Romanticismo: a Milano si esibiscono inquietudine e sentimento

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Negli spazi espositivi Gallerie d’Italia e Museo Poldi Pezzolli dal 26 ottobre 2018 al 17 marzo 2019 la mostra Romanticismo

Fisiologica evoluzione dello Sturm und Drang, quasi in risposta al declinare dell’Illuminismo e in antitesi con il Neoclassicismo, il Romanticismo si sviluppa in Europa alla fine del XVIII e la dominerà per tutto l’Ottocento, varcandone addirittura i confini arrivando in Russia e negli Stati Uniti d’America. In una Italia non ancora unificata, questo movimento trova la sua capitale intellettuale in quella Milano dove il vivacissimo dibattito culturale è animato da personaggi del calibro di Madame de Staël, Pietro Giordani, Silvio Pellico, Giovanni Berchet, Ludovico di Breme, Pietro Borsieri, Ermes Visconti, Alessandro Manzoni. Non poteva, quindi, che essere il capoluogo lombardo la sede della ricchissima mostra Romanticismo: un’occasione straordinaria di approfondimento artistico, storico e sociale attraverso i moltissimi capolavori pittorici e scultorei per cui è stata prevista una doppia sede, Gallerie D’Italia e Museo Poldi Pezzoli. Tanto meritano le 200 opere d’arte selezionate appositamente: 42 mai esposte prima – provenienti per la maggior parte da collezioni private – e 14 inedite in Italia, prestate da importanti istituzioni come il Belvedere di Vienna, l’Ermitage di San Pietroburgo e la National Gallery di Londra.

La mostra. Foto Alessandro Cervetti

Per avere una visione filologicamente corretta dell’intera esibizione conviene partire da Gallerie D’Italia. Il polo museale e culturale di Intesa San Paolo suddivide il percorso in 16 suggestive sezioni tematiche: “Una finestra sull’infinito”, “Cime tempestose. L’emozione del sublime”, “Le Alpi, cattedrali della Terra”, “La Natura come spettacolo e come stato d’animo”, “Lo stupore della notte”, “Il paesaggio dall’invenzione alla realtà”, “La veduta. Tra immagine urbane e architettura”, “Luci mediterranee. La scuola di Posillipo”, “Impressioni di acqua e di luce tra i Navigli e la Senna”, “Alessandro Manzoni. I promessi sposi”, “Il ritratto specchio dell’animo”, “Il nudo. L’anima e la carne”, “Pittura sacra. Una spiritualità interiore”, “Il riscatto dei miserabili”, “La forza del destino. La pittura storica”, “La svolta romantica in scultura”. 

Alessandro Puttinati, “Paolo e Virginia”, 1844, marmo, 118 × 80 × 50 cm – Collezione privata – Courtesy Galleria Copercini e Giuseppin, Arquà Petrarca (Padova). Foto Alessandro Cervetti

Aggirandosi per le sale la sensazione è quella di ritrovarsi immersi in un’epoca dove i confini della percezione si sono dilatati come mai prima e la tensione verso l’infinito è fonte di una inquietudine feconda, che parte da un’introspezione personale per giungere a enunciati universali: prova ne sono i quadri raffiguranti immensi paesaggi notturni o le statue dalla fisicità femminile e misteriosa così distanti dal nudo maschile eroico in voga precedentemente. Moltissimi sono gli artisti giustamente celebrati attraverso la presenza delle loro opere: basti citare Caspar David Friedrich, Giovanni Battista De Gubernatis, Massimo d’Azeglio, Ferdinand Georg Waldmüller, William Turner, Friedrich von Amerling, Antonio Piatti, Giovanni Dupré o Giuseppe Molteni. Tra tutti, però, spicca Francesco Hayez le cui tele spaziano dai ritratti – come il famosissimo di Alessandro Manzoni, nella sezione a lui dedicata – alle raffigurazioni più colte – L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo, Rinaldo e Armida, Ritratto dell’Innominato – fino ad arrivare alla carica evocativa de La Meditazione, un’immagine patriottica talmente potente da essere scelta come immagine chiave dell’intera mostra. 

Francesco Hayez, “La Meditazione”, 1851, olio su tela, 92,5 × 71 cm – Verona, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti

La bellissima giovane offre allo spettatore un seno nudo che non ha, però, niente di sensuale a causa di quello sguardo ove non c’è traccia di invito ma che, al contrario, rivela un contegno ieratico tale da renderla assolutamente intoccabile. È questo il simbolo di un’Italia – patria “bella e perduta”, per citare il Nabucco di Giuseppe Verdi – spintasi nel 1848 a sacrificare tutto in nome della libertà. Le scritte in rosso – “Storia d’Italia” sul dorso del volume che la fanciulla tiene nella mano destra e “18. 19. 20. 21. 22 marzo / 1848” a decorare il crocifisso impugnato con la sinistra – indicano il sangue versato durante le Cinque giornate di Milano e donano una connotazione commoventemente politica all’intera composizione.
Ma prima di lasciare le stanze di Gallerie d’Italia non si può non nominare colei che esce dal buio della sezione Lo stupore della notte per conquistare gli occhi di chiunque vi si posi: l’incredibile Dama velata di Raffaele Monti che, con la sua apparizione, seduce inevitabilmente. 

Raffaele Monti, “Dama velata”, 1845, marmo, 48 × 25,5 × 27 cm – Racconigi (Cuneo), Castello

La visita continua nel vicino Museo Poldi Pezzolli, dove però il percorso museale appare meno fluido per la comprensibile impossibilità di rivoluzionarne ad hoc gli interni: le 5 sezioni rimanenti sono “Vita e celebrazioni degli uomini illustri”, “L’immagine dell’artista. Ritratti e autoritratti”, “Dante e i personaggi della Commedia”, “1848. La rivoluzione”, “Giovanni Battista Gigola e la riscoperta della miniatura antica”. È possibile, così, ammirare tele dal significato sincretistico come Il trionfo della Libertà di Luigi Mussini in cui la bella figura allegorica è circondata da tutti quegli uomini che, nei secoli, si sono distinti nel campo della religione, delle scienze, delle arti e della filosofia: tra gli altri, Keplero, Galileo, Pascal, Fidia, Giotto, Dante, Newton, Tolomeo, Copernico, Socrate, Platone, Aristotele e persino Confucio. Torna anche Francesco Hayez, con un lavoro di una informalità sorprendente già nel titolo: Autoritratto in un gruppo di amici. 

Francesco Hayez, “Autoritratto in gruppo di amici”, 1827
olio su tela, 32,7 x 29,5 cm, Inv. 4700, Museo Poldi Pezzoli, Milano

La presenza, nella casa museo, del celeberrimo Gabinetto Dantesco di Giuseppe Bertini – autentico capolavoro del Romanticismo – dimostra quanto la riscoperta dell’Alighieri, della sua opera e delle sue vicende biografiche sia stata importante nell’Ottocento. Visto in chiave risorgimentale, infatti, Dante è salutato come padre della lingua italiana e i quadri che raffigurano noti episodi della sua opera più famosa ne testimoniano il successo: per esempio Il conte Ugolino di Giuseppe Diotti, Il bacio di Paolo e Francesca di Giuseppe Luigi Poli o Pia dei Tolomei di Eliseo Sala. I moti rivoluzionari del 1848 e i sentimenti da essi scaturiti sono celebrati in diverse opere, ma le più toccanti sono sicuramente i quadri Trasteverina colpita da una bomba di Gerolamo Induno, Saccheggio durante le cinque giornate di Milano di Baldassarre Verazzi e L’audace Righetto, eternato in tutto il suo infantile e coraggioso entusiasmo nel marmo di carrara da Giovanni Strazza. La mostra si chiude con quello che, per i soggetti scelti da raffigurare in miniature su avorio o pergamena, può essere considerato un precursore del movimento romantico: Giovanni Battista Gigola.

Giovanni Strazza, “L’audace Righetto”, 1851, marmo di carrara, 160 x 93 x 75 cm, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Città di Milano, Palazzo Litta

Incertezze, visioni, speranze e ambizioni slatentizzate durante il Romanticismo non hanno mai smesso di agitare l’interiorità di ogni uomo e donna. I quesiti sono sempre gli stessi e, a giudicare dal fascino che quest’epoca tutt’oggi sortisce, le risposte sono ancora molto lontane dall’esser trovate.

 

 

Romanticismo

GALLERIE D’ITALIA – Milano, Piazza della Scala 6
800 167619 | info@gallerieditalia.com 

Orari: 9.30 – 19.30 (Giovedì chiusura alle ore 22.30) – Lunedì chiuso

MUSEO POLDI PEZZOLI – Via Manzoni 12
02 794889 – 02 796334 | info@museopoldipezzoli.org

Orari: 10.00 – 18.00 (Giovedì chiusura alle ore 22.30) – Martedì chiuso 

Biglietti: € 10 accesso a una sola sede della mostra, € 7 accesso alla seconda sede (previa presentazione del primo biglietto d’ingresso.