista danese Susanne Biernel 2006 (in corsa come miglior film straniero agli Oscar 2007), e realizzarne una versione in lingua inglese.
Ma la domanda che ci poniamo subito a bruciapelo è: sarà servito questo sforzo?

“Dopo il matrimonio”. Regia Bart Freundlich

Nella storia di questo remake, Isabel (Michelle Williams) è una direttrice di un orfanotrofio in India che, dopo circa vent’anni, è costretta a malincuore a tornare a New York per procacciarsi un vitale finanziamento che impedirebbe la chiusura dell’istituto. Il creditore è Theresa (Julianne Moore), ricca manager di un’azienda pubblicitaria, in grado di gestire abilmente professione e impegni familiari.
Desiderosa di rimanere solo pochi giorni, Isabel prolungherà forzatamente la sua permanenza, per fare ritorno a un passato doloroso, unito a una scioccante scoperta.

“Dopo il matrimonio”. Regia Bart Freundlich

La prima cosa che salta agli occhi in questa versione statunitense è il ricco cast, con i nomi di due grandi attrici come Michelle Williams e Julianne Moore che già basterebbero per far accorrere molti in sala; senza però dimenticare la presenza di Billy Crudup e della più che promettente giovane Abby Quinn.
Considerando che la differenza sostanziale dal film originale è l’impiego di due donne come protagoniste al posto degli uomini, è ovvio che l’attenzione si focalizza perlopiù sulle due già citate attrici, con la star di Blue Valentine e il Premio Oscar per Still Alice che offrono una sentita e profonda performance che difficilmente lascia indifferenti.
La Williams è efficace nel mostrare una newyorkese trapiantata in India e che deve, con sofferenza, tornare dov’era  un tempo, in un luogo d’origine che la fa sentire fuori posto e spaesata.

“Dopo il matrimonio”. Regia Bart Freundlich

La donazione – vero e proprio MacGuffin del film – è offerta da una donna di successo alla quale una talentuosa Moore riesce a dare uno spessore e un’organicità evitando gli stereotipi del ruolo della mamma e della donna in carriera, e limando qualche approssimazione di troppo nella caratterizzazione. E c’è anche un’intensa prestazione di Billy Crudup nella parte dell’innamoratissimo marito di Theresa e della tenera Abby Quinn che, grazie a una prova di misura addolcita da un’aria d’innocenza, conferma di avere buone potenzialità per tante altre ottime performance in futuro. 

“Dopo il matrimonio”. Regia Bart Freundlich

Si deve agli interpreti la percezione della grande complicità tra i personaggi, e si deve a Bart Freundlich una regia ordinaria per il genere di film, ma con alcuni punti che raggiungono alte cime di raffinatezza e che offrono un buon spaccato visivo dei due mondi urbani differenti (Calcutta e NYC), non disdegnando una buona scelta di spazi aperti pieni di verde che tolgono il fiato.

La volontà di Freundlich di far emergere la forte emotività dei personaggi risente però di azioni abbastanza prevedibili nel corso della storia che tolgono un po’ di verve al film. La nota riguarda anche la sceneggiatura – nonostante si tratti di un remake – che presenta qualche prestito di troppo a un capolavoro come Voglia di Tenerezza e che fornisce una parte finale un po’ fiacca e scontata. Ed è un peccato, perché Dopo il matrimonio resta comunque notevole, ma tali piccolezze (facilmente evitabili) riducono di una misura il buon risultato del prodotto. 

“Dopo il matrimonio”. Regia Bart Freundlich

Il film è dunque uno sforzo produttivo da buoni esiti che dà lustro all’efficiente lavoro di tutti i comparti, soprattutto quello della fotografia e della scenografia. D’altronde, un esperto come Julio Macat, che non tende facilmente a fotografie anonime, nel caso di Dopo il matrimonio dà sfoggio sapiente di luci naturali che dipingono in modo paradisiaco gli esterni, dimostrando anche acute scelte dell’uso dei colori: dalla giusta tonalità blu notte per connotare i momenti più oscuri e tristi nella narrazione, a quella oro per definire l’opulenza della vita del mondo di Theresa (non dissimile dalla tonalità scelta per descrivere la ricchezza spirituale e quieta della location indiana di Isabel).
Luccicante è poi lo spazio scenografico ben creato da Grace Yun, che impone un certo senso di sobrietà a spazi scenici per i quali si rischiava un tocco lussuoso di troppo.

Dopo il matrimonio è un dramma discreto che si lascia guardare e che riesce a trasmettere un forte pathos regalando vari momenti di commozione, soprattutto – ripetiamolo – per merito delle sfavillanti Julianne Moore e Michelle Williams.
E tornando alla domanda iniziale, circa l’effettiva necessità di tale sforzo, si potrebbe dire che se da un lato non si sente così tanto bisogno di questo remake, dall’altro, per il ricco apporto visivo – ben organizzato e modellato – e per le prove recitative di alto livello, Dopo il matrimonio ci fa uscire dalla sala abbastanza soddisfatti e col cuore un pochino più pesante.

DOPO IL MATRIMONIO

scritto e diretto da Bart Freundlich

con Julianne Moore, Michelle Williams, Billy Crudup, Abby Quinn

Produzione: Joel B. Michaels Productions
Distribuito da: Lucky Red