Covid o non covid. I drammatici effetti collaterali delle sale chiuse

By , in Cinema e Serie TV on . Tagged width: , , , , ,

Alla vigilia della seconda ondata di restrizioni, un’analisi sulle abitudini di fruizione dello spettacolo. Un trend cominciato prima della pandemia, ma che con il nuovo lockdown rischia un colpo letale

Il cinema, così come il teatro (e non solo), è sempre stato una sorta di rito collettivo. Fare la fila alla biglietteria, attendere lo spegnersi delle luci, ascoltare il brusìo del pubblico, acquietarsi mentre sullo schermo, col tempo sempre più grande e imponente, si materializzano sogni, fantasie, drammi, avventure. Tutto questo, negli ultimi anni, ha preso lentamente a cambiare e, con questo oscuro e imprevedibile 2020, si è innescata una trasformazione forse irreversibile in quella che è la fruizione dello spettacolo. 

Durante l’ultimo decennio si sono notati alcuni fenomeni, slegati fra loro inizialmente, ma tutti pian piano allineatisi in una catena che, recentemente, ha prodotto un primo, bizzarro risultato: il film Soul della Pixar, che ha aperto a ottobre l’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, non passerà per i cinema, ma a Natale finirà direttamente sulla nuova piattaforma per lo streaming digitale Disney+. Un prodotto ad alto budget, pensato per conquistare le sale, “cambia strada” e fa dunque da apripista per quella che potrebbe essere la futura e privilegiata via d’accesso ai contenuti multimediali: il salotto di casa, magari su uno dei televisori di ultima generazione, spesso superiori ai 65 pollici e ormai dotati di una definizione d’immagine cristallina.

Come si è arrivati a questo punto? Probabilmente il colpo di grazia lo sta dando la pandemia da Covid che da mesi (ere geologiche per l’industria dell’intrattenimento) spinge molti governi a tenere chiusi cinema e teatri – se si eccettua la breve tregua estiva -: ma questa è la sfortunata sterzata su un tragitto che si è delineato più recentemente. Nonostante ostacoli e minacce non siano mai mancati, quali l’arrivo capillare della televisione in ogni casa, la pirateria audiovisiva, l’oggettivo calo generale della qualità di alcune produzioni e tanti altri piccoli cambiamenti, la sala cinematografica ha sempre mantenuto intatto il suo fascino ed è rimasto comunque il luogo principe dove assistere allo spettacolo, mai scalzato da un punto di vista qualitativo.

A nostro avviso il primo passo verso l’allontanamento, forse definitivo, da un’idea collettiva di visione è stato il giungere di una e vera e propria età dell’oro nel campo delle serie televisive. Molto più abili nel tratteggiare i loro personaggi, complice certamente il maggior tempo a disposizione, queste hanno saputo raccontare storie avvincenti e complesse, passando dalla cosiddetta narrazione verticale, tipica degli anni Ottanta (l’altro grande momento per i prodotti destinati al piccolo schermo), a quella che è invece detta narrazione orizzontale. In parole povere, un tempo i telefilm erano spesso episodi autoconclusivi, legati fra di loro da interazioni e personaggi che rimanevano identici per anni, salvo cambi bruschi e traumatici buoni per puntate speciali destinate a diventare cult. Questo impianto, ormai, è stato sostituito nelle moderne serie da lunghi archi narrativi che coprono un’intera stagione, ponendo i personaggi in una continua evoluzione che ne investe il carattere, le relazioni e l’intero mondo che li circonda e dove, sempre più spesso, non siamo neanche più certi di vederli trionfare regolarmente né tantomeno siamo più certi della loro sopravvivenza. 

Con il passare del tempo, questo genere di prodotti ha superato per complessiva qualità quello cinematografico, sempre più farcito di blockbuster che al primo posto mette effetti speciali e un’abusata computer grafica. Sempre più soffocato dalle major che, prese dall’idea di raccogliere più spettatori possibili, appiattiscono, livellano e banalizzano un gran numero di titoli. Difficile trovare l’originalità, l’intrigo, il fascino ma anche la provocazione e il coraggio che si trovano ormai sulle piattaforme streaming. E che se ne siano accorti anche i grandi giocatori è chiaro dal fatto che fino a pochissimo tempo fa Netflix era quasi un monopolista, salvo poi essere stata sfidata con successo dai sempre più forti avversari come Amazon Video, Infinity e l’agguerritissimo Disney+. E proprio la casa di Topolino sembra più incline a cogliere l’emorragia di spettatori che, abbandonando il buon vecchio schermo gigante, si sono ritirati nelle loro case, in fuga dal Covid: mentre prima erano i telefilm a sognare la “promozione” in un lungometraggio per il pubblico delle sale, ora accade il contrario: come i supereroi Marvel già visti al cinema e pronti a sbarcare in serie tutte loro (Wanda Vision, Falcon & The Winter Soldier, Loki). Oppure con un peso massimo come il live-action Mulan che, stanco di aspettare una riapertura totale delle sale, debutta direttamente sulla piattaforma a un prezzo speciale. D’altra parte sono moltissimi, ormai, gli attori di primo livello che preferiscono i prodotti seriali, come Al Pacino nell’Hunters di Amazon, Jeremy Irons nel Watchmen della Hbo, mentre Martin Scorsese propone il suo ultimo lavoro, The Irishman, con un’uscita cinematografica limitata accompagnata dalla più ampia versione in streaming su Netflix: ben quattro ore di crime-drama che finalmente il grande regista non ha dovuto fare a pezzi per poterlo inserire nei costrittivi orari di una normale sala. 

La pandemia ha convinto ad abbandonare il cinema anche Spike Lee, visto che il suo film Da 5 Bloods, che ha per protagonisti dei veterani del Vietnam, è finito direttamente su Netflix, con un numero record di spettatori. Forse è lo stesso destino, come si vocifera da mesi, che potrebbe avere Black Widow, l’eroina Marvel interpretata da Scarlett Johansson, fermo anch’esso ai box in attesa di tempi migliori che paiono non arrivare mai. 
I distributori sembrano averci preso gusto. La continua evoluzione tecnologica dei televisori che compaiono nelle nostre abitazioni, riesce a rendere pienamente godibile la qualità sempre più cinematografica di quello che le serie televisive sanno mettere in scena. Ne è una prova lampante l’incredibile ultima stagione de Il Trono di Spade che, nonostante a livello narrativo abbia fatto storcere il naso a molti fan, ha certamente stabilito degli standard produttivi elevatissimi. La stessa serie Disney de Il Mandaloriano, ambientata nel ricchissimo universo di Star Wars, è tornata proprio in questi giorni con la sua seconda stagione ed è un autentico gioiello. Ogni sua puntata, da sola, è migliore di uno qualsiasi degli strampalati film dell’ultima, sfortunata trilogia stellare vista al cinema. Tutti questi fattori, accumulatisi sempre più rapidamente nel giro di una manciata di anni, hanno fatto sì che fossero in molti a riconoscere il proprio dispositivo (come smart TV, computer e persino tablet e smartphone) come il luogo migliore per godere del cinema, sia sa soli che in compagnia, in comodità e, perché no, senza il rischio di seccatori al sedile accanto. 

Gli spettatori di tutte piattaforme sono ormai nell’ordine di decine di milioni e il loro numero continua a crescere in modo inesorabile. Il cinema tradizionale poteva resistere e forse riorganizzarsi di fronte a questa vera e propria offensiva casalinga: lo dimostrano i buoni dati diffusi da Anica e riguardanti il 2019. Ma è arrivato il Covid e la sciagurata idea di chiudere per motivi di salute pubblica cinema e teatri (con conseguente crollo degli incassi), ovvero luoghi assolutamente sicuri dove ritrovarsi e privi di pericolo assembramento. Una decisione istituzionale che rischia di aver inferto un colpo letale alla cara, vecchia sala dal magico schermo, ormai deserta. Prima costretti tra le mura di casa, ma poi man mano coccolati (o viziati) dal tepore del proprio salotto, gli spettatori potrebbero rimanere disabituati o lontani dal botteghino (un immane dramma per i lavoratori del settore) e, complici le grandi distribuzioni e i massicci investimenti, preferire sempre più le piattaforme streaming, i loro contenuti di elevata qualità, la loro indiscutibile comodità e i convenienti abbonamenti.